Lomagna: il ricordo di sr Luisa Dell'Orto nelle parole di 2 volontari. 'Aiutava tutti'

Uccisa il 25 giugno di quest'anno probabilmente durante un tentativo di rapina ad Haiti (ma le indagini sono ancora in corso, ndr), luogo in cui operava da 20 anni, suor Luisa Dell'Orto è stata onorata e ricordata dai suoi famigliari, amici e concittadini nella chiesa di Lomagna. Una serata speciale, tra preghiere e testimonianze per una donna simbolo della carità vera e disinteressata, che ha fatto della sua vita un dono per i più bisognosi.

Matteo Bodini e Silvia Motta

Nata a Lomagna il 27 giugno 1957, aveva frequentato il Liceo Scientifico di Lecco e nel 1984 si era laureata in Storia e Filosofia. Lo stesso anno era entrata nella Congregazione delle Piccole sorelle del Vangelo di Lione e aveva intraprenso un percorso missionario. Dopo Camerun e Madagascar, nel 2002 si era spostata ad Haiti, precisamente nel centro Caritas "Kay Chal", in un sobborgo poverissimo della capitale Port-au-Prince. Col passare del tempo e dedicandosi al grave problema dei baby schiavi, "soeur Luisa", come la chiamavano, era diventata una colonna per tutti, anche per i numerosi volontari che negli anni hanno fatto esperienza a "Kay Chal".

Tra costoro anche Silvia Motta e Matteo Bodini, lei con origini liguri e da qualche anno residente nel meratese e lui cernuschese dalla nascita, che hanno raccontato la loro esperienza in occasione del mese missionario. Ad Haiti, dal 2015 al 2016 per Matteo e dal 2016 al 2018 per Silvia, i due giovani hanno visto in Luisa un esempio di come anche con poco sia possibile aiutare le persone. Col cibo, l'istruzione, la disciplina ma anche con il gioco o col sostegno emotivo, suor Luisa trovava il modo più adatto per star vicina e supportare gli altri. "Per lei era necessario, quasi più del cibo, migliorare la vita dei ragazzi nei rapporti sociali con gli altri. E' accaduto anche che suor Luisa andasse contro i genitori per il modo inappropriato di punire i figli, così da istruirli ad una vita famigliare pacifica e costruttiva" hanno spiegato i due volontari.

Una missione portata avanti con entusiasmo, convinzione e tanta umiltà proprio come lo spirito della congregazione delle "Piccole sorelle del Vangelo” di Charles de Foucauld, cui apparteneva, le aveva sempre inculcato. Suor Luisa serviva gli altri col sorriso, non giudicava. Semplicemente amava.

Molte sono state le parole pronunciate per raccontare episodi vissuti con suor Luisa a kay Chal, sia gioiosi che tragici, ma quel che più ha raccontato la purezza interiore ed il volere della missionaria sono state le sue stesse parole, scritte in una delle ultime lettere spedite a casa: "Devo rimanere perchè sento di dover dare punti di riferimento a chi purtroppo non ne ha".
Un desiderio che, purtroppo, è stato interrotto tragicamente sulle strade della sua Terra, per mano di persone tuttora sconosciute.
M.Pen.
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