Merate: sogno di una notte di mezzo inverno
La visione di Palazzo Tettamanti (Merate) buio baluardo a nord di piazza degli Eroi nell'oscurità della notte del primo giorno dell'anno deve essere stata la causa di un sogno permeato di un desiderio intinto nell'affetto verso la nostra città.
Dunque, nella visione onirica il palazzo municipale era apparso vivo, dinamico, luminoso. Biblioteca, museo, mostra d'arte avevano animato le anguste stanze e i lunghi corridoi. Al piano terra c'erano ancora l'auditorium e la sede della polizia locale ma appena superata la prima rampa in giro c'era una moltitudine di ragazze e ragazzi, aule spaziose con scaffali ricolmi di libri, sale del silenzio e della lettura. Le "ali" applicate dall'arch. Marco Casamonti erano destinate l'una agli studenti del Viganò e l'altra agli studenti dell'Agnesi in libera autogestione. Un salone era dotato di tutti gli strumenti musicali a disposizione di chiunque, con rispetto, li volesse (e li sapesse) usare.
Il centro era tutto un andirivieni di giovani, una vivacità inconsueta che non si ricordava dai tempi in cui il Palazzo ospitava anche la scuola elementare.
Negli eleganti saloni di Villa Confalonieri, invece, c'erano gli uffici comunali, col comodo parcheggio sotterraneo e la bellezza dell'ingresso ridisegnato, come il parco retrostante. Il sindaco stava seduto nella grande sala vetrata, anche se il suo viso era travisato da un'ombra.
Più chiari invece i volti degli assessori. Stefano Maffi al bilancio, Andrea Valli a lavori pubblici e urbanistica, Andrea Colombo Sport e Commercio, Silvia Sesana (o era Federica Gargantini?) alla Cultura e Istruzione, Franca Maggioni ai servizi sociali. Dario Perego ricopriva la carica di capogruppo.
Ridotti ai minimi termini gli eventi, l'assessore Colombo presentava un programma suddiviso per fasce di età: rapper per i giovanissimi (tipo Sfera Ebbasta) , gruppi rock come i Deep Purple per la generazione degli anni sessanta e settanta, banda e orchestra nel salone dell'auditorium per gli amanti della musica classica e folk.
Nel contempo fuori dal palazzo si andava creando una grande società per azioni con l'obiettivo di acquisire in comodato il castello per trasformarlo in una struttura ricettiva con tavola calda e centro congressi grazie all'appoggio di importanti aziende locali (ma di dimensione internazionale). Una ODV, organizzazione di volontariato, tesseva le fila di questa Spa destinando anche parte dei fondi raccolti all'acquisizione di strumentazioni sofisticate per l'ospedale.
Un pool di esperti -infine - lavorava per ricostruire il distretto sanitario mettendo in comunicazione fra loro, sempre tramite l'ODV, ospedale, Retesalute, Hospice, dipartimento fragilità, medicina di base e sodalizi di volontariato per costruire un modello di continuità assistenziale da imitare su scala nazionale.
Quel volto travisato da un'ombra aveva tenuto per sé l'ecologia e la sicurezza. Una grande mappa illustrava il cronoprogramma del risanamento dell'area a nord della città da trasformare in un'oasi di verde, nel rispetto dei diritti degli animali e (anche) degli umani. Mentre riorganizzando le forze di polizia locali faceva presidiare i punti più sensibili della città da una pattuglia fino alla chiusura dei locali più rumorosi, imponendo l'applicazione delle norme in tema di ordine pubblico e osservanza della quiete notturna.
Poi però è giunta l'alba, il risveglio e la realtà dura come il marmo: il Palazzo era ancora avvolto nelle ultime ombre della notte buio e silenzioso, villa Confalonieri abbandonata, il castello deserto, l'ospedale in declino, Retesalute in rianimazione, la città senza legge (con scarsi tutori della legge) vedi la furia vandalica della notte di Natale nei pressi del locale di viale Lombardia e i soliti volti attorno al tavolo della Giunta.
Un brutto risveglio. Del resto, sempre Freud diceva che il sogno è la trasposizione onirica anche delle paure.
Solo un volto è rimasto nell'ombra, quello del sindaco seduto nella sontuosa sala della vetrata.