Ma la sanità pubblica in provincia e in regione?
Gentile Redazione,
leggo su vari giornali locali del primo "Protocollo delle Relazioni Sindacali" siglato dal Direttore Generale dell'Asst di Lecco e dai segretari delle confederazioni territoriali di Cgil, Cisl e Uil.
Un protocollo caratterizzato dall'istituzione di un Tavolo Permanente di consultazione tra le parti magnificato dal DG perché "apre un importante canale di comunicazione e partecipazione delle parti sociali relativamente al bisogno di salute del territorio e all'offerta sociosanitaria e sanitaria dell'Asst di Lecco".
Poco prima avevo letto dell'ipotesi, definita assurda dalla Funzione Pubblica Territoriale della CGIL, di un accordo che sarebbe in via di sottoscrizione da parte di altre sigle sindacali con la stessa Asst di Lecco, riguardante soprattutto lo "smaltimento" di varie tipologie di recuperi di orari lavorativi accumulati dai dipendenti dell'Azienda. Smaltimento che secondo le fondate critiche costituirebbe solo un rimando del problema, ormai strutturale, della cronica penuria di personale.
Senza entrare troppo nello specifico della materia contrattuale, che potrebbe non interessare il cittadino comune, non posso non sottolineare con sconcerto questa perlomeno apparente possibile contraddizione che cerco di illustrare qui di seguito:
E' da vario tempo che leggo di numerosi tentativi da parte di varie sigle della FP territoriale tesi ad imprimere, anche con la lotta, una svolta nella conduzione dell'Azienda Socio Sanitaria.
Una svolta che consenta d'invertire ad esempio l'anacronistica prassi di esternalizzare i servizi, in particolare quelli ospedalieri, al "privato" specie cooperativistico.
Dai media locali, in sostanziale assenza di spazi di confronto diretto - pur richiesti - coi cittadini su questi temi e simili, abbiamo sinora apparentemente potuto solo registrare una netta e strutturale chiusura da parte della Dirigenza che anche negli ultimi tempi ha aperto gare per mettere sul mercato alcuni servizi ospedalieri, sancendone poi l'affidamento a società private.
Addirittura, per stare solo al mio vissuto personale, alla richiesta che avevo posto in un contesto pubblico direttamente all'ex assessore regionale Gallera, mi ero sentito rispondere che "per fortuna ci sono DG che attingono alla cooperative", motivando ( sich!) tale affermazione con la penuria di medici.
Ma, come è ormai noto, questa è nient'altro che la traduzione anche in Sanità del classico e falso interrogativo " è nato prima l'uovo o la gallina?". Infatti non sfugge più a nessuno che se non si valorizzano, sotto varie forme, il personale e le strutture pubbliche è lapalissiano che ne trarrà vantaggio il privato, come è ormai sempre più evidente nella nostra Regione.
Questo è per dire che ben vengano i Tavoli purché, e qui sta non solo secondo me la possibile "contraddizione", non si trasformi per un mal interpretato, e spesso strumentale, senso di realismo ( scarsità di risorse, politiche nazionali, politiche di "reclutamento" di medici e infermieri, varie problematiche incancrenite ecc. ecc.) nell'ennesima presa d'atto e quindi supina accettazione dello stato di fatto.
E' pur vero che questa situazione dipende anche da sciagurate scelte di riduzione della spesa sanitaria operate da quasi tutte le forze politiche, di vari colori, che si sono alternate al governo negli anni precedenti ma questo non può essere preso a pretesto, senza comprovate documentazioni, del protrarsi di scelte politiche a sfavore del pubblico.
Un sistema pubblico specie lombardo che presenta certamente delle eccellenze ma anche sicuramente delle pecche e che, proprio per questo, andrebbe semmai migliorato e non, nei fatti, gradualmente affossato.
Alla base però ci dovrebbe auspicabilmente essere quell'originaria e strutturale visione secondo cui il bene Salute non può essere gestito solo secondo logiche di mercato, e quindi nei fatti prioritariamente subordinato a parametri economici, ma secondo criteri di effettivo servizio qualitativo alla persona e perciò stesso non condizionato dalla capacità di spesa dei cittadini.
Capacità di spesa che invece e purtroppo sta diventando un vero e proprio spartiacque per accedere ai servizi, viste le enormi liste d'attesa.
Tutto questa concezione viene a parole spesso condivisa da molti organi preposti, comprese le forze politiche e sociali ma ora, sperabilmente grazie anche a questo Tavolo, dovrà produrre anche a livello locale svolte effettive a partire, ad esempio ma non solo, da ben riscontrabili re-internalizzazioni di importanti funzioni sanitarie negli Ospedali.
Anche l'imminente passaggio elettorale nella nostra Regione potrà rappresentare un altro possibile segnale d'inversione se saprà penalizzare le forze politiche che per decenni hanno gestito la Sanità Pubblica in Lombardia.
Non foss'altro per quel detto popolare che avrebbe portato molti a preferire l'attuale governo e cioè " Visti i risultati dei precedenti governanti, almeno proviamo quest'altri".
