Osnago: nella Festa dell'Unità nazionale il sindaco su Ucraina, marcia su Roma e sovranismi

Le celebrazioni ufficiali della Festa dell’Unità nazionale, occasione per ricordare l’armistizio che pose fine alla Grande Guerra, si sono svolte a Osnago domenica 6 novembre. Un momento più raccolto per rendere onore ai 54 caduti osnaghesi nella guerra del ’15-’18 è stato richiesto dal gruppo alpini di Osnago all’amministrazione comunale. Così nella serata di venerdì 4 novembre alcuni delegati del Comune e delle “penne nere” si sono recati al Monumento del viale delle Rimembranze.



Nella mattinata di domenica si è rispettato il programma di tutti gli anni. Alle ore 9.00 l’appuntamento è stato alla sede del gruppo alpini dove si è svolto l’alzabandiera. La delegazione si è quindi spostata al cippo presente nel parco Mantovani, che si affaccia su via Roma. Dopo la messa in suffragio ai Caduti, il corteo si è diretto alla cappella comunale del cimitero, accompagnato dalle melodie suonate dal Corpo Musicale Osnago Lomagna.

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Quindi l’ultima tappa al Monumento ai Caduti vicino al Municipio dove si è tenuto il discorso istituzionale del sindaco Paolo Brivio che ha riflettuto sulla guerra in Ucraina, “un conflitto armato insensato, sanguinoso, condotto nel disprezzo della vita di tanti civili innocenti, nel disprezzo della coesione di famiglie e comunità travolte dagli eventi, nel disprezzo delle culture, dell’ambiente, delle infrastrutture, in definitiva delle condizioni di sviluppo e di benessere di intere regioni, persino nel disprezzo delle stesse regole del diritto bellico”.

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In giorni in cui le manifestazioni di piazza mettono al centro il concetto di pace, il sindaco, che immagina una “resistenza” non neutrale all’aggressore ma anche una gestione nonviolenta dei conflitti, ha commentato: “Non ci bastano alleanze e iniziative militari, perché le armi, sole, non hanno mai garantito pace, e anche quando si rivela necessario imbracciarle, devono prima o poi fare spazio alla volontà di intavolare trattative, intese, accordi, senza cedere a ricatti. E ribadiamo che questa volontà di negoziato richiede almeno tanta convinzione, quanta ne mettiamo nella difesa armata dall’aggressore criminale”.


Il primo cittadino ha poi condannato la Marcia su Roma, a pochi giorni dal centenario dell’avvenimento che portò al potere Mussolini e il fascismo, “una delle pagine più vergognose della storia dell’Italia unita, conseguenza di un travisamento criminale dell’idea di patria, per giustificare e instaurare un ventennio di negazione delle libertà, della democrazia, della giustizia e della pace”.

Nella sua analisi, a poco più di un mese dalle elezioni politiche che hanno consegnato l’Italia alla destra di Meloni, Brivio ha preso le distanze dai sovranismi. “Non ci bastano le sole armi, non ci bastano unioni politiche deboli tra Stati. E non ci interessano nazioni di patrioti, che finiscono – lo dimostrano secoli di storia e di guerre europee, oltre che l’attualità –irrimediabilmente per concepirsi avverse ad altre nazioni, ad altre patrie. Ci interessano, piuttosto, stati di cittadini, garanti di diritti universali, aperti a cooperazioni multilaterali”.



Poi ha aggiunto sul tema: “Non ci interessano, di conseguenza, sovranità gelosamente e anacronisticamente proclamate, entro confini perforati in mille modi, nel mondo contemporaneo, da economie interdipendenti, produzioni dislocate, tecnologie istantanee, comunicazioni digitalizzate, cittadini desiderosi di mobilità”. In questo discorso prettamente politico, il sindaco Brivio ha lanciato una stoccata anche all’identitarismo locale, vessillo della Lega Nord delle origini che, salvinizzata, siede nel Governo appena insediato.


“Non ci interessano identità culturali ancorate a tradizioni locali e nazionali che vanno studiate, rispettate, raccolte e raccontate, ma non per farne feticci anacronistici, statici, fuori del tempo, incapaci di capire che oggi identità è (anche) meticciato e mescolanza, dialogo e relazione” ha detto il primo cittadino. Brivio ha quindi sostenuto, auspicandolo, che si sviluppino delle comunità aperte e integrate: “Nella storia, l’incontro tra diversi e lontani è stato sempre il vero propulsore di cambiamento, generatore di civiltà, di novità, di futuro. Chiudersi porta ad armarsi; aprirsi conduce magari a tensioni, incomprensioni e delusioni, ma significa infine rigenerarsi”.


I sindaci di Osnago Paolo Brivio, Angelo Bonanomi e Marco Molgora

Il capogruppo degli alpini di Osnago, Luigi Caglio, ha dapprima sollecitato l’amministrazione comunale a coinvolgere anche gli studenti delle scuole a queste iniziative di commemorazione. Ha poi invitato i presenti alla sede delle penne nere per un momento di convivialità insieme. Lì un brindisi è stato rivolto al socio e membro del Direttivo Antonio Fumagalli, venuto a mancare appena una dozzina di giorni fa.
M.P.
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