Merate, IV novembre: visita al ''Giardino della Memoria''

Durante il pomeriggio di domenica 6 novembre, il professor Lorenzo Proserpio ha tenuto un’interessante visita guidata presso il Giardino della Memoria a Merate.



“Questo parco è stato fatto per i giovani, che devono portare avanti la memoria della Prima Guerra Mondiale, ma anche delle vicende successive. L’obiettivo del Giardino della Memoria ad oggi è quello di ricordare i caduti in guerra, i partigiani e le donne. Dobbiamo celebrare tutti coloro che hanno costruito Merate e l’hanno resa così come è".



Proserpio ha spiegato ai presenti la storia della nascita del parco ed alcune curiosità. “Il 27 dicembre 1922 Dario Lupi emise una Circolare Ministeriale. La dicitura riportava l’invito alla costruzione di viali e parchi in tutta Italia per ricordare e infondere negli alunni la memoria dei caduti. Ogni albero corrispondeva ad un caduto e riportava un’etichetta con: nome, cognome, grado, data di nascita e di morte”.



Al termine dell’incontro c’è stato un partecipato confronto tra i visitatori, era presente anche l’Assessore Fiorenza Albani che ha affermato “Se sei a conoscenza del significato di un luogo, te ne prendi cura con un occhio di riguardo”. Così le scuole dovrebbero essere incoraggiate a portare in visita i propri alunni sui luoghi del territorio, affinché i ragazzi possano più farsi divulgatori dei significati e della storia che ci sta dietro.



Quello che prima era chiamato Parco delle Rimembranze, ha ora il nome di Giardino della Memoria “per includere altre commemorazioni, come quella delle donne vittime di violenza”. È stata offerta anche una riflessione in merito alla Seconda Guerra Mondiale “Non è stato un olocausto. L’olocausto è un sacrificio a Dio, ma in realtà non c’è stato nessun sacrificio, era uno sterminio di massa”.


Il prof. Lorenzo Proserpio

Le due visite di oggi proposte dal professor Proserpio fanno seguito alla cerimonia di venerdì pomeriggio in occasione proprio della festività e che si è celebrata con la solennità del caso.
E.Gi.
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