Codurelli: una manovra iniqua

Tre manovre in sei settimane, e c’è da scommettere che non sarà l’ultima. Da oggi, il testo della manovra è all'esame del Senato, ieri come commissioni lavoro ci siamo riuniti per valutare l’impatto di una manovra dannosa e ingiusta, colpisce due volte i cittadini a reddito fisso sia con le misure fiscali sia attraverso i tagli ai trasferimenti ai Comuni, che si vedono cosi obbligati a tassare a loro volta i cittadini. Manovra iniqua, ingiusta e che va assolutamente modificata nel suo equilibrio fondamentale, equità e sostegno alla ripresa sono i capisaldi della proposta PD. Costi della Politica, urgente intervenire ma, se si vuole essere credibili, è necessario che il rigore parta da Roma, subito il dimezzamento dei parlamentari e a seguire lavorare su Regioni, Province, e accorpamento dei comuni poi: l’imposizione per Decreto è assolutamente da respingere visto che sono il primo presidio territoriale previsto dalla Costituzione e al servizio dei cittadini. Riformare sì e subito, per rendere più efficienti le istituzioni e stabilire chi fa che cosa è indispensabile farlo da subito in Parlamento attraverso la condivisione. Le proposte ci sono, si calendarizzino subito, compresa la riforma elettorale Dietro lo specchietto per le allodole dei tagli (parziali) dei costi della politica e del contributo di solidarietà per i redditi (dichiarati) piú alti, si nasconde una valanga di nuove tasse che colpirà i soliti noti, cioè i contribuenti fedeli: tra contributo di solidarietà nazionale e addizionali Irpef regionali e comunali, la stangata sarà nell'ordine di parecchi miliardi di euro Come, in ordine a tredicesima e TFR, denunciano un approccio ideologico e di criminalizzazione i pubblici dipendenti, ancor più inaccettabile proprio nel momento in cui il nostro Paese ha bisogno di positive motivazioni e di condivisione sugli obiettivi di risanamento. L’art. 8 intitolato “sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità” di sostegno invece non ha nulla, non c’entra niente con i saldi di bilancio e non ha nessun carattere di urgenza. Il Pd è favorevole a sostenere la contrattazione anche aziendale, ma non in questo modo, già in passato ci sono state molte esperienze positive di legislazione di sostegno, a cominciare dallo Statuto dei lavoratori, rispettoso degli orientamenti delle parti, una pratica che questa norma vuole cambiare con norme che indicano soggetti sindacali diversi da quelli individuati come rappresentativi dal recente accordo interconfederale del 28 giugno 2011. Un accordo che il Governo sembra deciso a ignorare. Eppure fino a ieri la linea sembrava essere quella di rimettersi alla volontà delle parti in materia, in tutti i casi riguardanti norme di ascendenza costituzionale o di derivazione comunitaria: orario, riposi, termine, eguaglianza ecc. Sono critiche simili a quelle da noi rivolte al cosiddetto “collegato lavoro” che voleva introdurre un arbitrato “di equità”, slegato dal rispetto delle norme inderogabili di legge e su cui si appuntarono allora anche i rilievi del capo dello Stato che portarono all’introduzione della condizione di rispetto dei principi generali dell’ordinamento e dei principi regolatori della materia. Reddito e famiglie, negli ultimi anni la situazione è notevolmente peggiorata fino al collasso attuale, la crisi ha pesato in modo drammatico sui redditi medio-bassi e la gravità della situazione non è mai stata affrontata nell’ambito delle manovre finanziarie, certo per il Governo la crisi non esisteva, casomai dimenticata come anche in questo decreto. Peggio, i fondi stanziati in passato per rispondere ai bisogni primari delle famiglie (servizi all’infanzia, non autosufficienza, politiche sociali in genere) sono stati azzerati, e i tagli agli enti locali, oltre a quelli del passato, (11 miliardi e mezzo fra 2012 e 2013) si tradurranno in minori servizi e/o maggiori tasse per le famiglie. Ambedue gli schieramenti, hanno duramente denunciato l’impossibilità di mantenere l’attuale livello dei servizi sociali fondamentali senza l’aumento delle imposte di loro competenza.
Mentre una politica attenta dovrebbe approfittare della crisi per impostare modifiche strutturali e di riequilibrio, sia nella distribuzione del reddito, sia sul welfare, attraverso misure atte a ridurre gli sprechi e le spese assistenziali, concentrando le risorse scarse sui bisogni primari delle persone e delle famiglie. Pensioni Donne, non posso ignorare la strumentale posizione della Lega sull’aumento dell’età pensionabile delle donne già decisa l’anno scorso per il settore pubblico, un decreto votato in maniera convinta dalla Lega, che, lo ricordo, ha votato tutti i provvedimenti che hanno peggiorato il sistema pensionistico, un anno e mezzo in più per tutti, divieto di totalizzazione dei contributi e la richiesta di abolizione della reversibilità come oggi in vigore, anche questo contro le donne! I 4 miliardi risparmiati sulle donne del pubblico impiego non sono andati ai servizi bensì a coprire altri buchi, nonostante l’urgente necessità di una vera conciliazione dei ruoli fra uomini e donne nell’ambito familiare, problema culturale primario del nostro paese. Come Pd lo avevamo ampiamente denunciato in tutti i modi e oggi la Lega strumentalmente dice di essere contraria, Contraria a che? Basti pensare alla miope scelta fatta dalla regione Lombardia e sposata dalla provincia di Lecco sulla “dote Conciliazione”, una mancia entro il primo anno e solo alle donne. Sull’età pensionabile delle donne e non lo diciamo da ora, si deve trovare una “compensazione” nel riconoscimento alle donne di un periodo di contribuzione figurativa per gli anni della maternità, ad esempio, un anno ogni figlio, come avviene in altri paesi. Oggi Bersani, presenterà la contromanovra: prelievo straordinario sui capitali scudati, misure più incisive sulla lotta all’evasione fiscale, imposta sui grandi valori immobiliari, un piano di dismissioni di edifici pubblici, liberalizzazioni (anche dei servizi pubblici locali), misure per la crescita, riduzione della spesa per politica e pubblica amministrazione, partendo dal dimezzamento dei Parlamentari, e reintroduzione del reato di falso in bilancio. L'Italia, ha bisogno di una vera strategia per la crescita e non solo, l’uomo solo al comando, lascia un Paese allo sbando e le ricette liberiste sono una strada illusoria e inefficace. È necessario invece rilanciare la domanda interna restituendo potere d'acquisto ai redditi medio-bassi e investire risorse mirate sui settori produttivi più promettenti per il futuro del Paese. Cioè dare speranza alle nuove generazioni.
On. Lucia Codurelli - commissione lavoro
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