Pagnano abbraccia don Massimo Mapelli, prete da 25 anni (con 1.800 'coinquilini')
È tornato nella sua Pagnano per un giorno don Massimo Mapelli: domenica 22 gennaio ha concelebrato insieme a don Riccardo Sanvito la santa messa delle 11, un’occasione per festeggiare i suoi 25 anni di ordinazione sacerdotale e per donare ai fedeli presenti le toccanti testimonianze di alcuni dei giovani che da anni vivono con lui nella comunità “Una casa anche per te”.
Jose, 14 anni, anche lui proveniente dall’Egitto, ha raccontato invece del suo viaggio compiuto attraverso la Libia, dove ha sostato 5 mesi prima di poter partire. Esham invece, quindicenne, ha spiegato di essere partito quando aveva 12 anni dall’Egitto, ma di essere stato fermato più volte mentre tentava di raggiungere la Libia e successivamente anche quando si era già imbarcato per raggiungere l’Italia. Esham ha trascorso 3 mesi in carcere, dove ha vissuto in condizioni estreme mangiando solo pane duro. “Jose è cristiano copto, Esham è mussulmano – ha spiegato don Massimo. – Nella settimana dell’Unità dei cristiani che stiamo vivendo, noi in casa nostra facciamo un’unità interreligiosa. Il rapporto tra cristiani e mussulmani in Egitto è molto complicato, qui invece loro vivono insieme, crescono insieme e sono amici. L’Unità dei Cristiani, come mi disse il Cardinal Martini una volta, si fa dal basso con le amicizie. E così è per noi”.
La comunità di don Massimo non accoglie solo ragazzi stranieri, ma anche italiani in difficoltà. Lucrezia, 18 anni, ha raccontato che due anni fa aveva deciso di contattare il Telefono Azzurro a causa di maltrattamenti e successivamente di aver sporto denuncia in questura. “Dopo un anno trascorso a casa durante il quale comunicavo di nascosto con l’assistente sociale, sono venuti a prendermi i Carabinieri e mi hanno portato nella comunità di don Massimo – ha spiegato Lucrezia – Adesso ho 18 anni e tecnicamente potrei andarmene, ma mi sono trovata bene e voglio rimanere. Ho chiesto un proseguo amministrativo per motivi di studio. Resterò ancora qualche anno e spero di intraprendere un percorso universitario”. Come lei, anche Dora, ragazza nigeriana, è stata prelevata dagli assistenti sociali a casa per problemi che c’erano nella sua famiglia. “A maggio del 2019 sono arrivata nella comunità di don Massimo. All’inizio non è stato facile, ma adesso dopo tre anni sto bene con tutti e in comunità con me c’è anche mio fratello”. Dora, ha spiegato don Massimo, è nata a Milano e non ha mai visto la Nigeria: “Tuttavia, per lei e suo fratello abbiamo tantissimi problemi di documenti. È così difficile fare in modo che se uno è nato a Milano ed è cresciuto qua gli si può fare un documento e chiudere la faccenda? Sì, purtroppo è difficile”.
Infine a raccontare la sua storia è stato anche il piccolo Assan, ragazzino egiziano di soli 12 anni, sbarcato in Italia da solo partendo dalla Libia. Da un anno Assan vive nella comunità di don Massimo e appena è arrivato è stato iscritto in quinta elementare. Ora frequenta le scuole medie e il suo italiano sta migliorando. “Queste sono alcune delle storie che in questi anni mi hanno aiutato a capire una cosa – ha detto don Massimo Mapelli – Si tratta della lezione del Vangelo di oggi, il passo che tutti definirebbero della ‘moltiplicazione’. Io penso che questo sia un errore, non è il Vangelo della moltiplicazione. È il Vangelo della divisione. La pagina di oggi non ci insegna che serve qualcuno che moltiplichi, ma ci vuole il coraggio di dividere. Se tu hai poco, ma quello che hai lo dividi, ce n’è per tutti. Ma se moltiplichi o arraffi, non è detto che ce ne sia per tutti, dipende sempre poi come tutto viene diviso”.
A proposito di divisione, don Massimo ha spiegato che nei prossimi mesi la sua comunità proverà ad acquisire un nuovo immobile vicino a quello in cui attualmente lui e i ragazzi vivono, per fare in modo di poter ospitare altri giovani. “Il telefono suona sempre. Le richieste per ospitare arrivano in continuazione, ma ho dovuto dire molti no in questi mesi. Proveremo ad aprire un nuovo spazio”. Prima di salutare i fedeli, don Massimo ha chiamato all’altare un altro giovane ragazzo della sua comunità, che ha voluto rendere grazie con un canto in arabo. Al termine della celebrazione, don Riccardo ha donato a don Massimo una stampa dell’omelia di Cardinal Martini, in ricordo dei due 25 anni di sacerdozio.
Sul sagrato della chiesa i fedeli hanno potuto acquistare dei prodotti coltivati dai ragazzi della comunità. Nel pomeriggio invece, don Massimo parlerà a genitori, educatori e allenatori durante l’incontro “Quali modelli di educazione per i nostri ragazzi?”
