Brivio: analogie tra Dante e Qohelet. La prof.ssa Crevenna chiude il ciclo di letture

Si è concluso a Brivio lo scorso venerdì il ciclo di letture dei capitoli del libro di Qohelet, che, diviso in tre periodi, ha portato prima presso la chiesa prepositurale poi presso il cine teatro Excelsior dodici ospiti che hanno letto e commentato il testo contenuto nella Bibbia. L'iniziativa è stata organizzata e proposta dall'ex sindaco Ugo Panzeri e don Emilio Colombo.

La professoressa Barbara Crevenna

È andato alla professoressa del Liceo Agnesi, dantista e maggior esperta dello scrittore Riccardo Balsamo Crivelli, Claudia Crevenna, l'onore di chiudere la rassegna. "Nulla" il titolo della serata, iniziata con l'interrogarsi dell'ospite in merito a quello che vedeva nell'immagine realizzata da Alfredo Chiappori per il capitolo in questione. La professoressa ha ammesso di avere avuto difficoltà a trovare un significato nel disegno astratto e così ha chiesto al suo bambino cosa ci vedesse e lui ha risposto: la mamma. "Ho pensato che a volte l'idea della coincidenza degli opposti non è solo una bella figura retorica. Alle volte, dove qualcuno vede il niente, qualcun altro vede il tutto. Per un bambino così piccolo, la mamma è praticamente tutto, e allora con questa suggestione ho cercato di vedere se ci si può mettere un tutto dentro al niente..." 

 

 

La descrizione che viene proposta nel dodicesimo capitolo del Qohelet è quella della vecchiaia e la professoressa ha osservato: "La casa che viene descritta è il nostro corpo. I custodi della casa che si incurvano sono proprio l'immagine della vecchiaia che avanza". Verso la fine, Qohelet racconta che il corpo torna alla polvere e il respiro torna a Dio. "La letteratura con la vecchiaia ha un rapporto complicato - ha continuato. - Anche Dante ha fatto i conti con la vecchiaia, il suo viaggio nell'al di là, come sappiamo, è compiuto nel mezzo del cammin di nostra vita".


La professoressa ha ricordato che anche i più grandi protagonisti di Dante sono "vecchi", come Ulisse, per esempio. "La vecchiaia per Dante è quindi un tema davvero importante, e questo è già un punto di contatto, tuttavia Qohelet non gode di grande fortuna nelle sue opere, nonostante venga citato nel Convivio". Ma perché riflettere sul fatto che non c'è eco di Qohelet in particolare nella Commedia?, si è domanda l'esperta dantista, che proprio tra il sommo poeta italiano e Qohelet ha voluto trovare delle relazioni. "La Commedia vuole essere in incerta e complicata maniera parola di Dio per Dante, quindi c'è da domandarsi che relazione intrattiene con la parola di Dio ufficiale, ovvero quella contenuta nella Bibbia. Non è sbagliato chiedersi le ragioni dell'assenza". E queste ragioni la professoressa ha provato a immaginarle, escludendo innanzi tutto una questione di "scandalo", cosa che per Dante non era un problema. "L'assenza di Qohelet nella Commedia credo sia dovuta a una distanza di fondo di atteggiamento. A quel cinismo abrasivo di Qohelet, a questa eleganza intellettuale del suo dettato, Dante è poco sensibile, perché è poeta cristiano della militanza". 

La professoressa Crevenna ha fatto notare che Dante non può guardare al Vecchio Testamento con la stessa sensibilità e prospettiva di un ebreo. "Quello di Dante non è un Dio lontano, come sembra quello di Qohelet. Per il cristiano medievale Dante, dopo l'incarnazione, l'ipotesi di un Dio nascosto è impensabile". Queste le ragioni dell'assenza di Qohelet nella Commedia secondo la professoressa, che comunque ha provato a cercare "sotto traccia" qualche piccola analogia. 
È stato citato così un passaggio preso dal Purgatorio. "È un passo del Canto 11, quando Dante incontra i superbi, che devono camminare portando sulla schiena enormi macigni. Tra loro c'è anche il miniatore Oderisi da Gubbio, con la quale Dante riflette sulla vanità".

Don Emilio e Ugo Panzeri

 

 

Oderisi ricorda a Dante che la fama degli esseri umani è effimera come il colore dell'erba, che viene seccata proprio dallo stesso sole che l'ha fatta nascere: un concetto a lungo ribadito nel libro di Qohelet. "Mi sembra importante che Dante richiami il monito di Qohelet alla vanità proprio in merito all'arte, che è ciò di cui vive un poeta. Ma cosa resta al poeta se tutto questo è vanità? Nulla, come dice il titolo di questa sera". A questo punto la professoressa ha ripreso quanto accennato all'inizio: "dove io non vedevo nulla, mio figlio ha visto la mamma. Allora dove c'è il nulla, c'è spazio anche per il tutto. Infatti al poeta non rimane nulla se si toglie l'arte e la fama, ma a Dante resta comunque tutto il resto, ovvero la fede, come al saggio Qohelet". 

Don Emanuele Colombo e Ugo Panzeri hanno ringraziato Claudia Crevenna, ricordando poi il nome di tutti gli ospiti che hanno partecipato alla lettura e i titoli delle serate durante le quali sono intervenuti.

E.Ma.
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