Verderio: Angelo Arlati presenta il suo libro sulla storia di 'Rom e Sinti nella Resistenza europea''

La presenza zingara in Europa è stata accompagnata per quasi sette secoli da ondate di persecuzioni e di discriminazione: non esiste altra popolazione, ad eccezione degli Ebrei, che per un periodo tanto lungo e in maniera costante sia stata dovunque colpita da misure tanto vessatorie e violente. I rom ("uomo" in lingua romani), da sempre etichettati come ladri, criminali, stregoni e rapitori di bambini, venivano trattati dagli Stati come soggetti da espellere o addirittura reprimere. Con l'avvento del nazismo in Germania rom e sinti subirono dure leggi restrittive, per poi essere, a partire dall'elaborazione della "soluzione finale", assassinati nei campi di sterminio. Il Porajmos, l'Olocausto di rom e sinti, costò la vita a 500.000 persone.

Angelo Arlati


Angelo Arlati, ex insegnante di materie letterarie nato a Bellusco, si è dedicato in modo particolare allo studio del variegato mondo rom, per mettere in luce un popolo spesso dimenticato dalla storiografia. In pochi conoscono, oltre al genocidio degli zingari, il loro enorme contributo alla resistenza contro il nazifascismo. Per questo motivo Arlati ha deciso di scrivere diversi libri ed articoli relativi alla storia dei rom, tra cui l'opera "Rom e Sinti nella resistenza europea", edito UPRE Roma, che l'autore ha presentato nella serata di giovedì 16 febbraio a Verderio. "Studiando autonomamente ho imparato a conoscere questo popolo di migratori, spesso tenuto nascosto e ripudiato - ha spiegato - La loro cultura, le origini e l'enorme sacrificio per l'Europa dovrebbero essere raccontati con maggior attenzione dai mezzi di informazione ed istruzione".

Pur non essendo amati da nessuna patria ospitante, gli zingari non esitarono ad imbracciare le armi per unirsi ai partigiani nella liberazione dell'Europa. Non si trattò di casi isolati o sporadici, ma in quasi tutte le nazioni in cui divampò la lotta armata contro l'oppressione nazista gli zingari militarono numerosi nei movimenti di resistenza locali o nazionali. In Jugoslavia presero parte attiva alla lotta di liberazione nazionale condotta dal partito comunista iugoslavo con a capo Tito. Al di là delle differenze nazionali, essi si unirono ai serbi e ai croati nella lotta contro il comune nemico tedesco. Anche in altri paesi europei la loro azione partigina non fu da meno: in Bulgaria, Albania, Slovacchia, Polonia, Francia ed Italia i rom ed i sinti, che fossero forze giovani o padri di famiglia, lottarono senza ritegno per la conquista della libertà.

Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale sul genocidio degli zingari calò il silenzio. Né al processo di Norimberga, né nei processi successivi furono ascoltate testimonianze di rom e sinti. Gli zingari furono esclusi anche dai risarcimenti dovuti alle vittime del nazismo. Il governo tedesco sostenne che gli zingari non furono perseguitati per motivi razziali, "bensì per i loro precedenti asociali e delinquenziali". Solo nel 1980 il governo tedesco riconobbe ufficialmente e finalmente che rom e sinti avevano subito "sotto il regime nazista nell'Europa occupata, una persecuzione razziale", quando ormai molti dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime erano scomparsi. "Quella dei rom e dei sinti nella Resistenza, italiana ed europea, è una pagina ancora tutta da scrivere, che sicuramente, come anche il Porajmos, meriterebbe maggior attenzione da parte degli storici, dei mezzi d'informazione e dell'opinione pubblica" ha concluso Angelo Arlati.
M.Pen.
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