Osnago: il dr. Valsecchi parla di disturbi dell'alimentazione e campanelli d'allarme
Come sottolinea l'Istituto Superiore di Sanità, “i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono un problema di sanità pubblica di crescente importanza ed oggetto di attenzione sul piano scientifico e mediatico per la loro diffusione e per l’esordio sempre più precoce tra le fasce più giovani della popolazione. È importante identificarli e intervenire tempestivamente perché, se non trattati adeguatamente, aumentano il rischio di danni permanenti a carico di tutti gli organi e apparati dell’organismo che, nei casi più gravi, possono portare alla morte”.
Lo scorso anno si è registrato un aumento del 40% delle diagnosi di disturbi del comportamento alimentare, dato che può essere messo in relazione con il duro periodo del lockdown, anche se si tratta di un problema che ha radici molto più profonde.
Giovedì 16 febbraio, presso la sala cinema di Osnago, il dottor Alberto Valsecchi ha approfondito le varie tipologie di disturbo del comportamento alimentare. L’obiettivo era quello di far comprenderne ai presenti le dinamiche che portano a questi disturbi, capirne le ragioni e soprattutto dare indicazioni utili per riconoscerle in tempo. In molti casi infatti i genitori non percepiscono, ignorano o nascondono a loro stessi i segnali dati dai propri figli.
Valsecchi ha spiegato le principali differenze tra anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da binge-eating e disturbo della nutrizione e dell'alimentazione con e senza specificazione, per poi dare alcuni consigli pratici. “Anoressia e bulimia sono due sfaccettature dello stesso disturbo. La bulimica e l’anoressica partono da una dismorfofobia, ovvero l'incapacità di accettare il proprio corpo o parte di esso. Una bulimica è una anoressica meno tenace che non riesce a gestire le regole che si è data. Chi soffre di binge-eating invece non parte dalla dismorfofobia, ma generalmente dall'incapacità di accettare delle frustrazioni che vengono compensate con il cibo” ha chiarito il relatore.
Ma quali sono i principali fattori di rischio? Innanzitutto, i valori della cultura occidentale post-moderna. II mondo dei social e la società sono portatori di valori incentrati solo sul corpo e sull’apparire. Di conseguenza, gli adolescenti aspirano ad un modello non raggiungibile.
C'è però da dire che le radici dell'anoressia sono ancorate ben prima dell'adolescenza. Spesso infatti all'origine di queste patologie abbiamo delle difficoltà nella comunicazione interpersonale e interfamiliare con genitori autoritari, molto orientati alla prestazione e alla scuola. “Se prendere ottimi voti non dipende sempre da me, controllare il numero della bilancia può essere un buon sostituto” - ha spiegato il relatore.
Oggi l'educazione dei figli a tavola è troppo spesso affidata allo smartphone che sposta l'attenzione dei bambini sul contenuto multimediale. Questo uso incontrollato porta a sviluppare un cattivo rapporto con il cibo a cui non si presta più attenzione.
Anche appartenere ad un determinato gruppo sociale può portare l'adolescente ad avere un modello sbagliato da seguire: perdere peso infatti diventa un legame tra persone che giustificano il loro comportamento a vicenda.
Valsecchi ha invitato i genitori presenti a non sottovalutare i primi campanelli d'allarme e di ascoltare le richieste di aiuto dei propri figli. È necessario monitorare, non soffocare; sostenere, non colpevolizzare. Ovviamente però iniziare una terapia, che deve essere affidata ad uno specialista, è di fondamentale importanza poiché spesso la percezione di chi soffre di disturbi alimentari non corrisponde alla realtà.
Valsecchi ha poi lasciato spazio alle domande dei presenti che hanno potuto così risolvere i numerosi dubbi su situazioni molto complesso e che generano preoccupazione.
Lo scorso anno si è registrato un aumento del 40% delle diagnosi di disturbi del comportamento alimentare, dato che può essere messo in relazione con il duro periodo del lockdown, anche se si tratta di un problema che ha radici molto più profonde.
Giovedì 16 febbraio, presso la sala cinema di Osnago, il dottor Alberto Valsecchi ha approfondito le varie tipologie di disturbo del comportamento alimentare. L’obiettivo era quello di far comprenderne ai presenti le dinamiche che portano a questi disturbi, capirne le ragioni e soprattutto dare indicazioni utili per riconoscerle in tempo. In molti casi infatti i genitori non percepiscono, ignorano o nascondono a loro stessi i segnali dati dai propri figli.
Valsecchi ha spiegato le principali differenze tra anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da binge-eating e disturbo della nutrizione e dell'alimentazione con e senza specificazione, per poi dare alcuni consigli pratici. “Anoressia e bulimia sono due sfaccettature dello stesso disturbo. La bulimica e l’anoressica partono da una dismorfofobia, ovvero l'incapacità di accettare il proprio corpo o parte di esso. Una bulimica è una anoressica meno tenace che non riesce a gestire le regole che si è data. Chi soffre di binge-eating invece non parte dalla dismorfofobia, ma generalmente dall'incapacità di accettare delle frustrazioni che vengono compensate con il cibo” ha chiarito il relatore.
Ma quali sono i principali fattori di rischio? Innanzitutto, i valori della cultura occidentale post-moderna. II mondo dei social e la società sono portatori di valori incentrati solo sul corpo e sull’apparire. Di conseguenza, gli adolescenti aspirano ad un modello non raggiungibile.
C'è però da dire che le radici dell'anoressia sono ancorate ben prima dell'adolescenza. Spesso infatti all'origine di queste patologie abbiamo delle difficoltà nella comunicazione interpersonale e interfamiliare con genitori autoritari, molto orientati alla prestazione e alla scuola. “Se prendere ottimi voti non dipende sempre da me, controllare il numero della bilancia può essere un buon sostituto” - ha spiegato il relatore.
Oggi l'educazione dei figli a tavola è troppo spesso affidata allo smartphone che sposta l'attenzione dei bambini sul contenuto multimediale. Questo uso incontrollato porta a sviluppare un cattivo rapporto con il cibo a cui non si presta più attenzione.
Anche appartenere ad un determinato gruppo sociale può portare l'adolescente ad avere un modello sbagliato da seguire: perdere peso infatti diventa un legame tra persone che giustificano il loro comportamento a vicenda.
Valsecchi ha invitato i genitori presenti a non sottovalutare i primi campanelli d'allarme e di ascoltare le richieste di aiuto dei propri figli. È necessario monitorare, non soffocare; sostenere, non colpevolizzare. Ovviamente però iniziare una terapia, che deve essere affidata ad uno specialista, è di fondamentale importanza poiché spesso la percezione di chi soffre di disturbi alimentari non corrisponde alla realtà.
Valsecchi ha poi lasciato spazio alle domande dei presenti che hanno potuto così risolvere i numerosi dubbi su situazioni molto complesso e che generano preoccupazione.
B.V.