Merate-Lituania...sola andata. Una donna finisce a giudizio per sottrazione di minore
E' una vicenda giudiziaria complessa che si sta sviluppando fra Italia e Lituania, quella che coinvolge da vicino un papà meratese, impossibilitato da quasi due anni a vedere la propria bimba, portata dalla ex moglie nel suo Paese d'origine. La donna è infatti chiamata a rispondere davanti al Tribunale di Lecco dell'accusa di sottrazione internazionale di minore (secondo l'articolo 574 bis del codice penale).
A raccontare la storia sin dal principio è stato questa mattina lo stesso genitore, costituitosi parte civile nel procedimento incardinato dinnanzi al giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore. Una storia che all'inizio non pareva destinata ad un epilogo del genere; tutto infatti ha origine nel 2012 quando il 49enne e la donna si sposano. Un matrimonio - celebrato dapprima in Lituania e poi in Italia - all'apparenza felice, seguito dall'arrivo di due figli; il primo nato poco tempo dopo e un lustro più tardi, la più piccola. Quest'ultima vede la luce nel Paese d'origine della mamma ad una manciata di giorni dal primo lockdown Covid. Dopo qualche mese la donna torna però in Brianza per poi raggiungere nuovamente la Lituania in estate insieme al marito e ai due figli. Un rientro breve, quello in Italia; a settembre 2020 infatti, l'imputata con i bambini raggiunge nuovamente l'Est Europa a causa delle condizioni di salute precarie di una parente. Un viaggio senza un rientro certo, rinviato più volte fino a quando al marito diventa chiara la volontà della moglie che tramite un legale, gli recapita la richiesta di separazione (inaspettata a suo dire) un paio di mesi più tardi.
''Non c'erano avvisaglie di problemi gravi'' ha detto l'uomo al giudice, ritenendo plausibile all'inizio, la volontà della consorte di stare vicina ai suoi familiari. A quel punto iniziano le lunghe procedure legali finalizzate a riportare in Italia i due bambini: il primo viaggio del meratese in Lituania per cercare di giungere ad un accordo non si risolve infatti nel migliore dei modi, tanto che la donna presenta una richiesta di cancellazione dall'anagrafe dei figli, probabilmente con l'obiettivo di tenerli vicino a sè. Nell'agosto 2021, a fronte di una disposizione del tribunale lituano e dopo aver preso contatti anche con la polizia, il papà riesce a riportare in Italia il bambino che attualmente vive presso la sua abitazione alle porte di Merate e qui frequenta la scuola primaria. Nulla da fare invece, per la secondogenita, che a breve spegnerà le sue prime tre candeline. I numerosi tentativi di rimpatrio non sono andati a buon fine - anche per i numerosi ricorsi presentati dall'imputata - tanto che il 49enne è costretto a comunicare con la bimba via telefono, con evidenti difficoltà. ''Avendo sempre vissuto in Lituania, non parla la lingua italiana'' ha detto. ''Mi vede, ma non so nemmeno se sappia che sono il suo papà, se si renda conto cosa sia un papà, avendo sempre vissuto con la mia ex moglie'' ha detto il meratese, specificando di avere la potestà genitoriale su entrambi i bambini, ma di avere trascorso non più di cinque-sei mesi accanto alla piccola, poichè portata via dalla mamma quando era ancora in tenerissima età.
Dopo l'escussione dei testi della parte civile il giudice ha aggiornato l'udienza al prossimo 10 maggio; il tentativo è infatti quello di escutere l'imputata (assistita di fiducia da un penalista del foro di Milano) e procedere poi verso la conclusione dell'istruttoria.
A raccontare la storia sin dal principio è stato questa mattina lo stesso genitore, costituitosi parte civile nel procedimento incardinato dinnanzi al giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore. Una storia che all'inizio non pareva destinata ad un epilogo del genere; tutto infatti ha origine nel 2012 quando il 49enne e la donna si sposano. Un matrimonio - celebrato dapprima in Lituania e poi in Italia - all'apparenza felice, seguito dall'arrivo di due figli; il primo nato poco tempo dopo e un lustro più tardi, la più piccola. Quest'ultima vede la luce nel Paese d'origine della mamma ad una manciata di giorni dal primo lockdown Covid. Dopo qualche mese la donna torna però in Brianza per poi raggiungere nuovamente la Lituania in estate insieme al marito e ai due figli. Un rientro breve, quello in Italia; a settembre 2020 infatti, l'imputata con i bambini raggiunge nuovamente l'Est Europa a causa delle condizioni di salute precarie di una parente. Un viaggio senza un rientro certo, rinviato più volte fino a quando al marito diventa chiara la volontà della moglie che tramite un legale, gli recapita la richiesta di separazione (inaspettata a suo dire) un paio di mesi più tardi.
''Non c'erano avvisaglie di problemi gravi'' ha detto l'uomo al giudice, ritenendo plausibile all'inizio, la volontà della consorte di stare vicina ai suoi familiari. A quel punto iniziano le lunghe procedure legali finalizzate a riportare in Italia i due bambini: il primo viaggio del meratese in Lituania per cercare di giungere ad un accordo non si risolve infatti nel migliore dei modi, tanto che la donna presenta una richiesta di cancellazione dall'anagrafe dei figli, probabilmente con l'obiettivo di tenerli vicino a sè. Nell'agosto 2021, a fronte di una disposizione del tribunale lituano e dopo aver preso contatti anche con la polizia, il papà riesce a riportare in Italia il bambino che attualmente vive presso la sua abitazione alle porte di Merate e qui frequenta la scuola primaria. Nulla da fare invece, per la secondogenita, che a breve spegnerà le sue prime tre candeline. I numerosi tentativi di rimpatrio non sono andati a buon fine - anche per i numerosi ricorsi presentati dall'imputata - tanto che il 49enne è costretto a comunicare con la bimba via telefono, con evidenti difficoltà. ''Avendo sempre vissuto in Lituania, non parla la lingua italiana'' ha detto. ''Mi vede, ma non so nemmeno se sappia che sono il suo papà, se si renda conto cosa sia un papà, avendo sempre vissuto con la mia ex moglie'' ha detto il meratese, specificando di avere la potestà genitoriale su entrambi i bambini, ma di avere trascorso non più di cinque-sei mesi accanto alla piccola, poichè portata via dalla mamma quando era ancora in tenerissima età.
Dopo l'escussione dei testi della parte civile il giudice ha aggiornato l'udienza al prossimo 10 maggio; il tentativo è infatti quello di escutere l'imputata (assistita di fiducia da un penalista del foro di Milano) e procedere poi verso la conclusione dell'istruttoria.