Merate: le storie di disperazioni e coraggio di 10 migranti raccontate ''Ad ogni costo''


Sono storie di profondo dolore e sofferenza, ma anche di coraggio e di tenacia. Ma soprattutto di voglia di sopravvivenza. A raccontarle il documentario "Ad ogni costo" del meratese Jurij Razza che dopo alcune serate pubbliche e riconoscimenti anche di prestigio (CLICCA QUI) sta ora entrando nelle scuole per mettere i ragazzi a contatto stretto con una drammatica realtà: quella di chi fugge da un futuro di fame o di guerra e per farlo deve affrontare un viaggio senza certezze e che può trasformarsi nella sua tomba.

Il regista Jurij Razza

 

 In una mattinata no-stop il regista ha incontrato oltre 300 studenti dell'istituto Francesco Viganò: a loro ha presentato come si è articolato il lavoro svolto attraverso le interviste di 10 persone di altrettante nazionalità, uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 40 anni e che, contattate tramite la Caritas di Lecco, si sono messe a disposizione raccontando davanti alla telecamera, senza alcun filtro. la loro esperienza di migranti.

"In alcuni casi ci siamo dovuti avvalere di un mediatore linguistico e non è stato facile in quanto anzitutto il progetto non aveva fondi, quindi chi ha collaborato lo ha fatto a titolo gratuito e poi diverse persone parlavano dialetti e non è stato facile trovare chi sapesse riportare correttamente in italiano il loro pensiero" ha spiegato Razza "Stare con queste perrsone mi ha regalato momenti bellissimi ed emozioni forti. Aprendosi a uno sconosciuto hanno fatto un atto di fiducia, si sono raccontate, per alcuni è stato liberatorio. Abbiamo cercato di far sì che il loro racconto fosse libero e spontaneo, non abbiamo dato alcuna traccia da seguire. C'è stato chi ha parlato per ore e noi non l'abbiamo interrotto, chi è stato più sintetico. Le riprese sono state girate nel dormitorio della Caritas di Lecco, in tre giorni. E poi c'è stato il lungo lavoro del montaggio, della traduzione con i sottotitoli, dell'armonizzazione finale del documentario".

 

Ripresi da due punti di vista differenti, i protagonisti hanno parlato infatti a ruota libera, qualcuno frapponendo lacrime e singhiozzi, altri lunghi sospiri, altri ancora eloquenti momenti di silenzio. Pur nella massima libertà di espressione, a loro è stato chiesto di raccontare cosa abbia significato lasciare la propria terra, come sia stata la vita in viaggio, cosa significhi la lontananza da casa e cosa voglia dire essere migranti.



"Al pubblico si cerca di spiegare come tra considerare il profugo la fonte di tutti i mali della terra oppure un potenziale oggetto di interesse economico, ci sia una terza visione: quella di avere davanti una persona, un essere umano e non un numero o un fattore di rischio. Una persona che decide di lasciare casa, terra, famiglia, effetti perchè davanti non ha più alcuna strada".

Vuoi per le riprese eccezionali e suggestive, vuoi per i racconti toccanti e le storie struggenti, vuoi per l'attualità del tema gli studenti hanno davvero visionato con interesse il documentario in un silenzio rispettoso e per nulla scontato.

S.V.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.