Ucraina: il conflitto continua da un anno. Il ricordo della solidarietà del Meratese
Il 24 febbraio 2022 la Russia invadeva l'Ucraina. È una data che rimarrà impressa nei libri di scuola, la data in cui nel cuore dell'Europa si è riacceso un conflitto come non si vedeva da tempo, a distanza ravvicinata peraltro dallo scoppio della pandemia di Covid-19. A un anno di distanza la guerra è ancora in atto, continua a mietere vittime e non lascia intendere come e quando finirà. Le immagini che sono apparse sui giornali fin dall'inizio sono agghiaccianti, ma hanno acceso in molti un sentimento di empatia nei confronti degli oppressi che ha portato a grandi atti di solidarietà anche nel Meratese.
Il presidio a Lomagna
Appena due giorni dopo l'invasione dell'Ucraina, lo scorso 26 febbraio a Lomagna, come in altri paesi d'Italia, si era tenuta una piccola manifestazione promossa da "Idea Lomagna" (CLICCA QUI). I presenti avevano potuto ascoltare la testimonianza di una donna originaria di Sumy in contatto con la sua famiglia. A ruota, nei giorni successivi altre persone si erano radunate nelle piazze del Meratese per dire "no alla guerra". Un grosso presidio promosso della sezione locale di Amnesty International si era tenuto in centro a Merate, vedendo la partecipazione di oltre un centinaio di persone e dando voce a donne ucraine che hanno espresso la loro gratitudine per la vicinanza mostrata (CLICCA QUI). Una settimana più tardi, a Cernusco la Parrocchia aveva organizzato una serata per raccogliere fondi da destinare all'Ucraina attraverso Caritas Ambrosiana. Avevano partecipato all'evento anche delle giovani donne ucraine approdate in paese il giorno stesso, raccontando di quanto stava accadendo a Kharkiv (CLICCA QUI).
Il presidio a Merate
La serata "Note di Pace" a Cernusco
Ma oltre alle manifestazioni nelle piazze, molte persone si sono attivate per donare, non solo soldi, ma anche beni di prima necessità. Un grande lavoro è stato svolto (e continua a essere svolto) dalla associazione "Cassago chiama Chernobyl", che si è fatta punto di convoglio della maggior parte dei beni raccolti nei comuni del meratese e casatese e li ha fatti recapitare, grazie alla disponibilità dell'azienda "Il Trasporto" di La Valletta Brianza, in Ucraina (CLICCA QUI). Moltissimi i Comuni e le Parrocchie che hanno scelto di sostenere l'associazione aprendo punti raccolta.
Il punto raccolta di beni a La Valletta
Un grande atto di solidarietà l'hanno compiuto anche coloro che hanno deciso di raggiungere l'Ucraina (o paesi confinanti) e agire in prima persona per portare beni e mettere in salvo profughi. Lo scorso 18 marzo per esempio partiva da Brivio un pullman dell'azienda "Marasco" con a bordo due studenti dell'Istituto Viganò di Merate, il professor Fabio Carlini e due autisti dell'azienda (CLICCA QUI). Giunti a Varsavia carichi di alimenti e medicine, avevano fatto ritorno quattro giorni dopo a Paderno d'Adda portando con loro 29 persone in fuga dalla guerra (CLICCA QUI). Il paese si era fatto trovare pronto avendo allestito presso Centro Sportivo di via Airoldi un vero e proprio dormitorio in attesa che le persone trovassero dimora. Come "Marasco", anche "Albani" aveva messo a disposizione un pullman partito nello stesso periodo (CLICCA QUI).
La partenza da Brivio
L'arrivo dei profughi a Paderno d'Adda
Il pullman "Albani" in missione per portare in Italia profughi
Ma il gesto più grande l'hanno compiuto tutte quelle persone che hanno scelto di aprire le loro porte di casa a donne e bambini spaventati. Molte cittadini che già negli anni avevano ospitato ragazze per soggiorni terapeutici al fine di tenerle lontane dall'aria di Chernobyl le hanno accolte nuovamente in questo tragico contesto, altri invece hanno accolto persone totalmente sconosciute. Un cittadino di Montevecchia per esempio era andato personalmente a Zosin a recuperare una donna con i suoi bambini che aveva ospitato 10 anni prima (CLICCA QUI), lo stesso è accaduto a Cernusco, dove una ragazza di Chernihiv di nome Alina era stata ospitata per anni e a marzo del 2022 è stata accolta nuovamente dagli stessi coniugi che la ospitavano. Alina era arrivata in Italia incinta e aveva dato alla luce il piccolo Egor all'Ospedale Mandic di Merate, supportata dal dottor Del Boca e la dottoressa Biffi (CLICCA QUI). Storia simile è quella di Polina, ospitata per anni da piccola a Calco e accolta nuovamente a marzo dalla stessa famiglia, che oltre a lei ha aperto la sua porta anche a sua figlia 8 anni e suo figlio di poco più di un mese (CLICCA QUI).
Alina con Egor. Uno dei primi parti a Merate di una donna fuggita dalla guerra
E sempre a Calco, nella frazione Arlate, erano state ospitate due giovani donne, Katia e Irina, con le loro due figlie (CLICCA QUI). "Sono rimaste qui 70 giorni - ha spiegato Giovanni Malinverno, il padre della famiglia che le ha ospitate. - A maggio hanno fatto ritorno a casa, ma a settembre Katia era tornata a trovarci di nuovo, insieme a sua figlia e a sua madre per due settimane". La madre di Katia è la responsabile di un orfanotrofio di Kryvyy Rig in cui la famiglia Malinverno anni prima aveva adottato suo figlio. "Aveva bisogno di staccare perché il lavoro in orfanotrofio durante la guerra è stato duro. Molti bambini sono stati mandati in Olanda e sono ancora lì, ma le signorine che li gestivano stanno facendo la spola per aiutare - ha spiegato. - Stanno ancora vivendo nel terrore, ogni giorno ci sono le sirene e minacce di bombardamento. Katia mi tiene aggiornato con foto e video terribili. Di Irina invece purtroppo non ho più avuto notizie".
E.Ma.