Osnago: oggi l’estremo saluto a Francesco e Rossana Iantorno. Don Alessandro: ‘Sia dedizione l’ultima parola a loro riservata’

“Dedizione. Sia questa l’ultima e definitiva parola dedicata a Franco e Rossana”. Così si è pronunciato don Alessandro Fusetti durante la santa messa celebrata nel primo pomeriggio di sabato 5 novembre, quando l’intera comunità di Osnago si è radunata fuori e dentro la chiesa parrocchiale per rivolgere l’ultimo saluto a Francesco Iantorno e alla figlia Rossana, che insieme hanno vissuto l’intera vita e insieme se ne sono andati nella tragica mattinata di martedì 25 ottobre, quando lui, Francesco, un uomo di ottanta anni, ha scelto di strappare la vita alla figlia disabile 47enne, forse per paura che quando lui non ci sarebbe più stato nessuno si sarebbe preso cura di lei, e poco dopo ha strappato la vita anche a se stesso.




Don Alessandro Fusetti sulla soglia della chiesa accoglie i feretri di padre e figlia



 
I due feretri, coperti di rose bianche e rosse, sono stati condotti insieme in chiesa, prima quello di papà Francesco e poi quello di Rossana, e poi posti uno accanto all’altro davanti all’altare. Ad accoglierli il figlio e fratello Michele, i parenti, gli amici, i conoscenti, il sindaco Paolo Brivio, i ragazzi del Centro Diurno Disabili di Merate con cui Rossana trascorreva le giornate quando non era con il papà, e l’intero paese in cui da anni abitavano ed erano ben inseriti.



 
La chiesa parrocchiale non ce l’ha fatta a contenere tutte le persone che in questa giornata hanno voluto esserci per ricordare il padre e la figlia che tanto si volevano bene, ma l’impianto audio ha concesso a tutti di ascoltare le letture del Vangelo che don Alessandro ha coscienziosamente scelto per accompagnare il rito, quello stesso rito che, si è augurato, ha potuto essere una consolazione in grado di guarire il cuore smarrito delle persone care a Franco e Rossana.


Francesco e Rossana Iantorno


Dopo la lettura della seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi, don Alessandro ha proposto un passo tratto dal Vangelo secondo Giovanni: “In quel tempo, disse ai suoi discepoli: «È giunta l’ora che sia glorificato il figlio dell’uomo. In verità vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo. Se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita, la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna»”.

 

Don Alessandro, rivolgendosi ai presenti, ha ammesso di non sapere cosa abita nel loro cuore, nemmeno nel suo. In questi giorni ha spiegato di essersi interrogato, chiedendosi ancora che cosa fosse realmente successo, e che cosa avrebbe potuto dire alle persone. “Tutte domande che lasciavano il mio cuore un po’ vuoto. Il lutto che oggi colpisce la famiglia di Franco e Rossana, i loro amici, il nostro paese, come ogni lutto fa sobbalzare nel cuore una sorta di ribellione. La vita non può sfilacciarsi, questa ribellione lascio che corra nel mio cuore affinché mi aiuti finalmente a trovare realmente che cosa cerco. Mi fermo e arrivo a dire così: cerco un filo che tenga insieme i pezzi della vita, un filo così resistente che impedisca che la vita si laceri come un tessuto, cerco una parola così forte che come un filo sia capace di tenere insieme i pezzi e i momenti della vita”.

 



Questa parola don Alessandro l’ha cercata tra i racconti degli amici e dei parenti del padre e della figlia, da cui sono emerse le parole “tenacia”, riferita all’animo di Franco, e “attenzione”, riferita al modo di essere di Rossana. Ma non solo, il parroco ha cercato la parola anche nel messaggio dell’arcivescovo e in quelli delle autorità che si sono espresse, ma alla fine, ha ammesso, la parola l’ha trovata nella Bibbia. “Dedizione. È questa la parola che come filo ricama la vita di Francesco e va a tessere finemente la vita di Rossana, di Michele, di Samuele e di tutta la sua famiglia. La dedizione che un papà e una mamma ci mettono per dare saldezza, compattezza, pace alla vita dei loro figli. Gesù nel Vangelo ci fa vedere la dedizione esagerata di un seminatore che non ha paura di seminare abbondante seme nella campo sapendo che quel seme morirà, ma per dare generosamente altra vita. Gesù ci mostra che la dedizione è la ferma volontà di un papà e di un fratello a fare il bene e a farlo il meglio possibile, magari correndo anche il rischio di esagerare semplicemente perché si sente nel cuore la spinta ad accompagnare chi ha bisogno di bene”.

 


“Il filo di questa parola ci ha descritto la vita di Franco e poi arriva a Rossana, ma lei non lo tiene per sé questo filo, lo consegna a noi. Consegnandoci questo filo della dedizione Rossana ci confida la cosa essenziale e importante della vita, la cosa che non dobbiamo dimenticare: sapienza della vita è saper ricevere i segni di dedizione che ci vengono offerti. Rossana ci consegna questa verità che può illuminare i giorni di noi tutti.” Ricevendo questo filo, ha concluso il parroco, si è in grado di ricevere la dedizione di Dio, quello stessa dedizione che adesso parla a Franco e Rossana e li rassicura che ora sarà lei a prendersi cura di loro.

 





Ai momenti di preghiera nel corso della celebrazione sono stati alternati attimi di prezioso silenzio in grado di evocare nella testa dei presenti dei ricordi dei defunti. Don Alessandro al termine della messa ha ringraziato a nome della famiglia tutte le persone che in questi giorni hanno mostrato la loro vicinanza e infine ha chiesto cortesemente a tutti i presenti di uscire dalla chiesa, per lasciare un ultimo e intimo momento alla famiglia e alle autorità civiche con Franco e Rossana.


I carri funebri di Rossana e Franco si chiudono per lasciare il sagrato e avviarsi verso il tempio crematorio

Dopo alcuni momenti di raccoglimento i feretri sono stati condotti sul sagrato della chiesa, dove, davanti a tutti, è stata data la benedizione prima che venissero tumulati.
Edoardo Mazzilli
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