Calco: il violino della Shoah ''scampato'' al lager di Birkenau ora racconta l'Olocausto con la maestria di Alessandra Sonia Romano

Un semplice strumento musicale in grado di rievocare la storia: quella di una famiglia, quella della ragazza a cui era appartenuto e la storia, quella con la S maiuscola, che si legge sui libri. È questo l'incredibile potere del "violino della Shoah", un tempo appartenuto alla giovane veronese Eva Maria Levy, deportata a Birkenau in tempo di guerra, e poi giunto nelle sapienti mani della violinista milanese Alessandra Sonia Romano, che nella serata di sabato 28 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, l'ha suonato a Calco presso l'auditorium parrocchiale.

La violinista Alessandra Sonia Romano, il fisarmonicista Nadio Marenco e Elda Olivieri

 

 

 

Il bigliettino del fratello Enzo che Eva Maria inserì nel violino, dove è tutt'ora


A dare il benvenuto all'artista e ai numerosi spettatori è stata l'assessore alla Cultura, Maria Teresa Suraci, che ha voluto lanciare un messaggio preciso ai giovani presenti: "Prendete ispirazione da questa storia, è importante onorare le vittime di questa tragedia. Fatevi testimoni di ciò che è stato e vivete secondo principi di uguaglianza". 

Accompagnata dalla magica fisarmonica di Nadio Marenco, Alessandra Sonia Romano ha suonato il violino della Shoah interpretando brani ebraici, tra cui uno di Ernest Bloch, compositore che ha avuto modo di approfondire durante i suoi studi musicali in Israele. L'esecuzione dei brani, che ha rapito il pubblico, è stata intervallata dalla voce di Elda Olivieri, che ha narrato la storia del violino in prima persona - come se fosse lo strumento stessa a raccontarla - leggendo "Il violino della Shoah racconta", un testo scritto dall'ingegnere Carlo Alberto Carutti, colui che nel 2014 ritrovò il violino presso un antiquario di Torino.

Appartenuto, come anticipato, a una giovane di nome Eva Maria, detta "Cicci", il violino era stato un regalo da padre Edgardo. Eva Maria, sua madre e suo fratello Enzo, intenti a fuggire in Svizzera a seguito dell'emanazione delle leggi razziali, vennero arrestati a Tradate nel 1943. Dal Binario 21 di Milano partirono con il primo convoglio destinato a Birkenau. Giunti in Polonia, vennero divisi. La madre di Eva Maria venne gassata all'arrivo, il fratello Enzo venne trasferito al campo di Monowitz e Eva, che aveva portato con sé il suo violino, venne messa a suonare con altri detenuti nell'orchestra del campo di Birkenau per i guardiani. 

 

L'assessore alla Cultura Maria Teresa Suraci

 

La famiglia Levy

 

Eva Maria non rivide più suo fratello, ma riuscì ad avere da lui un bigliettino in cui Enzo aveva disegnato un piccolo pentagramma somigliante a una rete spinata con alcune note e dei numeri: il suo numero di deportato. Il disegno era accompagnato dalla scritta "Der Musik macht frei": la musica rende liberi. Eva Maria nascose bigliettino all'interno del suo violino, dove è rimasto (ed è tutt'ora presente) anche a seguito di un incidente in cui lo strumento si ruppe e lei non potè più suonare. Spostata dal bloc delle musiciste, Eva Maria venne trasferita in un altro, al quale non sopravvisse.

Liberato dal campo, il fratello Enzo riuscì a recuperare il violino di Eva Maria, scomparsa a soli 22 anni, e a fare ritorno a casa. Lo strumento venne fatto aggiustare e poi nulla più si seppe, fino a quando nel 2014, come spiegato, l'appassionato collezionista ingegnere Carlo Alberto Carutti lo acquistò a Torino e incuriosito dai dettagli, come la stella di Davide in madreperla incisa sul retro, iniziò a scavare nella sua storia. 

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"Io sono entrata in questa storia nel 2016 - ha raccontato la violinista Alessandra Sonia Romano al termine della serata a Calco - Ho tenuto un concerto presso il museo di Cremona, dove il violino era esposto, e al termine dell'esibizione un signore mi ha detto di dovermi parlare". Fu così che il violino le venne affidato: "Le cose avvengono per caso, ma secondo me non è mai un caso. Io ho studiato in Israele perché amo molto la musica ebraica. Quando mi è stato messo in mano il violino per la prima volta ho suonato Nigun di Bloch. Appena ho finito, Carutti mi ha spiegato le sue intenzioni: cercava un violinista che si prendesse a cura dello strumento e portasse la sua voce in giro per il mondo". E così Alessandra Sonia Romano ha fatto, tenendo soprattutto a mente una raccomandazione che l'ingegnere - scomparso lo scorso febbraio - le ha fatto, ovvero quella di andare a suonare nelle scuole e nei piccoli Comuni in occasione della Giornata della Memoria, per portare la voce dello strumento ai più piccoli e continuare a ricordare questo doloroso pezzo di storia.

E.Ma.
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