Merate: la commemorazione per gli 80 anni dalla battaglia di Nikolajewka con gli alpini
Presenti non solo i gagliardetti della provincia di Lecco, ma anche quelli di Monza e Milano accorsi per commemorare il valore dimostrato dai loro compagni.
Dopo l'ammassamento davanti al municipio, ha fatto seguito l'alzabandiera accompagnato dalle note della Banda Sociale Meratese e l'intonazione corale dell'Inno di Mameli. Quindi, due penne nere meratesi hanno riposto una corona d'alloro ai piedi del monumento in commemorazione ai Caduti, alla presenza delle autorità civili e militari. I presenti si sono riuniti poi in un corteo, che capeggiato sempre dalla banda, ha marciato fino alla chiesa parrocchiale di sant'Ambrogio dove è stata celebrata la santa Messa.
"Era il 26 gennaio del 1984 quando ho assistito per la prima volta alla commemorazione di questa battaglia alla presenza del quarto corpo di armata Alpina" ha ricordato padre Pierfrancesco Corti, anch'egli alpino oltre che missionario del PIME. Le gesta di queste penne nere lo spinsero due settimane dopo a offrirsi come volontario per affiancare il contingente italiano in Libano. Il sacerdote ha parlato dell'umanità dei soldati schierati in campo e non, delle loro gesta eroiche - paragonandoli a Gesù, che come loro, ha pagato le colpe di altri e si è sacrificato con la vita - ha quindi raccontato la bellezza dell'uomo e non la bruttezza della guerra.
Padre Pierfrancesco Corti
Padre Corti ha puntualizzato quanto anche oggi ci sia bisogno di questo esempio: gli alpini sono come una luce che illumina la retta via, che guida verso una vita giusta per evitare di ripetere gli errori del passato.
Il sindaco di Merate Massimo Panzeri ha esternato orgoglio verso il gruppo alpino di Merate, giunto quest'anno a 95 anni dalla sua fondazione, preceduto dai 100 celebrati l'anno scorso dalla sezione di Lecco e dai 150 del corpo italiano degli Alpini. Panzeri ha poi spinto ad una riflessione scaturita da una domanda che ha posto ai presenti: "Cosa significa oggi essere alpino? Essere alpino significa essere testimone e esempio. Testimone di uomini che hanno sacrificato la loro giovinezza, famiglia, futuro e la vita per la loro patria in cui credevano, esempio di amore per il proprio territorio, attaccamento alla propria terra, valori trasmessi negli ultimi anni attraverso campi estivi rivolti ai giovani". Infatti questo incontro non è stato rivolto solo al ricordo di una data, ma soprattutto ai patimenti sofferti da generazioni meno fortunate che ci hanno portato a ripudiare una guerra che però oggi più che mai è ancora presente. Panzeri ha concluso ringraziando il presidente della sezione di Lecco Marco Magni che quest'anno concluderà il proprio mandato.
Il capogruppo di Merate Claudio Ripamonti
Magni ha quindi preso la parola ricordando come questa sia stata ufficialmente la prima "celebrazione della giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli alpini", riconosciuta l'anno scorso al Senato. Magni ha ringraziato di cuore i compagni che lo hanno affiancato nei suoi anni di servizio e anche se lascerà formalmente la sua carica di presidente non la lascerà mai nello spirito "continuerò ad essere con voi come semplice alpino ma sarò sempre a disposizione e servizio per qualsiasi evenienza".
L'ultimo intervento è stato quello del presidente della provincia di Lecco Alessandra Hofmann, appassionata dei canti alpini, ha voluto simboleggiare lo spirito di fratellanza e altruismo, che si manifesta in opere concrete, delle penne nere attraverso le parole del brano "L'ultima notte" scritto da Carlo Geminiani e musicata da Bepi De Marzi: "Mormorando, stremata, centomila voci stanche di un coro che si perde fino al cielo, avanzava in lunga fila la marcia dei fantasmi in grigioverde. Non è il sole che illumina gli stanchi gigli di neve sulla terra rossa. Gli alpini vanno come angeli bianchi e ad ogni passo coprono una fossa."
La celebrazione è stata accompagnata dal coro Stelutis di Brivio che ha intonato diversi canti degli alpini.