Merate: la minoranza sa solo "interrogare"
È l’immagine iconica che resta nella memoria di chi c’era. Dalla seconda fila destinata alle minoranze dentro l’aula consigliare di villa Confalonieri, Andrea Ambrogio Robbiani si alza, ottenuta la parola dal sindaco Giovanni Battista Albani e per prima cosa si solleva le maniche della camicia. Quasi si preparasse a un incontro di boxe. Invece è con la parola che bombarda la Giunta dei pensionati. Quella scena dell’ex camicia verde che alza le maniche della camicia bianca resta nella memoria ma indica anche una strada, quella che ogni opposizione seria dovrebbe percorrere: studiare e poi attaccare, in maniera dura, determinata, senza sconti. E’ stato il metodo Massironi, quando anche lui tra il 2004 e il 2009, al seguito di Andrea Colombo ha bevuto l’amaro calice. Ma nonostante la mortificazione di finire tra i banchi dell’opposizione mai ha perso il gusto della battaglia politica. E poi c’era Aldo Castelli, specialista nel trovare le virgole fuori posto nei bilanci presentati dall’assessore Mantegazza. Un lavoro certosino facilitato dalle distrazioni dell’ufficio ragioneria. Ma totalmente privo di mordente. Tanto che ormai lo stesso Mantegazza si rifaceva ai rilievi di Castelli per aggiustare il bilancio, previo sentiti ringraziamenti.
Ecco, in questo scenario secondo noi ha ragione il lettore e torto Lanfranco Consonni che ha difeso l’attuale minoranza di centrosinistra "Cambia Merate", guidata da Aldo Castelli, accusata dal lettore di non andare oltre una interrogazione. In effetti chi ha avuto la ventura di seguire più legislature può affermare senza tema di smentite che l’attuale opposizione alla Giunta Panzeri è del tutto irrilevante. Presentare una interrogazione su argomenti che un buon consigliere di minoranza dovrebbe conoscere potendo accedere liberamente agli atti, significa non voler fare alcuno sforzo preventivo nell’esercizio del ruolo. Dichiararsi poi soddisfatti conferma la tesi: non avendo studiato prima, basta quello che si apprende poi dall’interrogato. Con tanti saluti e un leggero inchino.
Senza andare troppo indietro nel tempo anche solo una quindicina d’anni fa le opposizioni scendevano in piazza, organizzavano gazebo per promuovere le proprie idee e contrastare le altrui. Combattevano, dedicavano tempo e risorse per svolgere un compito che hanno volontariamente scelto di svolgere. Oggi questi cinque esponenti di Cambia Merate si vedono in Consiglio, in qualche commissione e l’unico loro afflato, giusto per dimostrare di essere ancora in servizio, è presentare una interrogazione.
Mai una volta che abbiano cavalcato un argomento, che abbiano scovato una magagna inedita, che abbiano lanciato una campagna.
Anche Battista Albani ha bevuto l’amaro calice tra il 2009 e il 2014 ma pur con pochi mezzi e poca incisività dei colleghi ha lottato, da leone stanco ma ha lottato.
A lui, del resto, va riconosciuto un grande merito: in tempi ancora lontani aver messo a dimora il seme del minor consumo di territorio. Aveva ereditato una variante di Prg adottata qualche settimana prima della fine della consigliatura, piuttosto estensiva. E a costo di subire pressioni e attacchi ha lavorato di cancellino per ridurre il più possibile la nuova edificazione.
Insomma che siano in maggioranza o in minoranza uomini come Battista Albani, Andrea Robbiani, Andrea Massironi sanno fare la differenza.
Quelli di oggi, caro Lanfranco, sono una caricatura, una copia sbiadita, stanca, demotivata in grado solo di eruttare a cadenza bimestrale una marginale interrogazione. Per buona misura, dichiarandosi per lo più soddisfatti della risposta. Il prossimo Consiglio comunale di Merate è convocato martedì 20 con ben tre interrogazioni: la prima riguardante la sentenza della Suprema Corte sull’esenzione dal pagamento dell’Imu per coppie sposate o in unione civile che per varie ragioni hanno fissato la residenza o la dimora abituale in luoghi diversi; la seconda verte sul completamento della convenzione nell’area ex Diana; la terza sulla annosa questione della viabilità in via De Gasperi. Due temi su tre facilmente affrontabili in commissione. Il primo è una sentenza. Che si applica.
Claudio Brambilla