Lomagna: sull’area ex Pagani

In consiglio a Lomagna si è consumata l'ennesima "messa nera" officiata da questa deludentissima amministrazione. Liturgia della serata: concessione di un surplus di volumetria all'immobiliare che effettuerà il recupero della ex area industriale Pagani in via Magenta.

Sembra purtroppo infatti che spesso nel confronto con un operatore che interagisce con il Comune (in genere un'immobiliare o affine), l'amministrazione non faccia di meglio che acconciarsi alle richieste di quest'ultimo, siano esse un'interpretazione benevola delle norme o benefici di edificabilità; oppure accetti passivamente atteggiamenti non trasparenti e quindi forieri di possibili danni alla comunità. Tutte agevolazioni che, se sono un bene per l'istante, non sempre lo sono altrettanto per la comunità.

Se si vuole legittimamente analizzare il perché di tale (almeno a giudicare dai risultati) comportamento si scopre, a mio parere, che sono probabilmente più di uno e tutti abbastanza gravi.

 Il principale, lo scenario di fondo per così dire, è l'ancestrale convinzione che un'amministrazione debba sempre essere in favore del cosiddetto "sviluppo". Un concetto che è stato una molla positiva nella seconda metà del novecento, specie nella ricostruzione del dopoguerra ma che fuori luogo e male interpretato o praticato, specie nella consapevolezza di oggi circa la limitatezza delle risorse del pianeta, ha contribuito a distruggere l'Italia: in ogni caso un'idea maledettamente vecchia.

Secondo, i nostri forse non hanno fatto del tutto il passaggio generazionale dal vecchio "regime" democristiano alla realtà odierna. In particolare vige ancora, a quanto pare la tipica allergia DC alle regole. Infatti al grido di "cosa c'è di male " abbiamo assistito ad obbrobri come il garage che quasi strozza la Via Verdi, il muretto che invade la strada alla Fornace o la norma ad personam per poter vendere alloggi realizzati in regime di edilizia convenzionata, per non parlare delle case di Via Marconi il cui scempio è ben visibile salendo da Osnago o della casetta degli alpini ed altre chicche del genere: naturalmente questa disponibilità non è per tutti.

Ultimo, ma non l'ultimo, non aiuta la maledetta abitudine di qualcuno (la carità vieta di essere più precisi) di trattare le cose in prima persona, magari anche all'insaputa dei colleghi, senza utilizzare intelligentemente la competenza e lo schermo dei collaboratori evitando di esporsi senza possibilità di recupero, sovrastimando le proprie risorse sia tecniche che dialettiche.

Trovarsi con un piano in più nel caso di un recupero urbanistico unicamente in favore del privato non è il massimo. Se poi si aggiunge a questa poco condivisibile scelta altri fatti come lo smantellamento della struttura organizzativa del comune, il fuggi fuggi del personale, il disagio dei cittadini nel rapporto coi servizi di sportello, la vicenda mai chiarita del Centro Sportivo, l'incognita della ex Jucker, il cimitero e goffaggini varie, si giustifica ampiamente l'aggettivo usato all'inizio per qualificare l'operato dell'amministrazione in carica.

Ce n'è più che a sufficienza per riflettere sul futuro che vorremo darci.

Gianfranco Castelli
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