Brivio: la scultrice Previtali riflette sul 10° capitolo del Qohelet e parla di malinconia

È stata la scultrice Dolores Previtali ad accompagnare la lettura del decimo capitolo del libro del Qohelet, durante l’incontro intitolato “Malinconia” e organizzato dalla parrocchia di Brivio presso il Cineteatro Excelsior.


Dolores Previtali

Nonostante le venga più facile esprimersi attraverso le mani, come lei stessa ha ammesso, partendo dal testo letto, ha rievocato con maestria immagini della sua esistenza che l’hanno aiutata a parlare della vita. “Nel mondo sono esistite persone che da secoli hanno detto tutto di noi” ha detto riferendosi a Qohelet. “L'autore ha descritto la storia del nostro vivere e l’ha tramandata attraverso i secoli. Qohelet significa sapiente maestro, e per capirlo bisogna soffermarsi, leggerlo e rileggerlo. Per lui siamo cercatori alla ricerca del nostro posto nella storia del mondo”. 



Riprendo dunque il testo dall’inizio e tutti i suoi concetti cardine, la scultrice ha ricordato come Qohelet cancelli il concetto semplicistico del pensare degli uomini: “Osserva con distacco e nel profondo. Non dà risposte, ma pone domande importanti. Per lui tutto è soffio”. 

Addentrandosi nel tema della serata, ha spiegato di aver scelto la parola “malinconia” perché guardando l’opera di Alfredo Chiappori, che ha dipinto “Le dodici tavole di Qohelet”, ha fatto caso a un dettaglio: “ho visto quegli anelli che si sostengono come due persone che non vogliono lasciarsi andare, ho visto della malinconia e la speranza”. 



È stato a questo punto che l’ospite ha regalato con semplici parole delle malinconiche immagini della sua esistenza di quando da piccola si fermava a guardare i treni che passavano alla stazione ed era contenta di salutare la gente a bordo, di quando marinava la scuola e allora suo nonno la portava con sé nei campi, nascondendola sotto un sacco sul suo carro, e poi ancora di quando dal balcone della sua casa a Calusco d’Adda da piccola guardava gli operai, tra cui il suo papà, che andavano a lavorare nelle fabbriche e durante il giorno si prestava attenzione al suono della sirena che indicava che era avvenuto un incidente e le mogli accorrevano a vedere cosa fosse successo, e infine, il ricordo per lei più doloroso, di quando nel settembre del ’72 perse il suo primo bambino e da quel momento nacque in lei la vocazione per l’arte. 


Due "Gruppi di uomini" realizzati da Dolores Previtali

Dolores Previtali ha spiegato  di avere iniziato ad approcciarsi alla pittura, dipingendo con le dita, che, senza alcuna formazione artistica. Le sue prime opere sono state notate da un artista amico di famiglia, Antonio Manzoni, il quale l’ha avvicinata al mondo della scultura donandole della creta. 
“Ho iniziato a lavorarla con coltelli e cucchiaini che avevo in casa” ha spiegato, raccontando di come ha realizzato il suo primo “gruppo di uomini”, così come lei chiama le sue sculture. “Da allora non ho mai smesso”. 


Don Emilio Colombo

Tantissimi gli uomini che Dolores ha plasmato in 50 anni, tutti con il volto rivolto al cielo, come se dovessero comunicare con chi li guarda. “Qohelet deve aver vissuto nei suoi pensieri quello che io sento nell’esprimermi con le mie sculture. La malinconia è stata la mia compagna e come mi diceva la mia amica Alda Merini: «il tuo dolore ti ha dato come figlia l’arte»”.


Questa sera sarà presente l'editrice Mariangela Tentori che parlerà di "rovina". Inizio dell'incontro ore 20.30 presso il cineteatro di via Dante a Brivio.
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