Le ipocrisie del mondo politico e del circo mediatico
Come è possibile un sistematico rovesciamento delle parti?
E' questa la domanda che spesso ci si pone durante la visione di gran parte dei cosiddetti talk show televisivi che non nascondono di certo l'ambizione di voler fotografare la situazione del nostro martoriato Paese.
Non passa infatti giorno che non si sia inondati di immagini e dibattiti a suon di presunti esperti e commentatori , peraltro quasi sempre gli stessi, che discettano più o meno aspramente sulle motivazioni e sulle conseguenze delle scelte dei nostri rappresentanti politici ed istituzionali, altrettanto immancabilmente presenti nelle trasmissioni televisive.
Quello che sorprende, e che al contempo indigna, è la supponenza con cui quest'ultimi si attribuiscono a turno la corretta interpretazione della volontà popolare ma soprattutto come elargiscono saccenti pareri su questioni sociali delicatissime standosene al caldo dei loro privilegiati scranni. E spesso tutto ciò finisce purtroppo con l'assomigliare più che a un auspicabile confronto d'idee ad una fabbrica delle chiacchiere che amplifica strumentalmente i motivi di convenienza della propria parte e non l' effettiva risoluzione dei problemi.
Un chiaro esempio è rappresentato da questo continuo vociare attorno al Reddito di Cittadinanza, spesso rovesciandone gli oggettivi contenuti valoriali.
Come si può sistematicamente ribaltare una misura minima di tutela sociale, già presente in quasi tutti gli Stati europei, facendola passare come un regalo a "lavativi sistematicamente sdraiati sul divano"?
Come si può gridare allo scandalo di chi si starebbe approfittando di pubblici sostegni (attorno mediamente a 550 euro mensili) dall'alto dei propri redditi di decine di migliaia di euro mensili?
E a tener bordone a certe tesi ecco uno stuolo di giornalisti e conduttori televisivi sempre pronti a fintamente "commuoversi", dall'alto di altrettanti loro emolumenti da capogiro, per le sorti della malcapitata famiglia povera di turno o dell'ormai purtroppo routinaria fabbrica in chiusura.
Naturalmente con le tinte di uno spettacolo preordinatamente "tutto compreso": i politici in studio, pardon salotto, e a teatrale completamento l'immancabile quadretto pietistico in collegamento esterno. Collegamento da interrompere, con vari stratagemmi, se si radicalizzano gli interventi dei malcapitati "esterni" che abbiano l'ardire di mettere in discussione le argomentazioni di facciata di certi "esperti".
Quello che stupisce e al contempo, mi ripeto, indigna è come la gran parte delle trasmissioni siano incentrate in gran misura su interventi, anche variamente contrapposti ( sapientemente mixati pro audience), di coloro che non subiranno mai, perlomeno in misura profonda, le ricadute delle scelte sociali ed economiche di cui stanno discettando. Mentre coloro su cui più pesantemente ricadranno tali scelte fungono, nella rappresentazione mediatica, quasi sempre da semplici "comparse" funzionali allo "schema-messaggio" che si vuole trasmettere.
E' con "realtà" così sapientemente "costruite" che l'opinione pubblica è portata ad identificare il reddito di cittadinanza come il "male assoluto" (in realtà con percentuali "fisiologiche" - la pagliuzza- di "approfittatori", da ovviamente perseguire col massimo rigore dagli organi preposti) mentre non fa testo la vera anomalia del nostro Paese rappresentata dall'enorme e cronicizzata evasione fiscale (col nostro - la trave- primato europeo).
In uno Stato che si autodefinisce equo, per chi dovrebbe auspicabilmente "finire la Pacchia"?
Anche se, per spirito di giustizia, occorre a mio parere tener ben presente la differenza tra grandi evasori e piccoli autonomi . Quest'ultimi, se realmente precari, più assimilabili alla categoria dei dipendenti di livello basso.
Ecco perché occorrerebbe evitare la contrapposizione tra ultimi e penultimi, mentre nelle trasmissioni televisive chi discetta è "sensibile", quasi sempre, agli interessi di chi si frega le mani per queste strumentali contrapposizioni. Della serie "Dividi et impera".
E a proposito del RDC : quanti di noi saprebbero sopravvivere con 550 euro mensili senza ricorrere a "salti mortali" o ad entrate extra. Della serie: se si è doverosamente contro il lavoro nero perché allora non si approva il salario minimo (la proposta è di 9 euro/ora lordi)?
