Brivio: Madagascar, Kenya e Uganda con zaino in spalla. L'avventura di una giovane
Partire con un biglietto di sola andata per l’Africa e viaggiare per due mesi, solo con uno zaino in spalla, attraverso tre stati. È l’esperienza compiuta da Giulia Codara, 30 anni, residente a Brivio, dove insieme alla sua famiglia gestisce l’azienda agricola e fattoria didattica “Amici Cavalli”. Laureata in Scienze dell’Educazione e ora a un passo dal conseguimento di una seconda laurea in Scienze Naturali, Giulia ha salutato mamma, papà, il fratello (che l’ha sostituita in fattoria durante la sua assenza) e i suoi amici animali, ed è partita per Antananarivo, capitale del Madagascar, alla fine dello scorso ottobre.
“Sono partita solo con il biglietto d’andata e senza aver prenotato alcun alloggio. Non sapevo dove avrei dormito ogni notte, né quando sarei tornata” ci ha raccontato. Ma cosa l’ha spinta a partire per un viaggio così impegnativo, per altro in un continente dove non era mai stata? Curiosità e voglia di scoprire, ha detto Giulia, appassionata di coltura e cultura.
Giunta nella capitale malgascia, Giulia si è immediatamente spinta verso Sud con mezzi di fortuna (come i pulmini “matatu”), dove ha trascorso un mese alla scoperta di piccoli villaggi e realtà tremendamente lontane da Brivio. “La buona stella mi ha portato sempre a trovare qualcuno che mi aiutasse, o comunque un posto dove dormire” ci ha spiegato, rispondendo alla domanda se non avesse paura di non trovare un alloggio qualche volta. Il luogo che le è rimasto più impresso è stato Antsirabe, una grande città. “Viaggiando nel Sud di questa grande isola ho provato per la prima volta la difficoltà di sentirmi diversa. Quando camminavo, specialmente nei villaggi, la gente mi guardava come se venissi da un altro mondo”.
Nonostante fosse partita senza un vero e proprio programma, un posto da vedere in Madagascar Giulia l’aveva annotato. “Un mio amico era stato lì anni prima e mi aveva raccontato di aver incontrato un padre missionario originario del Comasco”. E così Giulia si è messa sulle tracce di Padre Attilio, che ha trovato a Ihosy. “Si ricordava ancora del mio amico. È stato molto ospitale con me e mi ha fatto visitare una scuola. È stato molto bello vedere i bambini in classe, perché lì poter studiare è una fortuna e nei loro occhi si leggeva la consapevolezza di questo privilegio. Una cosa che qui purtroppo non accade…”
Giulia con suor Giannina, amica di padre Attilio
Trascorso un mese, Giulia ha lasciato la grande isola per atterrare sul continente. “Fin da bambina ho sempre avuto il grande desiderio di vedere i gorilla. Per questo motivo ho sempre voluto andare in Uganda”. Per arrivarci però la giovane briviese, anche per questioni economiche legate al costo del volo areo, ha preferito atterrare a Nairobi, in Kenya, e incamminarsi da lì verso il vicino stato in cui avrebbe realizzato il suo desiderio.
Attraverso la piattaforma “Workaway” Giulia è entrata in contatto con un’azienda agricola keniota, presso la quale ha lavorato come volontaria per quattro giorni, scoprendo cose nuove, utili anche per il suo lavoro a Brivio. “È una realtà diversa dalla nostra. Ho visto coltivazioni di banane, arachidi, riso e mais. È stato interessate capire come viene vissuta l’agricoltura in altre parti del mondo. La cosa che mi ha colpito di più sono le persone che di mestiere restano a guardia del raccolto tutto il giorno per preservarlo dagli animali, praticamente degli spaventapasseri viventi. Inoltre, è stato bello vedere come in alcuni posti ci siano ancora identità legate al cibo, una cosa che noi, avendo ogni genere alimentare a disposizione, abbiamo perso”. Ad aver colpito Giulia è stato anche il senso pratico dei coltivatori kenioti: “Avevano una grande manualità e se capitava un problema, con ingegno e praticità lo risolvevano subito”.
Dopo questa breve esperienza, Giulia si è “incamminata” viaggiando per dieci giorni – spesso per tutto il girono – sempre con mezzi di fortuna per raggiungere l’Uganda. Varcato il confine, si è diretta al “Parco nazionale impenetrabile di Bwindi”, un’area naturale protetta che ospita gorilla. “È stata la realizzazione di un sogno” ha detto Giulia, spiegando di averli potuti ammirare e ritrarli disegnando – un’altra sua passione. “Non avendo programmato né prenotato niente, mi sono capitate diverse fortune, come quando, uscita dal parco, dovevo raggiungere un villaggio situato tra i laghi George e Edward. Ho trovato un autista che mi ha accompagnato e il viaggio è stato un vero e proprio safari improvvisato che mi ha permesso di vedere un sacco di animali”.
Quello che viene in mente di chiedere a una ragazza dopo aver ascoltato un racconto di questo tipo è se non si è mai sentita in pericolo, trovandosi sola e a chilometri e chilometri lontana da casa. Giulia però ha risposto con serenità, raccontando solo un piccolo aneddoto: “Una mattina in Kenya dovevo prendere un pullman molto presto, era ancora buio. La stazione distava appena cinquecento metri da dove alloggiavo, ma la signora che mi ospitava ha insistito perché prendessi un boda boda (mototaxi ndr) per andarci. L’autista mi ha lasciata in stazione, ma era buio e non c’era nessuno. Ho avuto un po’ di paura, così mi sono nascosta nel cortile di un piccolo bar, dietro a un muretto. Vicino a me c’era un tavolo da biliardo e non mi sono accorta che sotto stava dormendo un uomo. Quando si è svegliato si è spaventato nel vedermi lì. È stata l’esperienza più spaventosa che ricordi”.
A conti fatti però, se potesse tornare indietro, Giulia ha ammesso che rifarebbe il viaggio con un amico o un’amica. “È un consiglio che mi sento di dare a chi intende intraprendere un viaggio così. Condividetelo con qualcuno. Inoltre, è fondamentale sapere più lingue. Io parlavo inglese, che mi ha permesso di comunicare in Kenya e Uganda, ma mi sarebbe piaciuto poter parlare anche francese, lingua molto utilizzata in Madagascar”. Poco prima di Natale Giulia è rientrata a Brivio, facendo una sorpresa alla sua famiglia, che nonostante la sentisse tutti i giorni per telefono era comunque in pensiero per lei.
E.Ma.