Comodamente sedute/79: come nei 'Lego' ogni giorno costruiamo il nostro carattere
Quando in famiglia eravamo ancora numerosi, amavo celebrare il sabato sera con un impasto: pizza, focaccia, piadina, e qualche volta conoscendo questa abitudine, si aggiungeva volentieri un fidanzato, una fidanzata, e anche il mio papà.
Era un rituale al quale avevo dato vita per il bisogno di rendere speciale il week end, alleggerirlo dalla fatica settimanale che ciascuno di noi si porta appresso.
Ho imparato che anche attraverso la cucina possiamo raccontare alla nostra famiglia il bene che ci lega, possiamo prenderci cura di ciascuno di loro e se non riusciamo a raggiungere i loro pensieri, almeno possiamo arrivare allo stomaco e riempirlo di cose buone e appetitose.
Adesso che siamo rimaste solo io e la Susi, mi cimento in questi menù, quando arrivano ospiti e faccio sempre bella figura!
Ieri sera ad esempio ho preparato la focaccia, e che focaccia!
200 gr di farina manitoba (o farina 0)
1 bustina di lievita di birra ( o un panetto)
310 ml di acqua tiepida
3 cucchiaini e mezzo di sale
2 cucchiaini di zucchero
3 cucchiaini e mezzo di sale fino
due cucchiai di olio extravergine d’oliva (in più altro per ungere la superficie)
Se avete la macchina del pane sapete come fare: prima acqua e olio, poi le farine, il sale, lo zucchero e il lievito. Programma impasto. Al termine lasciate lievitare ancora mezz’ora prima di toglierlo dalla macchina. Se non l’avete per prima cosa vi consiglio di sciogliere il lievito nell’acqua tiepida. Mettete le farine sulla spianatoia, aggiungete il sale e lo zucchero, i due cucchiai d’olio e poi l’acqua con il lievito sciolto. Impastate fino a quando l’acqua sarà del tutto assorbita. Riponete l’impasto che deve risultare un po’ appiccicoso, in una ciotola, ricopritelo con un canovaccio e lasciatelo lievitare per un paio di ore. Al termine ungete la teglia (io uso la carta forno ma in realtà stendere l’impasto sulla teglia unta d’olio sarebbe meglio) e stendete l’impasto con le mani (mi raccomando non con il mattarello!) lasciandolo poi riposare ancora 20/30 minuti. Nel frattempo preparate un’emulsione con acqua e olio e un pizzico di sale e prima di stenderla sulla superficie, fate i classici buchi con i polpastrelli. Non preoccupatevi se sembra tanto bagnata perché deve essere proprio così prima della cottura. Salate in superficie con sale grosso (senza esagerare!) e infornate a 220° per circa 20 minuti. Quando la toglierete dal forno, bagnate ancora la superficie con altra emulsione, vedrete che si assorbirà subito.
VARIANTE: prima di infornarla potete aggiungere quello che più vi piace, io ho messo della cipolla rossa rosolata con un po’ di olio, sale e zucchero di canna, qualche pomodorino tagliato a spicchi e della fontina.
Vedrete che risultato strepitoso!
“Ma tu guarda che focaccia di carattere ho preparato!” ho pensato mentre la farcivo “ha rischiato di fare brutta figura accogliendo su di sé tre ingredienti così diversi tra loro, ma in realtà ha fatto bene, perché l’hanno resa più ricca e squisita”.
A chi non farebbe piacere qualche volta sentirsi definire una persona di carattere, forte, decisa, con le tasche piene di certezze anziché di dubbi?
Ma cosa significa in realtà avere carattere?
E cos’è il carattere?
L’etimologia della parola carattere deriva dal greco charasso,
verbo che significa scolpire, forgiare, incidere, imprimere.
Siamo abituati a pensare che sia qualcosa che ci portiamo dentro dalla nascita e quando di fronte agli altri emerge il lato spigoloso, ci nascondiamo dietro la classica scusa dicendo: “E’ il mio carattere, sono fatta così non posso cambiare” pensando in quel modo di convincere di questa cosa gli altri ma soprattutto noi stesse.
