Etica ed estetica

Damián Emiliano Martínez Romero, detto Dibu, portiere dell'Aston Villa e della nazionale argentina, classe 1992, come anno di nascita, classe interessante come doti sportive, classe zero come stile ed educazione. Riceve il premio come miglior portiere del Mondiale 2022 (una specie di "mano" da Famiglia Addams, ma pazienza) e non trova altro di meglio che ostentarla, emulo di Priapo.

Damiano David, 23 anni, classe '99, frontman dei Måneskin, al termine di un concerto a Las Vegas distrugge insieme alla sua band gli strumenti con cui avevano appena suonato. Lo faceva Pete Townshend degli "Who", la copertina di "London Calling" dei Clash ritrae lo stesso gesto di un chitarrista, Jimi Hendrix bruciò la sua Fender al Festival di Monterey. Erano gli anni Settanta, gli anni delle ideologie e delle proteste, dell'offerta quasi sacrificale del proprio strumento sul quale era stata suonata musica inarrivabile. Che pena vedere che cinquant'anni dopo non si riesca a trovare un nuovo linguaggio, oltre che a fare musica degna di tal nome. Meglio sfasciarli gli strumenti: è un gesto liberatorio per le nostre orecchie, in effetti.

Hajime Moriyasu, classe 1968, allenatore della nazionale giapponese di calcio, saluta il pubblico dei tifosi dopo la sconfitta della squadra dopo la sconfitta ai quarti di finale del Mondiale contro la Croazia, ai rigori.
In conferenza stampa ha dichiarato: "I giocatori possono pensare di competere contro il mondo intero dallo stesso livello. Ci hanno mostrato il futuro del calcio giapponese, una nuova era. Abbiamo battuto la Germania, abbiamo battuto la Spagna, abbiamo battuto due campioni del mondo. Se pensiamo di andare avanti invece di ristagnare, il futuro cambierà sicuramente."

Sconfitti in semifinale dalla Francia, i giocatori del Marocco (classe calcistica inattesa), hanno eseguito di fronte ai loro tifosi il gesto del Sujud, il rito di ringraziamento che in questi Mondiali avevano compiuto dopo le vittorie più sofferte. Se lo si  comprende dopo trionfi per certi versi inattesi e miracolosi, si fa più fatica a capirlo dopo l'amarezza di una sconfitta.

Quattro modi diversi di intendere la competizione, la vittoria, il successo. A tutti quelli che pensano sia solo una questione estetica mi permetto di citare un aforisma di Søren Kierkagaard (giocava in squadra con Hegel, Schelling, Schopenauer...): "L'estetica è nell'uomo ciò per cui egli spontaneamente è quello che è; l'etica è quello per cui l'uomo diventa quello che diventa".

Tra una mano mostrata a cazzo e un inchino, quale dei due gesti fa diventare campioni?

 

Stefano Motta
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