Montevecchia, 17enne morì in un sinistro: in Tribunale confronto fra i due consulenti

Sono giunti a conclusioni opposte i professionisti incaricati - rispettivamente da Procura e difesa - di ricostruire la dinamica del sinistro stradale che nel settembre 2019 era costato la vita ad Emanuele Cosentino.
Dopo aver trascorso il pomeriggio a Montevecchia, il 17enne - nato a Desio e residente a Seregno - si era messo in sella al suo scooter diretto verso casa. Mentre scendeva dall'Alta Collina - all'altezza dell'intersezione tra Via Belvedere e Via del Palazzetto - trovandosi la strada sbarrata da un mezzo da lavoro in svolta, il ragazzo aveva perso il controllo della ''due ruote''. Da lì lo scivolone sull'asfalto e l'impatto con il mezzo, costatogli poi la vita. Emanuele, soccorso in gravi condizioni, era infatti spirato il giorno successivo all'Ospedale San Gerardo di Monza.



Iscritto nel registro degli indagati per omicidio stradale (art.589 bis c.p.) C.A. l'autista del veicolo, un dipendente di una ditta di costruzioni con sede a Pavia, classe 1966, di origini straniere. Difeso di fiducia dall'avvocato Massimo Adriatici con studio a Voghera, l'imputato ha deciso di affrontare il dibattimento, convinto di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli vengono contestati.


Stamani al cospetto del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio, la parola è stata concessa all'ingegner Domenico Romaniello, scelto dalla Procura di Lecco (oggi rappresentata dal vpo Caterina Scarselli ndr) e a seguire al collega Mattia Silla dell'Università di Pavia, a cui si è invece rivolto - tramite il proprio legale - l'autista del mezzo rimasto coinvolto nel sinistro.




Il nodo cruciale, che è stato sviscerato nell'udienza odierna e che diverge nella ricostruzione dei due professionisti è il seguente: l'imputato ha affrontato la svolta a sinistra semplicemente rallentando la marcia del camion o si è fermato ed è poi ripartito? L'ingegner Romaniello propende per la prima ipotesi: a suo dire il 56enne non avrebbe arrestato il veicolo prima di immettersi da Via Belvedere in Via del Palazzetto; in caso contrario avrebbe per forza di cose notato il ciclomotore condotto dalla vittima scendere dall'Alta Collina. In quel punto infatti - a detta del consulente della Procura - la visibilità era garantita a lunga distanza. ''Il motociclista si è spaventato alla vista della sede stradale ostruita dal mezzo pesante e ha avuto una reazione difensiva, perdendo il controllo dello scooter'' ha detto l'ingegner Romaniello, sostenendo come l'imputato a suo dire, abbia valutato male la capacità di completare la manovra, durante la quale si è invece verificato l'impatto con il giovanissimo brianzolo. Non avrebbe invece inciso sul verificarsi del sinistro, l'eventuale sovraccarico del mezzo da lavoro.


Tesi divergente quella sostenuta invece dall'ingegner Silla, consulente della difesa. A partire dalla visibilità: al momento della svolta il conducente del camion non ha potuto scorgere la vittima in arrivo dalla direzione opposta poichè la visibilità era ostruita dalla presenza di un edificio residenziale sulla destra ed il giovane peraltro era parecchio distante dal suo campo visivo. L'immissione in Via del Palazzetto inoltre, sarebbe avvenuta dopo l'arresto della marcia da parte del camion; al contrario se il lavoratore non si fosse fermato prima di svoltare, l'impatto fra il mezzo da lavoro e il ciclomotore non si sarebbe verificato.


Divergenze anche sulla velocità di marcia dello scooter: secondo Romaniello il 17enne viaggiava a 59 km/h, mentre il collega ha ritenuto il dato superiore, indicativamente intorno ai 64 km/h. Quest'ultimo dato spiegherebbe anche la violenza dell'impatto che ha poi determinato l'esito mortale del sinistro. Insomma, dati numerici frutto di calcoli partiti da presupposti diversi, con interpretazioni quasi opposte da parte dei due professionisti escussi stamani in tribunale.


Concluso il confronto fra i due consulenti - che hanno risposto ai quesiti delle parti - il giudice Beggio ha aggiornato l'udienza al prossimo 8 marzo. In quell'occasione è previsto l'esame dell'imputato e l'eventuale discussione, che lascerà poi spazio alla sentenza finale.



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G.C.
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