Brivio: in aula per resistenza e oltraggio, ribalta la versione

Rifiuto di dare indicazioni sulla propria identità, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale: è l'accusa mossa dalla Procura della Repubblica di Lecco ad una donna residente a Calco, che il 20 agosto del 2021 avrebbe inveito contro i carabinieri della Compagnia di Merate nel corso di un intervento.
A raccontare oggi in aula quanto accaduto sono stati gli stessi militari, chiamati in centro Brivio da un gruppo di ragazzi che poco prima erano stati presi, a loro dire, a sassate da alcuni coetanei. Su indicazione dei giovani, gli operanti si sono quindi portati in piazza Vittoria per rintracciare il secondo gruppetto e, trovando alcuni ragazzi seduti, hanno raccolto le loro generalità quando l'odierna imputata si sarebbe "messa in mezzo". "Si qualificava come la madre del ragazzo" ha raccontato uno dei carabinieri al giudice Bianca Maria Bianchi "al guinzaglio aveva un pastore tedesco che ci aizzava contro mentre ci urlava che non potevamo chiedere le generalità al giovane e ci rivolgeva frasi ingiuriose come "Sbirri di merda" e "figli di puttana"."
Una versione dei fatti che è stata successivamente stravolta dall'esame dell'imputata: "Ero in giro con il mio cane quando un ragazzo in macchina a momenti ci investe. Quando l'ho rivisto poco dopo l'ho rimproverato e lui per tutta risposta mi ha spaccato un bicchiere di vetro ai piedi". Sarebbe quindi stata lei a chiamare i Carabinieri sul posto, ma per tutt'altre ragioni da quelle riportate dai militari della compagnia di Merate. "Stavo spiegando il tutto agli operanti quando mi si è avvicinato un ragazzo che nemmeno conosco per chiedere cosa fosse successo: lo stavano portando via probabilmente pensando che fosse quello che poco prima mi aveva quasi investito, ma quando mi sono messa di mezzo per dire che non era lui, uno dei due Carabinieri mi ha afferrato per il collo". L'odierna imputata ha quindi affermato di essere stata lei a subire l'aggressione da parte dei pubblici ufficiali che aveva precedentemente chiamato: "Il cane in quel frangente, poi, non ce l'avevo nemmeno io al guinzaglio: l'avevo affidato ad un conoscente che era lì per caso mentre allertavo il 112".
Il prossimo 24 febbraio verranno sentiti altri testimoni per cercare di fare luce sulla vicenda.
F.F.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.