Arlate: la comunità abbraccia la famiglia di Nicolò morto a pochi mesi di vita. ''Eri un ometto che insegnava a unire. Col tuo sorriso splendente, scaldavi chiunque incontravi''
Sono state davvero molte le persone che nella mattinata di venerdì 21 ottobre si sono radunate nella parrocchia di Arlate per stringersi attorno a Marco e Raffaella, i genitori del piccolo Nicolò Zappa, scomparso nei giorni scorsi a soli pochi mesi di vita. Nonni, zii, parenti, amici e i compagni della sorellina di Nicolò si sono uniti nel dolore e hanno salutato per l’ultima volta il piccolo durante la santa messa celebrata da don Dionigi Consonni.
“Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso” ha detto il prete leggendo un passo del Vangelo secondo Marco, una lettura che era già stata proposta lo scorso 10 luglio, durante il battesimo di Nicolò. “Nessuno di noi avrebbe potuto immaginare che ci saremmo incontrati per dargli l’ultimo saluto. Sentite forte l’amicizia delle molte persone presenti, – ha detto don Dionigi, rivolgendosi ai genitori, – il dolore non lo si vince, ma lo si supera stando vicini e abbracciandosi. So che molte persone sono venute da voi e vi hanno chiesto: ‘ma perché?’, io purtroppo non ho la risposta. La nostra vita è segnata anche da questi limiti e devo dire che anche la mia fede, la fede di noi preti, è messa alla prova come la vostra. Cosa possiamo pensare di avere come forza e come qualcosa che tenga vivo il desiderio della vita, e il desiderio di rincontrare il nostro Nicolò? Gesù non ha dato una risposta. Sappiamo che la vita è fragile, che ha un inizio e una fine”. Tuttavia il prete ha lanciato un messaggio di speranza ai presenti e soprattutto alla famiglia di Nicolò: “Vi prego di tenere nel vostro cuore queste parole: Gesù lo prende tra le sue braccia.”
Il nome Nicolò, ha spiegato don Dionigi, ha come significato “colui che protegge i popoli”. “E quindi noi glielo chiediamo. Nicolò ha ancora questo compito, ovvero quello di continuare a proteggerci, di darci la forza quando le braccia calano e soprattutto di tenere vivo in noi il desiderio affinché possiamo rincontrarlo e condividere con lui quella pace che Dio dona ai suoi figli”.
Nel corso dell’eucarestia non sono mancati messaggi d’affetto alla famiglia di Nicolò, come quello letto da un’amichetta della sorellina a nome di tutti i ragazzi del catechismo di prima media, delle catechiste, delle suore e dei sacerdoti della parrocchia di Brivio: “Abbiamo rivolto la nostra preghiera alla Madonna, anche da parte vostra, affinché possiate ritrovare la luce nei ricordi che Nicolò vi ha lasciato”. Anche la zia di Nicolò ha voluto condividere con i presenti la “lezione” che il nipotino le ha insegnato: “Molti vogliono sapere da te cosa si prova, come affrontare il dolore, come andare avanti. Io credo che il dolore sia a sé, bisogna entrarci per conoscerlo. Per rispondere a queste domande vi dico cosa mi ha insegnato Nicolò, la sua lezione. Basta averlo visto anche poco per capire. Lui in breve tempo ha provato tutto, dal bello al brutto, dalla leggerezza al dolore, ma in lui è sempre rimasto il sorriso splendente che illuminava tutto e tutti. Scaldava chiunque incontrasse, non faceva distinzioni ma riempiva d’amore e calore chiunque. E poi i suoi occhi penetranti che scrutavano tutto il mondo che lo circondava, e la sua voglia di vivere immensa che non mancava mai, che era sempre attiva in ogni momento e che neanche le medicine riuscivano a sedare, perché lui era una roccia, un ometto che insegnava a unire e non a dividere, sempre a testa alta, anzi, a cresta alta nel suo caso. Una persona speciale che ha capito più di molte persone che sono in questo mondo e non danno peso alle cose veramente importanti della vita. Auguro a ognuno di voi di poter vedere la vita con gli occhi di Nicolò”.