E naturalmente esercitando poi su "quest'altri" ( non certo quelli praticanti le stesse logiche) un permanente controllo sull'effettivo cambio di direzione.
leggo su vari giornali locali del primo "Protocollo delle Relazioni Sindacali" siglato dal Direttore Generale dell'Asst di Lecco e dai segretari delle confederazioni territoriali di Cgil, Cisl e Uil.
Un protocollo caratterizzato dall'istituzione di un Tavolo Permanente di consultazione tra le parti magnificato dal DG perché "apre un importante canale di comunicazione e partecipazione delle parti sociali relativamente al bisogno di salute del territorio e all'offerta sociosanitaria e sanitaria dell'Asst di Lecco".
Poco prima avevo letto dell'ipotesi, definita assurda dalla Funzione Pubblica Territoriale della CGIL, di un accordo che sarebbe in via di sottoscrizione da parte di altre sigle sindacali con la stessa Asst di Lecco, riguardante soprattutto lo "smaltimento" di varie tipologie di recuperi di orari lavorativi accumulati dai dipendenti dell'Azienda. Smaltimento che secondo le fondate critiche costituirebbe solo un rimando del problema, ormai strutturale, della cronica penuria di personale.
Senza entrare troppo nello specifico della materia contrattuale, che potrebbe non interessare il cittadino comune, non posso non sottolineare con sconcerto questa perlomeno apparente possibile contraddizione che cerco di illustrare qui di seguito:
E' da vario tempo che leggo di numerosi tentativi da parte di varie sigle della FP territoriale tesi ad imprimere, anche con la lotta, una svolta nella conduzione dell'Azienda Socio Sanitaria.
Una svolta che consenta d'invertire ad esempio l'anacronistica prassi di esternalizzare i servizi, in particolare quelli ospedalieri, al "privato" specie cooperativistico.
Dai media locali, in sostanziale assenza di spazi di confronto diretto - pur richiesti - coi cittadini su questi temi e simili, abbiamo sinora apparentemente potuto solo registrare una netta e strutturale chiusura da parte della Dirigenza che anche negli ultimi tempi ha aperto gare per mettere sul mercato alcuni servizi ospedalieri, sancendone poi l'affidamento a società private.
Addirittura, per stare solo al mio vissuto personale, alla richiesta che avevo posto in un contesto pubblico direttamente all'ex assessore regionale Gallera, mi ero sentito rispondere che "per fortuna ci sono DG che attingono alla cooperative", motivando ( sich!) tale affermazione con la penuria di medici.
Ma, come è ormai noto, questa è nient'altro che la traduzione anche in Sanità del classico e falso interrogativo " è nato prima l'uovo o la gallina?". Infatti non sfugge più a nessuno che se non si valorizzano, sotto varie forme, il personale e le strutture pubbliche è lapalissiano che ne trarrà vantaggio il privato, come è ormai sempre più evidente nella nostra Regione.
Questo è per dire che ben vengano i Tavoli purché, e qui sta non solo secondo me la possibile "contraddizione", non si trasformi per un mal interpretato, e spesso strumentale, senso di realismo ( scarsità di risorse, politiche nazionali, politiche di "reclutamento" di medici e infermieri, varie problematiche incancrenite ecc. ecc.) nell'ennesima presa d'atto e quindi supina accettazione dello stato di fatto.
E' pur vero che questa situazione dipende anche da sciagurate scelte di riduzione della spesa sanitaria operate da quasi tutte le forze politiche, di vari colori, che si sono alternate al governo negli anni precedenti ma questo non può essere preso a pretesto, senza comprovate documentazioni, del protrarsi di scelte politiche a sfavore del pubblico.
Un sistema pubblico specie lombardo che presenta certamente delle eccellenze ma anche sicuramente delle pecche e che, proprio per questo, andrebbe semmai migliorato e non, nei fatti, gradualmente affossato.
Alla base però ci dovrebbe auspicabilmente essere quell'originaria e strutturale visione secondo cui il bene Salute non può essere gestito solo secondo logiche di mercato, e quindi nei fatti prioritariamente subordinato a parametri economici, ma secondo criteri di effettivo servizio qualitativo alla persona e perciò stesso non condizionato dalla capacità di spesa dei cittadini.
Capacità di spesa che invece e purtroppo sta diventando un vero e proprio spartiacque per accedere ai servizi, viste le enormi liste d'attesa.
Tutto questa concezione viene a parole spesso condivisa da molti organi preposti, comprese le forze politiche e sociali ma ora, sperabilmente grazie anche a questo Tavolo, dovrà produrre anche a livello locale svolte effettive a partire, ad esempio ma non solo, da ben riscontrabili re-internalizzazioni di importanti funzioni sanitarie negli Ospedali.
Anche l'imminente passaggio elettorale nella nostra Regione potrà rappresentare un altro possibile segnale d'inversione se saprà penalizzare le forze politiche che per decenni hanno gestito la Sanità Pubblica in Lombardia.
Non foss'altro per quel detto popolare che avrebbe portato molti a preferire l'attuale governo e cioè " Visti i risultati dei precedenti governanti, almeno proviamo quest'altri".
E naturalmente esercitando poi su "quest'altri" ( non certo quelli praticanti le stesse logiche) un permanente controllo sull'effettivo cambio di direzione.
Germano Bosisio