Il mastrogiardiniere/32: la cura delle acidofile e come debellare l'oziorinco

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Se avete domande, dubbi, curiosità, criticità del vostro verde da sottoporre al "mastro" inviatele pure a redazione@merateonline.it oppure scrivete al numero 340.957.40.11 corredando il vostro scritto possibilmente di fotografie.


Buongiorno,
oggi ci concentriamo sulle piante acidofile, in particolare sulle CAMELIE.

Le piante acidofile sono quelle piante o arbusti che normalmente prediligono un terreno acido e un microclima fresco e temperato tipo:

AZALEE, RHODODENDRI, CAMELIE, PIERIS ecc. ecc.

La CAMELIA appartiene al genere delle theaceae, è un arbusto ornamentale proveniente dall’Asia in particolare da Cina e Giappone. Le varietà più conosciute sono:

- Camelia japonica, tipico arbusto a fioritura primaverile dagli svariati colori, dal bianco puro al rosso porpora, a fiore semplice o doppio, a secondo del numero di petali si possono perfino trovare dei fiori dai colori variegati a doppio colore.

- Camelia Sasanqua, tipico arbusto sempre verde a fioritura autunnale, che troviamo fiorito in questi periodi tendenzialmente a fioritura semplice con pochi petali e svariati colori.

- Camelia Sinensis, la famosa camelia da cui si ricava dalle foglie e teneri germogli il tè, le varietà sono molteplici, ma tendenzialmente la fioritura non è molto elegante come le sue sorelle più conosciute Japonica e Sasanqua e normalmente è più fragile e non riesce a passare i nostri climi freddi invernali se non ben riparata.


TERRENO

Il terreno acido, adatto alle piante appena citate, deve avere un ph (simbolo associato a un numero che indica l’acidità del terreno) che si posiziona attorno a 4/5.

Sicuramente questi tipi di terreno sono quasi introvabili nei nostri ambienti naturali, essendo normalmente alcalini o calcarei salvo qualche nicchie ecologiche naturali.

Se dovessimo scegliere di piantare le piante acidofile in piena terra nel nostro giardino, dovremmo quanto meno provare a fare un’analisi del terreno e verificare se il ph sia attorno a 4/5.

Si può analizzarlo mandando i campioni di terreno a ditte specializzate in analisi chimiche e fisiche del terreno o semplicemente, acquistando in farmacia o nei garden setter, ben forniti, il kit per la misurazione del ph del terreno. Una volta che si è fatto le analisi, si può capire se il nostro terreno è adatto alle piante acidofile, quindi, non c’è la necessità di modificare aggiungendo quantità di torba pura e acida per abbassare il ph del terreno.

Se il nostro terreno non è adatto, si può modificare aggiungendo torba pura e acida con il ph 3/4 che troverete nei garden setter ben forniti, attenzione non vanno bene i terricci pronti per acidofile perché hanno un ph leggermente più alto della torba pura.

SI dovrà miscelare per bene la torba pura con il nostro terreno fino a una profondità di cinquanta centimetri e un metro di diametro, per garantire a ogni singola pianta il terreno ideale di crescita.

La dose consigliata per rendere il terreno adatto alla crescita dell’apparato radicale delle acidofile dovrebbe essere costituita da un terzo del terreno esistente e due terzi di torba pura; se dobbiamo piantare una singola pianta, grossa o piccola che sia, bisogna formare una aiuola da un metro di diametro profondo cinquanta centimetri.

Formiamo questo buco con le misure che vi ho indicato prima togliendo la terra e formando il mucchio a lato del buco, dopo di che basterà togliere due terzi di terra dal mucchio, poi aggiungete i due terzi mancanti con torba pura mescolandola per bene quando la riponete nel buco con il terreno che avete lasciato.

Negli anni successivi, durante il mese di novembre proprio ora prima dell’inverno, per mantenere il ph del terreno sui valori ottimali in prossimità delle radici, bisognerà distribuire sulla superficie del terreno un’abbondante pacciamatura di torba pura pari a 5/10 centimetri, questa pacciamatura non solo mantiene i valori ottimali di ph ma impedisce anche alle erbacce di poter nascere sotto la chioma delle nostre piante e aiuterà a proteggere tra l’altro le radici delle acidofile, dall’eccessivo freddo invernale e caldo estivo. Perché normalmente le acidofile hanno la caratteristica di sviluppare le radici quasi in superficie.



ESPOSIZIONE

Le acidofile, in generale, non sopportano l’eccessivo freddo invernale e tanto nemmeno l’eccessivo caldo estivo, quindi, bisogna trovare un posto ben riparato e non troppo assolato.


CONCIMAZIONE

In autunno, dopo una buona pulizia, distribuite sulla superficie del terreno e sotto chioma del buon stallatico sfarinato cercando di interrarlo leggermente, leggendo attentamente le istruzioni delle dosi sul sacchetto.

In tarda primavera (aprile) quando le piante ricominciano a vegetare
, distribuite un concime specifico per acidofile facendo ben attenzione a leggere sulla confezione le dosi di utilizzo. E ricordatevi di non lasciarlo in superficie ma interrarlo leggermente.



POTATURA

Se strettamente necessario, in primavera inoltrata ad aprile si potranno potare facendo attenzione a non ridurle più di un terzo del suo volume, la camelia japonica a fine fioritura primaverile e sua sorella la camelia sasanqua che è fiorita in autunno.

Per i rododendri, quando i fiori sono appassiti, per favorire i nuovi germogli apicali, bisognerà eliminare nell’immediato le infiorescenze che sono diventate brutte.



BAGNATURA

Fate attenzione a bagnare le acidofile troppo frequentemente, perché favorirete le malattie fungine soprattutto durante i periodi primaverili e autunnali.

Bagnate abbondantemente poi lasciate asciugare (non seccare) per ripetere l’operazione al momento opportuno.

Tarda estate, controllate assiduamente l’umidità del terreno che sia corretta, perché è il periodo che le piante acidofile sviluppano i bottoni fiorali e se lasciamo che il terreno si asciughi per lunghi periodi, le piante per loro difesa fisiologica non formeranno i loro bottoni fogliari.


L’oziorinco che si vede nell’immagine è uno degli insetti che per la loro vorace caratteristica di mangiatori tendono, da adulti, a rovinare le foglie e da larve l’apparato radicale.

Per poterli eliminare ci sono due metodi biologici abbastanza efficaci se usati nei periodi e nel modo corretto.

Il primo è utilizzando i nematodi e l’altro usando il Bacillus turingensis, vi consiglio di cercare sul web le ditte che ne commerciano, vi indicheranno le dosi e il metodo d’uso.

Attendo le vostre domande e nel frattempo vi auguro buon lavoro!

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