Montevecchia: la vita di Abdon Pamich, scappato da Fiume e arrivato sino all'oro olimpico
Onorare il Giorno del Ricordo e portare eventi di qualità in piccoli Comuni: questa l'idea di Provincia di Lecco, che ha scelto di patrocinare lo spettacolo "La grande storia di Abdon Pamich", andato in scena nella serata di lunedì 20 febbraio presso il teatro dell'oratorio di Montevecchia.
Emozionato, il sindaco Ivan Pendeggia ha rivolto un saluto ai cittadini accorsi: "È importante ricordare e onorare i martiri delle foibe - ha detto - anche in un momento storico come questo, a un anno di distanza dallo scoppio di un conflitto tra due Stati confinanti, Russia e Ucraina. Grazie a Provincia di Lecco per aver scelto di aiutarci patrocinando questo bello spettacolo".
Davide Giandrini
Accanto a lui presente la consigliera provinciale con delega alla Cultura, Fiorenza Albani: "Grazie per aver accettato la nostra proposta. Abbiamo deciso di essere vicini ai Comuni più piccoli. È importante ricordare, che sia per il Giorno della Memoria o quello del Ricordo, laddove un senso di libertà è venuto a mancare è fondamentale che non venga dimenticato, ed è bello farlo anche attraverso questi momenti di riflessione".
Ha fatto quindi capolino sul palco il poeta e regista teatrale Davide Giandrini, che oltre a essere autore dello spettacolo incentrato sulla vita del campione olimpico Abdon Pamich, è anche la voce narrante che recita passo dopo passo la sua incredibile storia. Attraverso un gioco di luci e supportato da immagini e video proiettati, Giandrini ha raccontato recitando in prima persona l'esistenza di Pamich, partendo dal 1947, quando allora 13enne insieme al fratello Giovanni fuggì da Fiume, la sua città natale, dove la situazione era divenuta insostenibile e la gente poteva scomparire da un momento all'altro perseguitata dai partigiani di Tito. I due fratelli scapparono una sera, intenti a raggiungere il padre che lavorava a Milano, e lasciando la madre,la sorella e il fratello più piccoli.
Iniziò così una vera e propria fuga con Abdon e Giovanni prima a Trieste, poi finalmente a Milano con il padre, ma successivamente in un centro smistamento profughi a Udine, quindi a Novara, dove poterono rincominciare a studiare, poi di nuovo con il padre, questa volta vicino a Genova, dove vennero raggiunti anche dalla madre e gli altri fratelli. Fu sempre lì che Pamich, preparandosi per una corsa campestre, venne notato da un allenatore - Giuseppe Malaspina - che gli disse quanto fosse portato per la marcia.
Il sindaco di Montevecchia Ivan Pendeggia e il consigliere provinciale Fiorenza Albani
Fu di fatto quella la svolta nella vita di Pamich, che da ragazzino in fuga si trasformò in atleta, iniziando a macinare chilometri, vincere gare a livello provinciale, regionale e poi nazionale, fino ad arrivare a soli 23 anni a competere alla sua prima Olimpiade, quella di Melbourne in Australia del 1956, dove però, anche a causa dell'assenza di Malaspina, arrivò solo quarto nella 50 chilometri. Andarono meglio le gare che fece prima dell'olimpiade di Roma del 1960, dove arrivò terzo, e meglio ancora l'Europeo del 1962 a Belgrado, dove conquistò la medaglia d'oro nei 50 chilometri. Questo comportò però che dovette accettare di andare a un ricevimento nella lussuosa casa di Tito e presentarsi a lui. "Questo momento è stato difficile, non voglio dire altro..." ha raccontato la voce del poeta Davide Giandrini.
Giunto il 1964, Abdom Pamich affrontò la sua terza olimpiade, a Tokyo, dopo aver raggiunto un nuovo record nei 50 chilometri durante una gara a Roma, e soprattutto dopo diversi allenamenti in solitaria con Malaspina. Fu quello l'anno in cui conquistò finalmente l'unico titolo che ancora gli mancava: l'oro olimpico. Successivamente partecipò ad altre olimpiadi e a 67 anni da quando aveva lasciato Fiume - nel 2014 - lui e il fratello Giovanni vi fecero ritorno. In quell'occasione rividero anche la loro casa.
Andrea Massironi e Fiorenza Albani
E.Ma.