Osnago: obiezione di coscienza. Origini e  sviluppi in un mondo che è ancora in guerra

Mentre in Italia si discuteva di un prolungamento del periodo di servizio militare volontario, sulla scia di suggestioni sulla reintroduzione della leva obbligatoria, lo scorso 15 dicembre ricorreva il 50esimo anniversario della legge che riconosceva l'obiezione di coscienza al servizio militare. Per questo motivo Progetto Osnago ha organizzato nella serata di martedì 31 gennaio un incontro per raccontare i fatti che caratterizzarono la lotta all'obiezione alla presa d'armi, ponendo anche qualche riflessione alle guerre del presente. "Non vogliamo essere interpretati come dei nostalgici dei tempi passati, ma approfondire la lotta alla non violenza armata in un periodo in cui la guerra sembra essere sempre più vicina a casa nostra" ha esordito Renato Conca, presidente dell'associazione culturale osnaghese, che ha poi introdotto gli ospiti Alberto Anghileri, storico obiettore di coscienza al servizio militare, e Francesco Vignarca, del movimento Rete Italiana Pace e Disarmo.


Renato Conca

L'obiezione di coscienza è un diritto riconosciuto in molte democrazie che permette a individui di non partecipare a determinate attività in conflitto con le loro convinzioni morali o religiose. In particolare, l'obiezione di coscienza alla presa d'armi riguarda coloro che, per motivi personali, non desiderano partecipare all'esercito o alle forze armate. La storia dell’obiezione di coscienza, in senso lato, inizia con l’Unità d’Italia. La costrizione obbligatoria introdotta nel 1861, incontrò una grandissima resistenza soprattutto tra la popolazione rurale del meridione, che non ne capiva i motivi ed era costretta a subirla forzatamente. La risposta dello Stato fu la massiccia repressione attuata dall’esercito piemontese. Il malcontento popolare toccò il suo culmine durante la grande guerra del 1915-18: furono circa 470.000 i processi per renitenza alla leva, e oltre un milione per altri reati militari come diserzione, procurata infermità, disobbedienza aggravata, ammutinamento.Il primo obiettore condannato alla reclusione fu Pietro Pinna (1948), non violento, finito in carcere per 10 mesi.


Alberto Anghileri

Liberato, fu condannato di nuovo e ritornò in carcere finché fu prosciolto dal dovere del servizio militare. Dal ’49 diversi furono i disegni di legge per il riconoscimento dell’obiezione tutti indifferentemente caduti nell’oblio nell’indifferenza parlamentare e colpiti dall’ostilità del governo e delle gerarchie militari. All’inizio degli anni ’60 ci furono i primi casi di obiettori cattolici, a cui si aggiunsero nel '68 quelli per motivi politici. La classe politica, messa alle corde dal vasto movimento d’opinione nato nella società e dal contemporaneo intensificarsi di azioni di protesta condotte dalle organizzazioni non violente, approvò, pur sotto l’influenza delle gerarchie militari e delle forze politiche contrarie, il disegno di legge Marcora, restrittivo e punitivo, invece di quello Fracanzani più attinente alle richieste delle organizzazioni. Passò così la legge 772 del 15 dicembre 1972 che dava il diritto all’Obiezione e al servizio civile sostitutivo per motivi morali, religiosi e filosofici. La legge “Marcora” rese possibile la scarcerazione dei giovani obiettori di coscienza e contemporaneamente segnò un cambiamento storico nella legislazione italiana, perché introdusse la possibilità di rifiutare il servizio militare con le armi sostituendolo con un servizio militare non armato.


Francesco Vignarca

"Avevo ricevuto la fatidica cartolina nel settembre del 1972 – ha raccontato Alberto Anghileri – e mi sarei dovuto presentare a Trieste per svolgere il servizio militare. Scrissi allora alle autorità competenti, dichiarando che non mi sarei presentato perché obiettore di coscienza per motivi politici. Fu così che l’8 novembre di quell’anno i carabinieri vennero a casa mia, a Olate, mi arrestarono e mi mandarono nel carcere di Peschiera". Nello stesso anno arrivò la legge "Marcora" che non venne però accettata a pieno dagli antimilitaristi: comprendeva otto mesi in più rispetto al servizio militare; una commissione doveva ‘indagare', spesso in modo superficiale, sulle motivazioni dell'obiezione; venivano accettate solamente motivazioni morali, filosofiche o religiose, escludendo quelle politiche. Le proteste quindi continuarono e diedero vita alla Lega Obiettori di Coscienza per modificare la legge e fornire assistenza legale a chi si rifiutava il servizio militare o il servizio civile a quelle condizioni. Oltre ai Testimoni di Geova, erano pochissimi gli obiettori totali, disponibili a disobbedire ad una legge e pronti a pagarne le conseguenze.



"Ogni tanto qualcuno mi domanda se ne è valsa la pena, rispondo di sì, rifarei tutto – ha concluso Anghileri -. Certo oggi è tutto molto diverso, sono passati 45 anni ma sembrano secoli, in quegli anni c'era partecipazione, si discuteva, non ci si accontentava, lottavamo per un mondo più giusto. Abbiamo subito tante sconfitte ma conquistato tanti diritti". "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino, dice l'articolo 52 della Costituzione. Ma è possibile farlo anche senza ricorrere all'uso delle armi e della violenza" si è espresso così Francesco Vignarca, che ha voluto focalizzarsi sull'obiezione di coscienza come unica alternativa al sistema armato e base di nascita e creazione della Pace. Il 2 giugno scorso, infatti, la Campagna “Un’altra difesa è possibile” promossa da cinque Reti della società civile italiana, tra cui il movimento di Vignarca, ha chiesto al Presidente della Commissione Difesa della Camera, on. Gianluca Rizzo, una audizione per illustrare i termini e i contenuti della Proposta di Legge “Istituzioni e modalità di finanziamento del Dipartimento per la Difesa civile, non armata e nonviolenta”, al fine di avviare al più presto una discussione parlamentare su questo tema. L’obiettivo è il riconoscimento e sostegno a forme non armate e non violente di difesa nazionale per concretizzare la volontà di tanti cittadini di dare piena attuazione agli articoli 11 e 52 della Costituzione.



"Dopo l'attacco delle torri gemelle nel 2001, il mondo ha aumentato le proprie spese militari del 50% in 15 anni. Non sembra che la situazione attuale abbia premiato quella scelta. Se avessimo destinato quelle risorse al tentativo di risolvere le problematiche sociali e politiche in diverse parti del mondo, soprattutto quelle in cui povertà, disuguaglianze ed odio dilagano, forse avremmo una situazione meno esplosiva di quella attuale». In definitiva, l'obiezione di coscienza alla presa d'armi è una questione non ancora tramontata, ma sempre attuale in un mondo in guerra. Essa riguarda la libertà individuale e la moralità, ma anche la volontà di rispettare i diritti costituzionali, affinchè la protezione del proprio Stato possa avvenire anche mediante la non violenza. Il ricordo delle lotte per ottenere il diritto all'obiezione di coscienza è essenziale, così come la sua protezione, per garantire che le persone possano esprimere liberamente le loro convinzioni e che i loro diritti umani siano rispettati all'insegna della Pace.
M.Pen.
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