Olgiate: punto sulla Casa di Comunità. Manca personale e assistente sociale
Era il 29 aprile scorso quando a Olgiate Molgora, in via Aldo Moro, al cospetto dell’allora vice presidente di Regione Lombardia Letizia Moratti, del direttore generale di Asst Lecco Paolo Favini, dei consiglieri regionali Raffaele Straniero, Mauro Piazza e Antonello Formenti, e di una manciata di sindaci del territorio, veniva inaugurata la prima Casa di Comunità della Provincia di Lecco. Tanto si è detto e tanto si è scritto da allora, ma giunti alla fine del 2022 è bene fare il punto della situazione e capire cosa realmente offre questa struttura al territorio.
Dire che sia “deserta” è inesatto, gente che entra e che esce se ne vede, ne più ne meno che come da un normale studio medico. All’interno tutto profuma ancora di nuovo e davanti alla sala d’attesa c’è uno sportello con un’impiegata. Negli studi invece lavorano i medici, uno alla volta però, come indicato nel cartello sulla bacheca esterna: a ruotare sono le dottoresse Indovina e Brancaleone, e il dottor Pezzuto. I turni durano tre ore al mattino e tre ore al pomeriggio, fatta eccezione per due pomeriggi alla settimana, quando il turno è di quattro ore. In supporto a loro si aggiunge una cosiddetta “infermiera di Comunità” proveniente da Asst e due infermiere e due impiegate che lavorano direttamente per i medici.
Da quello che è possibile apprendere dalla struttura, la strumentazione non manca, così come non manca la possibilità di utilizzare la telemedicina per consultarsi direttamente con un medico specializzato dell’ospedale. Quello che manca però è il personale, sia nella Casa di Comunità che in ospedale. L’elettrocardiografo, lo spirometro e l’oftalmoscopio infatti possono anche essere utilizzati dal medico della Casa, quando riesce, ma non è garantito che in ospedale ci sia sempre un medico pronto a rispondere, leggere i referti in diretta o dispensare opinioni sugli esami al momento. Per poter godere di tutto questo, è stato stimato che i medici dovrebbe essere almeno il doppio.
Il servizio di Pronto Soccorso presso la Casa olgiatese non è previsto, questo perché quella di via Aldo Moro è definita una Casa “spoke” e il Pronto Soccorso è previsto invece nelle Case definite “hub”, ovvero quelle più grandi come potrà essere quella di Merate. Sarebbe previsto però l’assistente sociale nella Casa di Olgiate, figura che gode di un nuovissimo ufficio, ma non di una persona che la incarni. L’assenza dell’assistente sociale deriverebbe dal fatto che queste figure sono assunte dal Comune, ognuna dal propio, e dunque cosa succederebbe se ci fosse di turno un assistente del Comune X e arrivasse un cittadino del Comune Y? L’assistente sociale dovrebbe poter attingere alla cartella, ai dati e le informazioni del paziente, cosa che per il momento non può invece fare poiché manca un unico database o la possibilità di accedere alle informazioni di un paziente proveniente da un altro Comune. Ma non è solo questo. I Comuni in questo senso sarebbe richiesto di collaborare mettendo a disposizione il proprio professionista.
Il problema dei dati però si estende anche ai medici. I dottori che lavorano presso la Casa infatti attualmente ricevono solo i propri assistiti e non un qualunque cittadino proveniente dal territorio che dovrebbe invece poter afferire alla Casa di Comunità.
I problemi quindi non mancano nonostante Olgiate abbia una struttura recentemente riqualificata e fornita grazie ai fondi del PNRR. La carenza è e rimane quella del personale, cosa che i fondi del PNRR non possono finanziare.
Dire che sia “deserta” è inesatto, gente che entra e che esce se ne vede, ne più ne meno che come da un normale studio medico. All’interno tutto profuma ancora di nuovo e davanti alla sala d’attesa c’è uno sportello con un’impiegata. Negli studi invece lavorano i medici, uno alla volta però, come indicato nel cartello sulla bacheca esterna: a ruotare sono le dottoresse Indovina e Brancaleone, e il dottor Pezzuto. I turni durano tre ore al mattino e tre ore al pomeriggio, fatta eccezione per due pomeriggi alla settimana, quando il turno è di quattro ore. In supporto a loro si aggiunge una cosiddetta “infermiera di Comunità” proveniente da Asst e due infermiere e due impiegate che lavorano direttamente per i medici.
La Casa di Comuntà di Olgiate Molgora
Da quello che è possibile apprendere dalla struttura, la strumentazione non manca, così come non manca la possibilità di utilizzare la telemedicina per consultarsi direttamente con un medico specializzato dell’ospedale. Quello che manca però è il personale, sia nella Casa di Comunità che in ospedale. L’elettrocardiografo, lo spirometro e l’oftalmoscopio infatti possono anche essere utilizzati dal medico della Casa, quando riesce, ma non è garantito che in ospedale ci sia sempre un medico pronto a rispondere, leggere i referti in diretta o dispensare opinioni sugli esami al momento. Per poter godere di tutto questo, è stato stimato che i medici dovrebbe essere almeno il doppio.
Il servizio di Pronto Soccorso presso la Casa olgiatese non è previsto, questo perché quella di via Aldo Moro è definita una Casa “spoke” e il Pronto Soccorso è previsto invece nelle Case definite “hub”, ovvero quelle più grandi come potrà essere quella di Merate. Sarebbe previsto però l’assistente sociale nella Casa di Olgiate, figura che gode di un nuovissimo ufficio, ma non di una persona che la incarni. L’assenza dell’assistente sociale deriverebbe dal fatto che queste figure sono assunte dal Comune, ognuna dal propio, e dunque cosa succederebbe se ci fosse di turno un assistente del Comune X e arrivasse un cittadino del Comune Y? L’assistente sociale dovrebbe poter attingere alla cartella, ai dati e le informazioni del paziente, cosa che per il momento non può invece fare poiché manca un unico database o la possibilità di accedere alle informazioni di un paziente proveniente da un altro Comune. Ma non è solo questo. I Comuni in questo senso sarebbe richiesto di collaborare mettendo a disposizione il proprio professionista.
Il problema dei dati però si estende anche ai medici. I dottori che lavorano presso la Casa infatti attualmente ricevono solo i propri assistiti e non un qualunque cittadino proveniente dal territorio che dovrebbe invece poter afferire alla Casa di Comunità.
I problemi quindi non mancano nonostante Olgiate abbia una struttura recentemente riqualificata e fornita grazie ai fondi del PNRR. La carenza è e rimane quella del personale, cosa che i fondi del PNRR non possono finanziare.