Calco: il Comitato dell’ospedale fa il punto sul Mandic. Reparti chiusi e poco personale

La sala consiliare di Calco ha rischiato di non riuscire a contenere tutti i cittadini accorsi nella serata di venerdì 28 ottobre per partecipare all'incontro con il "Comitato a difesa dell'Ospedale di Merate", evento patrocinato, oltre che dal Comune di Calco, anche da di Brivio. Lo stesso sindaco Stefano Motta si è detto soddisfatto dell'alta partecipazione all'inizio della serata, quando ha spiegato i motivi per cui Calco ha deciso di accogliere il Comitato: "Sono rimasto preoccupato dal clima che è calato in sede di conferenza dei sindaci quando si è affrontato il tema dell'ospedale di Merate e sono state riportare le preoccupazioni del Comitato. Ho percepito un atteggiamento poco incline a dare disponibilità e apertura nei confronti del Comitato, una mancanza di fiducia che questa sera vogliamo restituire". Oltre a questo, ha spiegato il primo cittadino, l'incontro è stato organizzato per informare i cittadini sulla reale situazione dell'Ospedale di Merate.



Come all'ultimo incontro tenutosi lo scorso aprile a Merate (clicca QUI), la relazione da parte dei referenti del Comitato e il dibattito con i cittadini si sono tenuti dopo la proiezione di "Quello che serve", un documentario realizzato da Massimo Cirri attraverso cui il conduttore radiofonico racconta come è stato curato gratuitamente dalla sanità pubblica da un tumore, e ripercorrendo come l'Italia sia arrivata a godere di questo sistema di sanità gratuito per i cittadini, indipendentemente dal costo delle cure che necessitano. Quell'incontro a Merate aveva visto anche la partecipazione di Cirri stesso. 

Giuditta Pacchiarini del Comitato a difesa dell’Ospedale di Merate

A fare il punto sulla situazione attuale del Mandic è stata Giuditta Pacchiarini, ex-caposala nel reparto di Ortopedia e Otorinolaringoiatria a Merate. Senza troppi giri di parole e andando dritta al punto, Pacchiarini ha ammesso di essere arrabbiata per la situazione, e più in particolare di esserlo per la mancanza di interesse al problema da parte del sindaco di Merate, Massimo Panzeri, da lei definito "responsabile della sanità dei cittadini". Seppur presente all'incontro tenutosi a Merate, quando era anche intervenuto per dire la sua, secondo Pacchiarini il primo cittadino meratese non ha mai preso seriamente a cuore la questione, chiedendo solo qualche dato e poco più. "Ringrazio in questo senso il sindaco Motta per l'ospitalità, il Comune di Brivio per il patrocinio e il sindaco di Barzago per essere qui questa sera." 
"Tanta gente non conosce la realtà effettiva dell'Ospedale di Merate: l'ospedale, non il presidio, né l'azienda, odio queste parole - ha detto la rappresentante del Comitato. - Abbiamo visto cosa è successo dal '96 a oggi trasformando l'ospedale in azienda...". I punti fondamentali della questione sono due: la chiusura dei reparti e la mancanza di personale. "Siamo arrivati al punto in cui il Direttore Generale paga altri medici privati e gettonisti perché non trova medici per coprire i turni".  Entrando nello specifico e fornendo dati oggettivi, Pacchiarini ha elencato i reparti che sono stati chiusi o depotenziati: "Il reparto di psichiatria è chiuso, doveva aprire a settembre dello scorso anno secondo il direttore Favini, ma ancora non è stato aperto nulla. Se ne sono andati 14 psichiatri e ora chiaramente il reparto non apre perché non ci sono medici". Un altro reparto chiuso è quello di Medicina B. 

