LIBRI CHE RIMARRANNO/84: non di solo Primo Levi vive la memoria della Shoah

Da molti anni tengo su Merateonline una rubrica settimanale di recensioni letterarie e da altrettanti molti anni sono nella giuria di uno dei più importanti premi letterari italiani.
Per questo, oltre che per la mia passione, casa mia è invasa di libri, spesso romanzi, perlopiù romanzi storici. Mi piace trarne qualcuno di quelli che in un modo o nell'altro parlano del dramma della persecuzione antiebraica. Perché non di solo Primo Levi vive la Giornata della Memoria, né di sola Anna Frank. La letteratura ha prodotto pagine altrettanto struggenti se non, addirittura, stilisticamente migliori. Perché non basta raccontare un dramma per avere automaticamente un buon libro. Occorre saperne parlare bene, con stile. Scrivere male (dell'Olocausto come di qualsiasi altro argomento) significa rendere un cattivo servizio a ciò che si vuole far ricordare. Spettacolarizzane il dolore, impadronendosi ideologicamente della sofferenza, significa fare un cattivo servizio alla Storia e alla memoria, cioè al futuro.

Vorrei, allora, consigliare alcuni titoli tra quelli di recente, recentissima pubblicazione. Non risaliamo più indietro del 2021. Riprendo e cito, con qualche aggiustamento, i miei pezzi già usciti, cui faccio riferimento con opportuni link, in questa specie di florilegio amaro su un dramma che strappò dalla terra sei milioni di vite. Perché leggerne e farne memoria faccia sbocciare, ancora, fiori nuovi di bene.

 

Frediano Sessi, Il bambino scomparso
Le bibliografie scolastiche sono ricche di titoli che si occupano della Shoah, così come accade passando in rassegna la produzione cinematografica dei registi contemporanei, o i calendari degli eventi collegati annualmente alla cosiddetta Giornata della Memoria, istituita nella data dal forte valore simbolico della liberazione del campo di Auschwitz da parte dell'Armata Rossa.
Il libro di Frediano Sessi, "Il bambino scomparso" (Marsilio 2022, pagg. 155, Euro 16,00) spiazza alcune di queste considerazioni.
"Birkenau - dice ad un certo punto il protagonista - era attrezzato per accogliere una folla immensa e gli organizzatori avevano messo molte bancarelle, tanto che il vecchio Lager assomigliava a un mercato. Ai miei occhi quel luogo così tremendo sembrava un luna park. Mi chiesi [...] come sarebbe stata la memoria in futuro? Birkenau sarebbe diventato una meta turistica tra Cracovia e Varsavia?"


Giovanni Grasso, Il caso Kaufmann
Si deve al portavoce del presidente Mattarella, Giovanni Grasso, il bel romanzo "Il caso Kaufmann" (Rizzoli, 2019, pp. 383). Ci trasporta a Norimberga nel 1933, raccontando la storia di Lehmann Kaufmann, agiato commerciante ebreo sessantenne, cui l'amico Kurt chiede di prendersi cura della figlia ventenne Irene...

 

Martina Merletti, Ciò che nel silenzio non tace
L'opera prima di questa giovane scrittrice piemontese racconta la storia vera di suor Giuseppina De Muro, direttrice della sezione femminile del carcere torinese Le Nuove, dei suoi sforzi per lenire le sofferenze delle recluse, del gesto materno con cui, nell'estate del '44, addormenta il neonato di una prigioniera ebrea e lo fa uscire, di notte, nascosto in un fagotto di lenzuola sporche nel carrello della biancheria, novello Mosè salvato in una cesta di panni...


Paolo Colagrande, Salvarsi a vanvera
"Salvarsi a vanvera" di Paolo Colagrande (Einaudi, pagg. 376, Euro 20,00) è uscito nel marzo 2022, a guerra esplosa e vicina a noi. Almeno quella in Ucraina, perché il mondo è pieno di guerre dimenticate e questa invece continua a fare molta notizia e dare molto dolore: una storia della fine della Seconda Guerra Mondiale mentre i giornali ne ventilavano una Terza.
Siamo infatti nell'autunno del 1943, in una zona imprecisata della provincia padana sotto l'occupazione nazista, mentre gli Alleati risalivano lo stivale e Mussolini si trastullava a Salò. I tedeschi e i repubblichini si trastullavano nel frattempo con la popolazione locale, esigendo, requisendo, imponendo...


Marina Morpurgo, Il passo falso
La storia della fuga in Svizzera di un giovane ragazzo ebreo e delle contemporanee scorrerie di un suo coetaneo partigiano attraverso i sentieri sul ramo manzoniano del lago di Como, sulle rive dell'Adda a Colico e poi su per la Val Masino, fino alla Capanna Omio: una storia piccola, se vogliamo, e per certi versi non originale. Di meritevole c'è però il tono con cui Marina Morpurgo in questo suo "Il passo falso" (Astoria, 2022, 240 pagg., Euro 17,00) offre al lettore questa storia: la racconta con una voce efficacissima...



Andrea Molesini, Il rogo della Repubblica
Che i comunisti mangiassero i bambini è risaputo. Così come che gli Ebrei uccidessero i bambini cristiani per cavarne il sangue e impastare con esso le focaccine da consumare durante la Pasqua.
Lo sanno tutti. Tutti quelli che non sanno che se c'è un popolo che ha orrore del sangue dal punto di vista alimentare è esattamente il popolo semita, e tutti quelli che non si chiedono la ragione, e nemmeno il modo: si ubriacano delle accuse che gli fanno più comodo, e le assumono tal quali.
Sono gli stessi bambini del romanzo di Andrea Molesini, "Il rogo della Repubblica" (Sellerio 2021, pp. 334, Euro 15) a farsi le domande giuste, quelle che gli adulti non riescono a formulare, mentre ammirano un quadro del Giambellino: "La Madonna è ebrea?"
"Non bestemmiare! La Vergine è santa!", lo rimprovera la madre segnandosi la croce su fronte labbra e petto con il pollice.
"Ma perché un'ebrea non può anche essere santa?", riprende il bambino.
"Certo che è ebrea [...]. Ebreo è anche il bambino tutto fasciato, Gesù; e quel signore sullo sfondo che ci fissa sbigottito è San Giuseppe, ebreo anche lui..."
"Allora perché Veronica dice che gli Ebrei sono cattivi se anche la Madonna Gesù e San Giuseppe sono ebrei?"
"Perché hanno ucciso Gesù", sbotta la serva squadrandolo con un viso severo.
"Ma gli ebrei sono tanti... Come fanno ad aver tutti ucciso Gesù?"
È questa voce innocente che parla in questo romanzo bellissimo ma straziante, dove il Male ignorante si mischia con la Ragion di Stato, quella sì molto intelligente, e produce un abominio umano e legislativo...

Degli ultimi due che consiglio, "Fatherland" di Robert Harris e "La variante di Lüneburg" di Paolo Maurensig, parlavo qui e forse non è ormai più nemmeno necessario raccontarne la storia, tanto belli e famosi ormai sono.

 

PER LEGGERE LE RECENSIONI PRECEDENTI CLICCA QUI

Rubrica a cura di Stefano Motta
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.