Invece il carattere ce lo costruiamo giorno per giorno, perché
Carattere “è l’insieme delle strategie di sopravvivenza che ogni individuo apprende con l’esperienza dal momento della nascita“.
E’ il risultato di tutte le scelte consapevoli o meno che abbiamo compiuto da quando siamo venute al mondo.
Scelte giuste, sbagliate, coraggiose, di comodo, generose, ma sempre scelte per le quali a volte abbiamo pagato un prezzo alto: la scelta di lasciare qualcuno ci ha portato solitudine, la scelta di amare qualcuno ci ha portato gioia, la scelta di avere un figlio ci ha colmato di responsabilità, la scelta di tenere o lasciare un lavoro ci ha portato dubbi.
Ma è proprio così, come per la costruzione di una casa di Lego: ogni giorno abbiamo aggiunto un mattoncino fino a diventare quelle che siamo: scolpite, forgiate, incise. E non importa se non siamo sicure, determinate, risolute, perché qualunque tipo di donna siamo diventate, siamo il risultato di tanto lavoro compiuto su noi stesse.
Perciò se vi dicono che avete un bel carattere, un brutto carattere, un carattere forte o debole, siatene sempre e comunque fiere, perché non vi è stato dato in dono, ma è tutta opera vostra.
Una splendida opera oserei dire.
Forse il segreto è proprio questo: credere un po’ di più in noi stesse, nelle nostre scelte, pensare che dopo averle compiute, giuste o sbagliate che siano, siamo diventate più brave a stare dentro questo mondo complicato, ma soprattutto saremo più preparate ad affrontare quelle che ancora arriveranno.
Ogni giorno da quando mio marito è mancato ho dovuto compiere tante scelte, ma pur correndo il rischio di sbagliare, ho deciso di ascoltare prima di tutto me stessa e di fidarmi del mio giudizio, perché è questo l’unico modo in cui voglio continuare a vivere.
Vi auguro come sempre una splendida domenica e come sempre se questo articolo vi è piaciuto, vi aspetto nel mio blog www.comodamentesedute.com per leggerne altri.
Era un rituale al quale avevo dato vita per il bisogno di rendere speciale il week end, alleggerirlo dalla fatica settimanale che ciascuno di noi si porta appresso.
Ho imparato che anche attraverso la cucina possiamo raccontare alla nostra famiglia il bene che ci lega, possiamo prenderci cura di ciascuno di loro e se non riusciamo a raggiungere i loro pensieri, almeno possiamo arrivare allo stomaco e riempirlo di cose buone e appetitose.
Adesso che siamo rimaste solo io e la Susi, mi cimento in questi menù, quando arrivano ospiti e faccio sempre bella figura!
Ieri sera ad esempio ho preparato la focaccia, e che focaccia!
Vi giro la ricetta perché possiate sperimentare il sapore e la fragranza di questo alimento squisito e portare allegria a tavola
280 gr di semola di grano duro200 gr di farina manitoba (o farina 0)
1 bustina di lievita di birra ( o un panetto)
310 ml di acqua tiepida
3 cucchiaini e mezzo di sale
2 cucchiaini di zucchero
3 cucchiaini e mezzo di sale fino
due cucchiai di olio extravergine d’oliva (in più altro per ungere la superficie)
Se avete la macchina del pane sapete come fare: prima acqua e olio, poi le farine, il sale, lo zucchero e il lievito. Programma impasto. Al termine lasciate lievitare ancora mezz’ora prima di toglierlo dalla macchina. Se non l’avete per prima cosa vi consiglio di sciogliere il lievito nell’acqua tiepida. Mettete le farine sulla spianatoia, aggiungete il sale e lo zucchero, i due cucchiai d’olio e poi l’acqua con il lievito sciolto. Impastate fino a quando l’acqua sarà del tutto assorbita. Riponete l’impasto che deve risultare un po’ appiccicoso, in una ciotola, ricopritelo con un canovaccio e lasciatelo lievitare per un paio di ore. Al termine ungete la teglia (io uso la carta forno ma in realtà stendere l’impasto sulla teglia unta d’olio sarebbe meglio) e stendete l’impasto con le mani (mi raccomando non con il mattarello!) lasciandolo poi riposare ancora 20/30 minuti. Nel frattempo preparate un’emulsione con acqua e olio e un pizzico di sale e prima di stenderla sulla superficie, fate i classici buchi con i polpastrelli. Non preoccupatevi se sembra tanto bagnata perché deve essere proprio così prima della cottura. Salate in superficie con sale grosso (senza esagerare!) e infornate a 220° per circa 20 minuti. Quando la toglierete dal forno, bagnate ancora la superficie con altra emulsione, vedrete che si assorbirà subito.