Interrogativi sempre in cerca di plausibili risposte ...
E' questa la domanda che spesso ci si pone durante la visione di gran parte dei cosiddetti talk show televisivi che non nascondono di certo l'ambizione di voler fotografare la situazione del nostro martoriato Paese.
Non passa infatti giorno che non si sia inondati di immagini e dibattiti a suon di presunti esperti e commentatori , peraltro quasi sempre gli stessi, che discettano più o meno aspramente sulle motivazioni e sulle conseguenze delle scelte dei nostri rappresentanti politici ed istituzionali, altrettanto immancabilmente presenti nelle trasmissioni televisive.
Quello che sorprende, e che al contempo indigna, è la supponenza con cui quest'ultimi si attribuiscono a turno la corretta interpretazione della volontà popolare ma soprattutto come elargiscono saccenti pareri su questioni sociali delicatissime standosene al caldo dei loro privilegiati scranni. E spesso tutto ciò finisce purtroppo con l'assomigliare più che a un auspicabile confronto d'idee ad una fabbrica delle chiacchiere che amplifica strumentalmente i motivi di convenienza della propria parte e non l' effettiva risoluzione dei problemi.
Un chiaro esempio è rappresentato da questo continuo vociare attorno al Reddito di Cittadinanza, spesso rovesciandone gli oggettivi contenuti valoriali.
Come si può sistematicamente ribaltare una misura minima di tutela sociale, già presente in quasi tutti gli Stati europei, facendola passare come un regalo a "lavativi sistematicamente sdraiati sul divano"?
Come si può gridare allo scandalo di chi si starebbe approfittando di pubblici sostegni (attorno mediamente a 550 euro mensili) dall'alto dei propri redditi di decine di migliaia di euro mensili?
E a tener bordone a certe tesi ecco uno stuolo di giornalisti e conduttori televisivi sempre pronti a fintamente "commuoversi", dall'alto di altrettanti loro emolumenti da capogiro, per le sorti della malcapitata famiglia povera di turno o dell'ormai purtroppo routinaria fabbrica in chiusura.
Naturalmente con le tinte di uno spettacolo preordinatamente "tutto compreso": i politici in studio, pardon salotto, e a teatrale completamento l'immancabile quadretto pietistico in collegamento esterno. Collegamento da interrompere, con vari stratagemmi, se si radicalizzano gli interventi dei malcapitati "esterni" che abbiano l'ardire di mettere in discussione le argomentazioni di facciata di certi "esperti".
Quello che stupisce e al contempo, mi ripeto, indigna è come la gran parte delle trasmissioni siano incentrate in gran misura su interventi, anche variamente contrapposti ( sapientemente mixati pro audience), di coloro che non subiranno mai, perlomeno in misura profonda, le ricadute delle scelte sociali ed economiche di cui stanno discettando. Mentre coloro su cui più pesantemente ricadranno tali scelte fungono, nella rappresentazione mediatica, quasi sempre da semplici "comparse" funzionali allo "schema-messaggio" che si vuole trasmettere.
E' con "realtà" così sapientemente "costruite" che l'opinione pubblica è portata ad identificare il reddito di cittadinanza come il "male assoluto" (in realtà con percentuali "fisiologiche" - la pagliuzza- di "approfittatori", da ovviamente perseguire col massimo rigore dagli organi preposti) mentre non fa testo la vera anomalia del nostro Paese rappresentata dall'enorme e cronicizzata evasione fiscale (col nostro - la trave- primato europeo).
In uno Stato che si autodefinisce equo, per chi dovrebbe auspicabilmente "finire la Pacchia"?
Anche se, per spirito di giustizia, occorre a mio parere tener ben presente la differenza tra grandi evasori e piccoli autonomi . Quest'ultimi, se realmente precari, più assimilabili alla categoria dei dipendenti di livello basso.
Ecco perché occorrerebbe evitare la contrapposizione tra ultimi e penultimi, mentre nelle trasmissioni televisive chi discetta è "sensibile", quasi sempre, agli interessi di chi si frega le mani per queste strumentali contrapposizioni. Della serie "Dividi et impera".
E a proposito del RDC : quanti di noi saprebbero sopravvivere con 550 euro mensili senza ricorrere a "salti mortali" o ad entrate extra. Della serie: se si è doverosamente contro il lavoro nero perché allora non si approva il salario minimo (la proposta è di 9 euro/ora lordi)?
Interrogativi sempre in cerca di plausibili risposte ...
Germano Bosisio