Cernusco: la morte di Denis Bergamini, ex calciatore del Cosenza, in un romanzo

Sembrava essere terminato per quest’anno il ciclo di presentazioni di libri di autori locali a Cernusco Lombardone, invece il Comune ha riservato ai cittadini, soprattutto agli appassionati di calcio, un’ultima sorpresa.

Nel pomeriggio di sabato 17 dicembre infatti il cineteatro San Luigi ha ospitato lo scrittore cernuschese e giornalista de’ La Gazzetta dello Sport Francesco Ceniti, che ha presentato “Nel nome di Denis”, volume pubblicato da Cairo Editore che ripercorre i trent’anni di iter giudiziario scaturito dalla morte dell’ex calciatore del Cosenza Donato “Denis” Bergamini. A dialogare con l’autore l’ex arbitro e opinionista di Dazn Luca Marelli e il giornalista sportivo e autore del libro “Grand Hotel Calciomercato” Gianluca Di Marzio.

Francesco Ceniti

Non è mancato un saluto al pubblico da parte del sindaco Gennaro Toto prima dell’inizio della presentazione, il quale ha ringraziato gli ospiti e ha ricordato l’importanza dello sport per i giovani.
La prima curiosità chiesta all’autore è stato cosa l’abbia spinto a scrivere un libro che non racconta solo la tragica fine di un calciatore, ma anche la storia di una famiglia che ha combattuto e continua a combattere per sapere come il proprio figlio e fratello sia davvero morto quella fatidica sera del 18 novembre 1989 lungo la statale 106 nei pressi del Castello di Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza.

Il sindaco Gennaro Toto

“Denis era un ragazzo di 27 anni – ha spiegato Ceniti – un calciatore di serie B che in testa aveva solo due cose: il calcio e il vivere. Tutto è finito però una sera di novembre di 33 anni fa. Perché la sua storia interessa? Perché al di là del processo, di tutto quello che si è detto, si è tratta della traversata fatta da un padre per avere notizie del figlio. Non c’è cosa peggiore al mondo per una famiglia che perdere un proprio caro, ma peggio ancora quando non si sa il perché. Il padre di Denis aveva due possibilità: o usciva fuori di senno oppure si batteva, scendeva in campo come ha sempre fatto suo figlio. Domizio Bergamini ha scelto di battersi e non si è mai fermato”. Il libro, è stato spiegato, è stato volutamente scritto come un romanzo.

Ceniti ha raccontato i dettagli della morte di Denis, quelli che hanno portato i compagni di squadra e la famiglia a non credere al fatto che si fosse suicidato, come invece sosteneva l’ultima persona ad averlo visto vivo: l’ex fidanzata. Denis infatti venne trovato lungo la provinciale 106, schiacciato all’altezza del bacino dalla ruota di un grosso camion. Tuttavia, nonostante il fango e lo sporco, Denis venne trovato pulito, in ordine, il suo orologio ancora funzionava, insomma, non sembrava uno appena investito e trascinato per sessanta metri da un tir. La ex fidanzata sostenne invece che Denis voleva fuggire lontano, ma voleva anche farla finita, e così compì l’estremo gesto.

Proprio a Gianluca Di Marzio è stato chiesto come mai l’ipotesi del suicidio non convinse, lui che Denis l’aveva conosciuto visto che suo padre, il grande mister Gianni Di Marzio, aveva allenato il Cosenza anni prima e con Denis aveva festeggiato la promozione dalla serie C alla serie B. “Quella sera Denis avrebbe dovuto essere in ritiro con la squadra al cinema, il giorno dopo dovevano giocare contro il Messina. Denis era un grande calciatore, altre squadre avevano gli occhi puntati su di lui, non avrebbe mai lasciato il cinema all’improvviso un sabato pomeriggio. La fidanzata sosteneva che lui volesse scappare lontano ma allo stesso tempo farla finita…una tesi che non stava in piedi”. Di Marzio, ai tempi ragazzino, ha ricordato anche il momento in cui suo padre ricevette la notizia del suicidio di Denis Bergamini: “Non abbiamo mai creduto a quella tesi”.

Ceniti ha ripreso i passaggi salienti del caso, dell’autopsia eseguita solo un mese e mezzo dopo la morte di Denis, delle tracce di alcool rinvenute nel corpo e di come fosse emerso che la morte di Denis fosse stata probabilmente dovuta a un soffocamento, e non all’investimento. “Il medico legale di Ferrara che fece l’autopsia nel ’90 non venne mai chiamato a spiegare quello che aveva scoperto” ha raccontato Ceniti. La svolta però si ebbe più avanti, a 27 anni dalla morte, quando la famiglia si affidò all’avvocato Fabio Anselmo e la salma di Denis venne riesumata. Dall’incidente probatorio, un esame eseguito con la glicoforina, si ebbe la certezza che Denis morì per soffocamento. “Probabilmente era stato stordito con del cloroformio – ha spiegato Ceniti – da qui il perché delle tracce di alcool nel corpo. Dopo di ché è stato soffocato lentamente, forse con un sacchetto in testa”.

Gianluca Di Marzio e Luca Marelli

Quanto è importante avere l’avvocato giusto in questi casi? La domanda è stata posta a Luca Marelli, il quale ha spiegato che è fondamentale: “La ricostruzione non stava in piedi. Durante il processo si sono dette tante cose, ma l’incidente probatorio è stato davvero importante”. Marelli ha quindi ricordato la grande battaglia combattuta dal padre di Denis, scomparso nel 2020. “Prima di morire almeno ha saputo che suo figlio non si è suicidato”. Proprio a gennaio del 2023 potrebbero esserci novità per quanto riguarda il caso giudiziario, tuttavia Marelli ha spiegato: “Se non ci sarà una confessione, sarà difficile avere una verità definitiva. Si avrà solo una verità processuale”.

In chiusura della presentazione Gianluca Di Marzio ha voluto ricordare altre due figure del mondo del calcio e dello sport che proprio in questi giorni sono scomparse: l’ex calciatore e allenatore Siniša Mihajlović e il giornalista Mario Sconcerti, della cui morte si è saputo proprio durante la presentazione. Infine, parlando di calcio, incalzato dal sindaco Gennaro Toto, tifoso juventino, Di Marzio ha parlato di calciomercato e di quella che potrà essere la situazione a gennaio per le big italiane: Juventus, Milan e Inter. Marelli ha condiviso invece ricordi della sua carriera di arbitro.
Al termine della presentazione è stato possibile acquistare i libri di Ceniti e Di Marzio, il cui ricavato verrà devoluto al progetto Fuoristrada della parrocchia di Cernusco, a favore di padre Carlo Biella in Mozambico. Gli autori si sono fermati per autografi, foto e due chiacchiere con il pubblico.
E.Ma.
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