Osnago: il progetto firmato Cariboni per una illuminazione notturna rispettosa del mondo vegetale e di quello animale
L’Italia settentrionale è tra le aree d’Europa più illuminate artificialmente. Privilegiando uno sguardo antropocentrico si tende a riflettere sulle ricadute in termini energetici e dunque economici. Poco, o per nulla, si pensa all’impatto che l’illuminazione da esterno possa avere sulla sfera animale e sulla sfera vegetale. Cariboni Group, con sede in via della Tecnica a Osnago, ha sviluppato il progetto Eco-centric Lighting che punta a trovare il giusto equilibrio tra la tutela della biodiversità e la sicurezza delle persone. I vari test sono stati condotti proprio ad Osnago, con cinque prototipi installati in via delle Orane.
In accordo con la Giunta osnaghese sono stati così sostituiti i vecchi apparecchi illuminanti a vapori di sodio. Sono stati sostituiti con dei LED “dinamici”, che allo scoccare di un determinato orario (le ore 22.00, nello specifico), passano dai 4000K ai 2200K, cambiando così la percezione del colore della luce.
Il sindaco Paolo Brivio
I risultati dello studio sono stati presentati giovedì 1° dicembre nella sala civica “Sandro Pertini” ad Osnago. A fare gli onori di casa è stato il sindaco Paolo Brivio, il cui Comune ha potuto beneficiare a costo zero dei nuovi corpi illuminanti: “Facendo il sindaco in questi ultimi otto anni ho precisato l’idea di responsabilità sociale d’impresa ed è un concetto che chi fa impresa deve sviluppare sempre più. Però spesso viene associata all’elargizione di una donazione per progetti di utilità sociale. Questo va benissimo. La responsabilità sociale d’impresa però – e l’ho vista ad Osnago – viene realizzata facendo di tutto per sviluppare buon lavoro e occupazione, innovazione tecnologica, buoni rapporti con i lavoratori e, sempre più, sviluppare una sensibilità ambientale spiccata in modo tale che le produzioni siano compatibili con l’ambiente circostante”. Brivio ha manifestato quindi soddisfazione a nome del Comune per aver messo a disposizione dei punti luci per concretizzare in modo innovativo il tema della sostenibilità ambientale.
Il manager Rocco Lena
Parole che hanno fatto da assist a Rocco Lena, manager per il mercato Italia di Cariboni Group. Lena ha introdotto la questione della sostenibilità sotto i profili economico, sociale, ambientale ed etico. Il manager ha quindi spiegato come l’azienda osnaghese persegue questi obiettivi. “Sostenibilità significa abbracciare tutti gli stakeholder che orbitano intorno all’azienda” ha detto Lena. Con orgoglio ha spiegato che Cariboni non persegue la delocalizzazione delle produzioni, puntando piuttosto a ricercare anche fornitori che lavorano in Italia, per mantenere e generare occupazione nel nostro Paese.
Il manager ha poi aggiunto: “Sviluppare un prodotto significa fare delle scelte, che possono avere un impatto sull’ambiente. Noi scegliamo di fare un prodotto con materiale riciclato, come l’alluminio, e riciclabile grazie alla separabilità delle componenti del prodotto. Per noi la sostenibilità ambientale comincia quando iniziamo a disegnare un prodotto sulla carta”.
La product designer Miriam Emiliano
Il progetto che ha interessato Osnago è stato dettagliato dalla product designer Miriam Emiliano, che ha premesso: “L’illuminazione da esterni ha un’utenza pubblica indipendentemente dal fatto che il cliente sia pubblico o privato, perché illuminiamo spazi collettivi. Ciò carica di responsabilità”. Nella sua relazione Emiliano ha riflettuto sul fatto che circa il 30% dei vertebrati e il 60% degli invertebrati sono attivi di notte. L’alterazione della luce con sorgenti artificiali, specialmente quelle con distribuzione spettrale tendente al blu (luce fredda), incide sui comportamenti degli animali. Può causare disorientamento, attrazione e modificazione dei rapporti predatori-prede.
Rocco Lena, Paolo Brivio, Miriam Emiliano
Anche per le piante la luce è un fattore centrale nel ciclo vitale, perciò cambiarne i valori produce degli effetti sui processi di fotosintesi e sulle capacità intrinseche delle piante a rilevare informazioni sull’ambiente, come l’orario e la stagione. Le emissioni luminose che più danneggiano le piante di notte sono quello dello spettro del blu e del rosso, ma più bassa è la temperatura colore e minore sarà l’impatto.
La sfida è stata quella di trovare una soluzione equilibrata per un territorio “ibrido”, che vede la presenza dell’uomo – le cui prestazioni visive notturne sono migliori con luce fredda – ma anche di animali e piante da tutelare. Per questo è stato coinvolto anche il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, sul cui territorio sono state catalogate 1.099 specie vegetali, di cui 47 a protezione rigorosa. Anche nella sfera animale il Parco può vantare la presenza di specie “notturne” prossime alla minaccia di estinzione. La zona interessata dalla sperimentazione è all’interno dei confini del Parco del Curone.
Da un’osservazione empirica del luogo in questione è stato notato come il traffico veicolare è quasi nullo dopo le ore 22.00. Così si è deciso di adottare un sistema ottico integrato con temporizzatori, che permette di regolare la temperatura colore della luce bianca passando dai 4000K ai 2200K. Dunque durante la notte la luce è ambrata (a basso contenuto di blu) per preservare la biodiversità dell’ecosistema locale e per migliorare la visibilità in caso di nebbia. Le luci si spengono poi alle 6.00 del mattino successivo.
Rispetto ai vecchi apparecchi illuminanti a vapori di sodio, le prestazioni visive con i led a 2200K diminuiscono del 18%, mentre aumentano del 35% quando sono impostati a 4000K. I benefici energetici sono nettamente a favore del progetto: -77% di energia consumata con il sistema “switchable”, ossia quello dinamico. Il guadagno con l’illuminazione a 4000K sarebbe stato solo leggermente superiore, di quattro punti percentuali.
Dai grafici mostrati si è potuto constatare come il beneficio migliore per l’ecosistema lo si vede per quanto riguarda l’emissione annua nello spettro del blu che, sempre rispetto alle lampade a vapori di sodio, con il sistema integrato dinamico diminuisce del 43%. Sarebbe invece aumentato dell’11% con una conversione a led standard a 4000K, mentre sarebbe diminuita del 68% con un led costante a 2200K. Tutti i lampioni sono dotati di una schermatura per impedire emissioni luminose al di sopra del piano ottico orizzontale.
Dai grafici mostrati si è potuto constatare come il beneficio migliore per l’ecosistema lo si vede per quanto riguarda l’emissione annua nello spettro del blu che, sempre rispetto alle lampade a vapori di sodio, con il sistema integrato dinamico diminuisce del 43%. Sarebbe invece aumentato dell’11% con una conversione a led standard a 4000K, mentre sarebbe diminuita del 68% con un led costante a 2200K. Tutti i lampioni sono dotati di una schermatura per impedire emissioni luminose al di sopra del piano ottico orizzontale.
Sviluppi futuri su cui Cariboni Group sta già lavorando sono inerenti alla regolazione della luce attraverso dei sensori di movimento e ai led che variano da 1800 a 3000K. Passi in avanti si attendono invece dal Legislatore, che non ha ancora prodotto una normativa specifica per proteggere la biodiversità dall’inquinamento luminoso. Cariboni Group si è ispirato a modelli regolamentatori presenti in Spagna, in aree in cui ha sviluppato dei progetti in passato.
Marco Pessina