Prima di terminare la celebrazione don Dionigi Consonni ha invitato la famiglia di Nicolò a rivolgere una preghiera davanti all’altare della Madonna. La piccola bara bianca ricoperta di fiori di Nicolò Zappa al termine del funerale è stata condotta al cimitero locale.
“Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso” ha detto il prete leggendo un passo del Vangelo secondo Marco, una lettura che era già stata proposta lo scorso 10 luglio, durante il battesimo di Nicolò. “Nessuno di noi avrebbe potuto immaginare che ci saremmo incontrati per dargli l’ultimo saluto. Sentite forte l’amicizia delle molte persone presenti, – ha detto don Dionigi, rivolgendosi ai genitori, – il dolore non lo si vince, ma lo si supera stando vicini e abbracciandosi. So che molte persone sono venute da voi e vi hanno chiesto: ‘ma perché?’, io purtroppo non ho la risposta. La nostra vita è segnata anche da questi limiti e devo dire che anche la mia fede, la fede di noi preti, è messa alla prova come la vostra. Cosa possiamo pensare di avere come forza e come qualcosa che tenga vivo il desiderio della vita, e il desiderio di rincontrare il nostro Nicolò? Gesù non ha dato una risposta. Sappiamo che la vita è fragile, che ha un inizio e una fine”. Tuttavia il prete ha lanciato un messaggio di speranza ai presenti e soprattutto alla famiglia di Nicolò: “Vi prego di tenere nel vostro cuore queste parole: Gesù lo prende tra le sue braccia.”
Il nome Nicolò, ha spiegato don Dionigi, ha come significato “colui che protegge i popoli”. “E quindi noi glielo chiediamo. Nicolò ha ancora questo compito, ovvero quello di continuare a proteggerci, di darci la forza quando le braccia calano e soprattutto di tenere vivo in noi il desiderio affinché possiamo rincontrarlo e condividere con lui quella pace che Dio dona ai suoi figli”.
Nel corso dell’eucarestia non sono mancati messaggi d’affetto alla famiglia di Nicolò, come quello letto da un’amichetta della sorellina a nome di tutti i ragazzi del catechismo di prima media, delle catechiste, delle suore e dei sacerdoti della parrocchia di Brivio: “Abbiamo rivolto la nostra preghiera alla Madonna, anche da parte vostra, affinché possiate ritrovare la luce nei ricordi che Nicolò vi ha lasciato”. Anche la zia di Nicolò ha voluto condividere con i presenti la “lezione” che il nipotino le ha insegnato: “Molti vogliono sapere da te cosa si prova, come affrontare il dolore, come andare avanti. Io credo che il dolore sia a sé, bisogna entrarci per conoscerlo. Per rispondere a queste domande vi dico cosa mi ha insegnato Nicolò, la sua lezione. Basta averlo visto anche poco per capire. Lui in breve tempo ha provato tutto, dal bello al brutto, dalla leggerezza al dolore, ma in lui è sempre rimasto il sorriso splendente che illuminava tutto e tutti. Scaldava chiunque incontrasse, non faceva distinzioni ma riempiva d’amore e calore chiunque. E poi i suoi occhi penetranti che scrutavano tutto il mondo che lo circondava, e la sua voglia di vivere immensa che non mancava mai, che era sempre attiva in ogni momento e che neanche le medicine riuscivano a sedare, perché lui era una roccia, un ometto che insegnava a unire e non a dividere, sempre a testa alta, anzi, a cresta alta nel suo caso. Una persona speciale che ha capito più di molte persone che sono in questo mondo e non danno peso alle cose veramente importanti della vita. Auguro a ognuno di voi di poter vedere la vita con gli occhi di Nicolò”.
E.Ma.