VARIANTE: prima di infornarla potete aggiungere quello che più vi piace, io ho messo della cipolla rossa rosolata con un po’ di olio, sale e zucchero di canna, qualche pomodorino tagliato a spicchi e della fontina.
Vedrete che risultato strepitoso!
A chi non farebbe piacere qualche volta sentirsi definire una persona di carattere, forte, decisa, con le tasche piene di certezze anziché di dubbi?
Ma cosa significa in realtà avere carattere?
E cos’è il carattere?
L’etimologia della parola carattere deriva dal greco charasso,
verbo che significa scolpire, forgiare, incidere, imprimere.
Siamo abituati a pensare che sia qualcosa che ci portiamo dentro dalla nascita e quando di fronte agli altri emerge il lato spigoloso, ci nascondiamo dietro la classica scusa dicendo: “E’ il mio carattere, sono fatta così non posso cambiare” pensando in quel modo di convincere di questa cosa gli altri ma soprattutto noi stesse.
Invece il carattere ce lo costruiamo giorno per giorno, perché
Carattere “è l’insieme delle strategie di sopravvivenza che ogni individuo apprende con l’esperienza dal momento della nascita“.
E’ il risultato di tutte le scelte consapevoli o meno che abbiamo compiuto da quando siamo venute al mondo.
Scelte giuste, sbagliate, coraggiose, di comodo, generose, ma sempre scelte per le quali a volte abbiamo pagato un prezzo alto: la scelta di lasciare qualcuno ci ha portato solitudine, la scelta di amare qualcuno ci ha portato gioia, la scelta di avere un figlio ci ha colmato di responsabilità, la scelta di tenere o lasciare un lavoro ci ha portato dubbi.
Ma è proprio così, come per la costruzione di una casa di Lego: ogni giorno abbiamo aggiunto un mattoncino fino a diventare quelle che siamo: scolpite, forgiate, incise. E non importa se non siamo sicure, determinate, risolute, perché qualunque tipo di donna siamo diventate, siamo il risultato di tanto lavoro compiuto su noi stesse.
Perciò se vi dicono che avete un bel carattere, un brutto carattere, un carattere forte o debole, siatene sempre e comunque fiere, perché non vi è stato dato in dono, ma è tutta opera vostra.
Una splendida opera oserei dire.
Forse il segreto è proprio questo: credere un po’ di più in noi stesse, nelle nostre scelte, pensare che dopo averle compiute, giuste o sbagliate che siano, siamo diventate più brave a stare dentro questo mondo complicato, ma soprattutto saremo più preparate ad affrontare quelle che ancora arriveranno.
Ogni giorno da quando mio marito è mancato ho dovuto compiere tante scelte, ma pur correndo il rischio di sbagliare, ho deciso di ascoltare prima di tutto me stessa e di fidarmi del mio giudizio, perché è questo l’unico modo in cui voglio continuare a vivere.
Vi auguro come sempre una splendida domenica e come sempre se questo articolo vi è piaciuto, vi aspetto nel mio blog www.comodamentesedute.com per leggerne altri.
Rubrica a cura di Giovanna Fumagalli Biollo