Merate: l'importanza dei ''patti'' tra persone. Il messaggio per la festività di S.Ambrogio
Don Luca
La funzione è stata incentrata proprio sulla figura del santo patrono, dottore della Chiesa. "Nato da famiglia romana, a Treviri - è stato ricordato nel corso dell'omelia - terminati gli studi ricevette dal prefetto Probo l'incarico di recarsi a Milano come governatore della provincia di Liguria ed Emilia. Proprio in quel tempo morì il vescovo ariano Aussenzio e tra il popolo cristiano si accese una violenta discordia in merito alla scelta del successore. Ambrogio si recò allora alla chiesa per sedare il tumulto. Parlò a lungo e con grande capacità persuasiva della pace e del bene comune. L'impressione sui presenti fu enorme. Si dice che a quel punto, improvvisamente, risuonò nell'assemblea l'esclamazione di un fanciullo «Ambrogio vescovo»".
Otto giorni dopo il battesimo, il 7 dicembre del 374, Ambrogio divenne vescovo. "Ritrovarsi insieme nella memoria del patrono è un momento bello - ha detto don Luca, dopo la lettura del Vangelo secondo Giovanni. - Sant'Ambrogio è il patrono di questa comunità. Cristo è tutto per noi, possiamo riassumere così, ma che cosa ha significato questo ‘tutto' per sant'Ambrogio? Il Vangelo ce lo dice bene: donare la propria vita completamente per il proprio popolo, per la comunità, per la Chiesa. Penso che davvero si possa dire che la scoperta del regno di Dio per lui sia stata come scoprire un tesoro prezioso, quello sepolto nel campo, quello stesso campo sui cui lui era passato tante volte, magari senza accorgersi". Don Luca ha quindi invitato i parrocchiani a pregare per la comunità di Merate, la comunità che, come ha ammesso nel corso della cerimonia, gli ha insegnato tanto. "Vorrei pregare per tutte quelle persone semplici che hanno mostrato negli anni in cui sono stato qui attaccamento e dedizione senza risparmio alla comunità".
Il sindaco Panzeri offre il cero a sant'Ambrogio. Sotto gli assessori Franca Maggioni e Giuseppe Procopio portano i doni all'altare
Come da tradizione, i membri dell'amministrazione comunale hanno portato i doni all'altare e il sindaco Panzeri, accompagnato da don Luca, ha posizionato e acceso il cero nella cappella dedicata proprio a sant'Ambrogio. Ma perché avere un patrono? A porre e rispondere alla domanda è stato don Luigi Peraboni verso il termine della celebrazione. "Io penso che avere un patrono in una comunità abbia almeno due significati. Il primo è quello che il sentire popolare ci ha trasmesso: una protezione, non tanto legata a una sorta di talismano magico, ma una protezione che nasce dall'esemplarità della figura del patrono, un'esemplarità di fede e di annuncio del Vangelo. Credo che significhi per noi oggi riconoscere e saper tradurre nella nostra vita l'esemplarità di fede e di annuncio di sant'Ambrogio. Inoltre, il termine patrono ci ricorda il termine del patto. Il patrono è colui che ci insegna a vivere l'esperienza della fede con la caratteristica del saper generare dei patti. Il primo è con Dio e poi tra le persone". Ricordando quello che sta accadendo in Ucraina, don Luigi ha concluso: "Un patrono ci ricorda questo impegno: diventare uomini e donne capaci di generare patti".