LIBRI CHE RIMARRANNO/82: il mondo nel 2872 secondo la visione Pievani-Varotto

Nel 1872, l'azzimato Phileas Fogg scommetteva con i soci del suo club londinese che sarebbe riuscito a compiere il giro del mondo in soli ottanta giorni.
Nel 2022, Centocinquant'anni dopo il fortunato libro di Jules Verne, un altro libro, bello, racconta il viaggio che un altro Fogg, Ian, compie in soli 8 giorni su un jet a idrogeno. Siamo nel 2872, a mille anni di distanza da quella prima avventura, e il mondo è profondamente cambiato.


Questa è la storia del "Giro del mondo nell'Antropocene", il nuovo libro della coppia Telmo Pievani - Mauro Varotto (Raffaello Cortina Editore, 2022, pagg. 208, euro 22,00), pubblicato due anni dopo il sorprendente "Viaggio nell'Italia dell'Antropocene" (Aboca, 2020, 192 pagg, euro 22,00) in cui il protagonista, Milordo, ripercorreva una sorta di Grand Tour in Italia sulle orme del viaggio di Goethe del 1786.
In questo futuro lontano ma già avvertibile nella nostra vita quotidiana lo scioglimento delle calotte polari porta all'innalzamento dei mari e alla conseguente scomparsa di molte città costiere e di amplissimi tratti di terraferma, le pianure più popolose e industrializzate, che costringono il genere umano a ridisegnare il modo di abitare la Terra.
Fantascienza? Fantageografia? Narrativa distopica? Ci si perde, in effetti, nelle bellissime carte geografiche disegnate da Francesco Ferrarese, cercando il nostro mondo nelle mappe del mondo che verrà.
Verrà? Forse sta già venendo, in effetti. Forse c'è già persino stato: nell'Italia del Pliocene, 2,5 milioni di anni fa, la Pianura Padana non esisteva e al suo posto si trovavano le calde acque tropicali del golfo pliocenico padano. Nell'Antropocene, fra mille anni, i milanesi andranno al mare a Lodi, e città come Venezia, Treviso, Padova, Ferrara, Mantova, Cremona, Ravenna saranno sommerse. Dal mare Adriatico di Ponente, altrimenti detto mare Padano, spunteranno le cuspidi del Torrazzo di Cremona e del campanile di San Marco, e nulla più.
Non amo le distopie, men che meno quelle apocalittiche (e non conoscono distopie ottimistiche, purtroppo), ma questo libro è intelligente. Forse non scritto benissimo (Pievani padroneggia il genere saggistico e la divulgazione filosofica ma non ha la penna del romanziere) ma da leggere comunque.
Lontano anni luce dall'ambientalismo deficiente di chi getta minestra su un van Gogh, questo libro lancia una provocazione a tutti gli intelligenti che ancora rimangono sulla Terra, e sono tanti, perché questo scenario rimanga solo un'invenzione romanzesca.
Rubrica a cura di Stefano Motta
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