Il sindaco di Barzago Mirko Ceroli e il sindaco di Calco Stefano Motta

"La pediatria ha ridotto i posti letto, non si contano più di quattro bambini al giorno" ha continuato. "Avevamo due piani chirurgici, da una parte ginecologia e chirurgia, dall'altra ortopedia e otorino. Ora è tutto su un unico piano". E poi ancora il laboratorio analisi, che si trovava al primo piano e occupava tutto il padiglione che si estende dalla sala riunioni scientifiche fino alla hall d'ingresso, e ora è stato trasferito in un'altra sala molto piccola, perché tanto - ha spiegato Pacchiarini - gli esami vengono fatti a Lecco.  "Dodici anni fa erano state aperte delle nuovissime camere operatorie. Prima del Covid ne funzionavano 5 o 6, a oggi ne funzionano 2, e intanto le liste di attesta si allungano". Proseguendo, la referente ha parlato anche del reparto Ostetricia, che recentemente ha visto la perdita del primario Del Boca e della dottoressa Biffi. "Già nell'ultimo anno il reparto non ha raggiunto le 500 nascite che consentirebbero di tenere aperto il reparto. Non è chiara l'intenzione della dirigenza in questo senso, non hanno un progetto al di là dell'oggi. Nemmeno chiudono, visto che per norma dovrebbero..." 
Quindi è stato fatto un punto anche sul secondo problema, quello della mancanza di personale e l'utilizzo di esterni: "Abbiamo personale dalle cooperative, medici di pronto soccorso e medici rianimatori che coprono turni da 12 ore e per ogni turno guadagnano 1.200 euro. Praticamente in tre turni guadagnano quanto un medico strutturato prende in un mese". A questi si aggiunge altro personale che gravita attorno all'ospedale - servizio pulizia, cucina, etc. - sempre appaltato.

Perché non si assume? Pacchiarini ha provato a rispondere anche a questo. "A novembre dell'anno scorso è stato aperto un concorso per infermieri. Ne sono risultati 800 idonei, ma prima della metà di maggio erano già scomparsi tutti, o perché rinunciavano, o perché andavano via subito. Detto brutalmente, scappano perché vorranno vendersi al migliore offerente e evidentemente l'Asst di Lecco non lo è". A questi problemi, più in generale, si aggiungerebbe - secondo il Comitato - una mancanza generale di programmazione e di direzione da intraprendere. Inoltre le chiusure e le mancanze sembrerebbero essere solo a discapito di Merate, tendendo a privilegiare Lecco. 
Chi ne risente di questa situazione, oltre i cittadini, sono anche i medici e il personale che lavora. "Abbiamo chiesto i dati delle ore straordinarie e delle ferie. Risultano 158.421 ore arretrate e 45.780 giorni di ferie non godute". Il trend generale - ha spiegato Pacchiarini - è che a tutti i dipendenti vengono rifiutate le ferie invernali, che a contrario di quelle estive la dirigenza non è obbligata a concedere. "Dal 2017 al 2022 non fanno fare ferie al personale OSS". 
Aperta la discussione, è intervenuto il sindaco Motta, che ha fatto un punto sulla comunicazione che avviene tra i sindaci e la dirigenza di ASST: "Da parte del Direttore Generale non risulta evidente l'intenzione di volersi confrontare con noi. Sono diverse le volte in cui non si è presentato agli appuntamenti, come quando l'abbiamo invitato alla conferenza dei sindaci. L'unico momento in cui l'abbiamo incontrato è stato prima delle elezioni. Viviamo una difficoltà di comunicazione".  Lasciandosi andare a una breve digressione sull'inquinamento storico della politica nelle nomine dei dirigenti ospedalieri, Motta ha ipotizzato un motivo che "giustificherebbe" la scarsa partecipazione di molti sindaci all'affronto del problema: "La sanità è gestita dalla Regione, molti sindaci prendono finanziamenti da Regione..."
Il sindaco di Calco ha anche riportato le intenzioni manifestate nell'ultimo incontro con i vertici di ASST, tenutosi a porte chiuse poco prima delle elezioni: "Loro dicono di non voler chiudere l'ospedale, ci sono degli obbiettivi e l'intenzione di rinnovare l'immagine dell'ospedale". 

Mattia Salvioni

Tra il pubblico, anche il segretario del circolo PD di Merate Mattia Salvioni, che ha domandato al Comitato quali azioni si possono realizzare per far fronte al problema. "Quali sono le possibilità? Elaboriamo piani concreti". Giuditta Pacchiarini ha spiegato che per il momento l'obbiettivo del Comitato è quello di continuare a informare i cittadini, avvalendosi di tutti i sindaci che vorranno supportare il Comitato. A tal proposito ha invitato i presenti il prossimo 3 novembre a Imbersago per partecipare a un incontro avente per tema le Case di Comunità.
E.Ma.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.