Don Massimo Mapelli
Don Massimo ha quindi chiamato al presbiterio alcuni ragazzi che vivono con lui per raccontare brevemente la loro storia. Abdul e Mohamed, entrambi 17enni e provenienti dall’Egitto, hanno condiviso i viaggi che hanno compiuto a 14 e 15 anni per giungere in Italia. Entrambi hanno raggiunto in areo la Turchia e poi, passando dalla Grecia, hanno attraversato i Balcani a piedi fino a raggiungere il nostro Paese. Un viaggio durato dieci mesi e compiuto prevalentemente di notte. Abdul ha raccontato inoltre di essere stato più volte fermato sui confini, di essere stato picchiato e rimandato indietro, alla fine però ha raggiunto l’Italia dove già era giunto suo fratello e ha trovato ospitalità presso la comunità di don Massimo. Attualmente Abdul sta studiando per diventare parrucchiere.
Don Riccardo Sanvito
Jose, 14 anni, anche lui proveniente dall’Egitto, ha raccontato invece del suo viaggio compiuto attraverso la Libia, dove ha sostato 5 mesi prima di poter partire. Esham invece, quindicenne, ha spiegato di essere partito quando aveva 12 anni dall’Egitto, ma di essere stato fermato più volte mentre tentava di raggiungere la Libia e successivamente anche quando si era già imbarcato per raggiungere l’Italia. Esham ha trascorso 3 mesi in carcere, dove ha vissuto in condizioni estreme mangiando solo pane duro. “Jose è cristiano copto, Esham è mussulmano – ha spiegato don Massimo. – Nella settimana dell’Unità dei cristiani che stiamo vivendo, noi in casa nostra facciamo un’unità interreligiosa. Il rapporto tra cristiani e mussulmani in Egitto è molto complicato, qui invece loro vivono insieme, crescono insieme e sono amici. L’Unità dei Cristiani, come mi disse il Cardinal Martini una volta, si fa dal basso con le amicizie. E così è per noi”.
La comunità di don Massimo non accoglie solo ragazzi stranieri, ma anche italiani in difficoltà. Lucrezia, 18 anni, ha raccontato che due anni fa aveva deciso di contattare il Telefono Azzurro a causa di maltrattamenti e successivamente di aver sporto denuncia in questura. “Dopo un anno trascorso a casa durante il quale comunicavo di nascosto con l’assistente sociale, sono venuti a prendermi i Carabinieri e mi hanno portato nella comunità di don Massimo – ha spiegato Lucrezia – Adesso ho 18 anni e tecnicamente potrei andarmene, ma mi sono trovata bene e voglio rimanere. Ho chiesto un proseguo amministrativo per motivi di studio. Resterò ancora qualche anno e spero di intraprendere un percorso universitario”. Come lei, anche Dora, ragazza nigeriana, è stata prelevata dagli assistenti sociali a casa per problemi che c’erano nella sua famiglia. “A maggio del 2019 sono arrivata nella comunità di don Massimo. All’inizio non è stato facile, ma adesso dopo tre anni sto bene con tutti e in comunità con me c’è anche mio fratello”. Dora, ha spiegato don Massimo, è nata a Milano e non ha mai visto la Nigeria: “Tuttavia, per lei e suo fratello abbiamo tantissimi problemi di documenti. È così difficile fare in modo che se uno è nato a Milano ed è cresciuto qua gli si può fare un documento e chiudere la faccenda? Sì, purtroppo è difficile”.
Infine a raccontare la sua storia è stato anche il piccolo Assan, ragazzino egiziano di soli 12 anni, sbarcato in Italia da solo partendo dalla Libia. Da un anno Assan vive nella comunità di don Massimo e appena è arrivato è stato iscritto in quinta elementare. Ora frequenta le scuole medie e il suo italiano sta migliorando. “Queste sono alcune delle storie che in questi anni mi hanno aiutato a capire una cosa – ha detto don Massimo Mapelli – Si tratta della lezione del Vangelo di oggi, il passo che tutti definirebbero della ‘moltiplicazione’. Io penso che questo sia un errore, non è il Vangelo della moltiplicazione. È il Vangelo della divisione. La pagina di oggi non ci insegna che serve qualcuno che moltiplichi, ma ci vuole il coraggio di dividere. Se tu hai poco, ma quello che hai lo dividi, ce n’è per tutti. Ma se moltiplichi o arraffi, non è detto che ce ne sia per tutti, dipende sempre poi come tutto viene diviso”.
A proposito di divisione, don Massimo ha spiegato che nei prossimi mesi la sua comunità proverà ad acquisire un nuovo immobile vicino a quello in cui attualmente lui e i ragazzi vivono, per fare in modo di poter ospitare altri giovani. “Il telefono suona sempre. Le richieste per ospitare arrivano in continuazione, ma ho dovuto dire molti no in questi mesi. Proveremo ad aprire un nuovo spazio”. Prima di salutare i fedeli, don Massimo ha chiamato all’altare un altro giovane ragazzo della sua comunità, che ha voluto rendere grazie con un canto in arabo. Al termine della celebrazione, don Riccardo ha donato a don Massimo una stampa dell’omelia di Cardinal Martini, in ricordo dei due 25 anni di sacerdozio.
Sul sagrato della chiesa i fedeli hanno potuto acquistare dei prodotti coltivati dai ragazzi della comunità. Nel pomeriggio invece, don Massimo parlerà a genitori, educatori e allenatori durante l’incontro “Quali modelli di educazione per i nostri ragazzi?”
E.Ma.