Olgiate: la pediatra Anna Villella in pensione. Potevo restare ma oggi la sanità pubblica è peggiorata e ATS non collabora per nulla

La dott.ssa Anna Villella
Lo scorso 31 dicembre, come già dettagliato, gli ambiti di Cernusco e Casatenovo hanno perso due pediatre e i pazienti hanno dovuto rivolgersi ai medici in servizio aventi disponibilità. Il pensionamento della dottoressa Anna Villella, in particolare, è stato però una scelta voluta dato che avrebbe comunque potuto proseguire per alcuni anni ancora a lavorare. Ha invece deciso di utilizzare il riscatto anticipato degli anni di laurea per uscire dal servizio pubblico nazionale. Questo perché stanca della mala gestione con cui da anni si è trovata ad avere a che fare, stanca di un sistema che nel corso degli anni invece che migliorare è solo peggiorato ed è imploso nella pandemia mostrando tutti i suoi limiti e le sue carenze.

Classe 1958, dopo un periodo come ricercatrice al CNR e come medico di medicina scolastica, ha esercitato al consultorio per poi dedicarsi totalmente all'attività di pediatra di famiglia nel distretto di Olgiate. Migliaia i bambini che ha visto e visitato in questi anni, alcuni dei quali ritornati in veste di genitori. Un'esperienza arricchente dal punto di vista umano e professionale che l'ha gratificata dei tanti sforzi compiuti.

Ora che il tempo a disposizione sarà di più potrà dedicarsi all'attività di omeopata e nutrizionista e tornare a far esperienze di volontariato all'estero, come fatto in passato ma che aveva dovuto interrompere anche per la mancanza di colleghi pronti a sostituirla per lunghi periodi.

"La mia scelta è stata dettata dal fatto che ormai era diventato troppo difficile lavorare con il sanitario locale" ha raccontato la dottoressa Villella. "Avevo avvisato per tempo ATS della mia scelta, mi è stato risposto che i pazienti sarebbero stati assegnati agli altri colleghi con disponibilità e che sarebbero state inviate le lettere. Invece non è arrivato nulla. Ho avvisato personalmente tutti i miei pazienti con l'aiuto della mia segretaria dato che ATS non si è dimostrata per nulla collaborante. Ho cercato invano di trovare una modalità che non creasse disagi ma mi è stato risposto che non appena cessato il servizio, i miei pazienti sarebbero stati indirizzati ad altri colleghi. Ma con 20/30 chiamate ogni giorno che ricevevo mi chiedo come si possa pensare al momento della chiamata della famiglia del paziente, dunque nel momento del bisogno, di dire loro di rivolgersi a uno dei pediatri disponibili?".

Una situazione che fa pensare a quello che sarà il futuro ma che, buttando uno sguardo al passato, fa tornare con la mente ai mesi bui del covid. "Siamo stati abbandonati a noi stessi. Abbiamo passato mesi in ambulatorio chiedendo di poter avere assistenza per lavorare da casa ma nulla, ci siamo dovuti arrangiare con tutto. In trent'anni di sanità pubblica posso dire che è solo peggiorata. Come cittadina mi chiedo ora come cosa aspettarmi. Ho scelto di fare il medico dei bambini per dare speranza e ho voluto farlo nel sistema pubblico nel quale credo. La mia è stata una scelta sofferta ma obbligata vista la situazione del sistema pubblico...".
S.V.
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