Magni: ero giovane ma ricordo il silenzio e lo sguardo lontano di Rossana e il volto segnato dalla disperazione del suo papà
Il dottor Enrico Magni e Rossana Iantorno
"Ho letto la terribile notizia. Questo omicidio-suicidio mi riporta indietro nel tempo quando lavoravo al Consorzio D'Adda 2 di Merate, prima dell'ospedale, seguivo l'infanzia e la disabilità.
Ho conosciuto Rossana, era una bella bambina, era accompagnata dal padre. La ricordo, è stato il mio primo incontro con l'autismo, allora pensavo a quello. Il nome mi ha fatto tornare alla memoria, per uno strano gioco della mente, quei ricordi. Ci sono emozioni che rimuovi ma ti restano dentro senza accorgertene. Fu un incontro forte, ero giovane, ma la disperazione del padre mi colpì, così pure il silenzio e lo sguardo lontano di Rossana, l'avrei abbracciata, ma non sarebbe stato professionale. Ci sono segni che cogli ma li lasci fluttuare nel tuo spazio psichico e speri sempre in bene. La vita è complessa, complicata e indicibile. La questione "dell'eredità" del figlio/a disabile è un problema serio e dovrebbe coinvolgere le istituzioni. La domanda che il genitore si pone sin dall'inizio è..."e quando non ci sarò più chi si farà carico del figlio/a" .
A questa domanda l'istituzione deve dare una risposta strutturale di accoglienza permanente.
La solitudine intima del genitore si scontra con l'oscurità del futuro; " cosa farà senza di me?"
A domande si susseguono domande. Spesso senza risposte. Ciao Rossana, ciao Francesco, riposate in pace".