Merate: Scorzelli a processo per due post ritenuti lesivi della onorabilità del sindaco. Ripercorsa in aula la riapertura del Conad
I due principali attori della vicenda hanno reso le loro dichiarazioni a magistrati e avvocati rispondendo alle domande e chiarendo i punti di tutta la vicenda.
Primo a sedersi alla destra dello scranno del giudice è stato il borgomastro meratese che ha ripercorso il contesto di quel giorno, 7 marzo 2020, all'indomani del primo DPCM che imponeva il distanziamento e apriva la "stagione" delle restrizioni.
"Il Conad è la più grossa realtà commerciale del territorio ed ero stato attenzionato perchè c'era la preoccupazione per i livelli occupazionali, a seguito del cambio di proprietà. Ho cercato di favorire il dialogo, ho incontrato le parti sindacali e gli acquirenti, ho favorito incontri della proprietà con i lavoratori. Il buon esito della trattativa si è concretizzata con la riapertura cui ero stato invitato un mese prima dei fatti" ha spiegato "La riapertura si è svolta a porte chiuse, alla presenza mia, del prevosto, del vicesindaco, dell'amministratore delegato e di alcuni dipendenti che stavano per iniziare il servizio. Ho relazionato anche con documentazione fotografica il signor Prefetto, attenzionato dal risalto mediatico dei fatti".
Una presenza in quel contesto che aveva causato una reazione mediatica forte, anche a livello nazionale, e con i due post oggetto della querela, comparsi sulla bacheca dell'account social riconducibile a Francesco Scorzelli.
Chiamato a dettagliare dall'avvocato Elena Barra di parte civile, sulle fatiche profuse per l'ospedale di Merate, il sindaco ha spiegato come la sua amministrazione si fosse impegnata a raccogliere dispositivi protettivi da donare ai sanitari.
Incalzato dall'avvocato Stefania Scotto del foro di Messina, difensore di Scorzelli, sul rispetto delle disposizioni circa il distanziamento di un metro tra una persona e l'altra durante la cerimonia, il sindaco ha risposto "Distinguerei due momenti: quello della cerimonia tra le 8.30 e le 9 quando tutto si è svolto nel rispetto del distanziamento. Vi è stato solo un momento in concomitanza tra la fine della cerimonia e l'ingresso dei clienti che si apprestavano ad entrare nel supermercato: lì c'è stato un incrocio tra la mia uscita dall'area interna e il loro ingresso".
Arrivando ai due post oggetto della querela, sul primo riconducibile a una battuta sul presidente Trump e al clistere di candeggina per sconfiggere il Covid, il sindaco Panzeri ha ammesso di essersi sentito meno oltraggiato rispetto al secondo post dove, invece, ha ritenuto diffamatoria dalla prima all'ultima parola.
A notiziarlo del post diversi conoscenti e amici subito dopo la pubblicazione e quindi a poche ore dall'evento inaugurale, con 37 condivisioni che lo avrebbero dunque reso di dominio pubblico.
Terminata la deposizione, durata una mezz'ora abbondante, è stata la volta dell'imputato Francesco Scorzelli sedersi al cospetto del giudice per fornire la sua versione, partendo proprio dall'inquadramento della situazione che si respirava al Mandic in quelle prime settimane di pandemia.
"Eravamo disperati dal punto di vista sanitario" ha spiegato "non avevamo dispositivi e nemmeno mascherine a sufficienza e quando infermieri e medici hanno letto della presenza del sindaco all'inaugurazione del supermercato hanno preso malissimo questa cosa. C'è stata grande arrabbiatura nel vedere che il responsabile della salute pubblica avesse questo comportamento sconsiderato".
Nel merito del post, l'ex coordinatore infermieristico del pronto soccorso ora responsabile della logistica, ha spiegato come la sua pagina facebook in realtà fosse utilizzata da almeno altre 5/6 persone tra cui colleghi di lavoro, di partito e sindacalisti e, dunque, di non essere in grado di dire chi sia stato l'autore del post, meno ancora di ricordarsi se fosse stata digitato di proprio pugno. "Ho chiesto di essere spostato dal pronto soccorso al servizio trasporti logistica perchè sto rimbambendo signor giudice, ho un principio di alzheimer" ha ammesso l'imputato "mi dimentico le cose, ho chiesto a queste persone di aiutarmi perchè rischio di fare stupidate, non sono in grado di gestire questa pagina e quindi loro mi aiutano. Ogni tanto faccio da filtro ma non sempre riesco".
Sul termine utilizzato per appellare il sindaco alpino, identificandolo nella foto anche con la fascia tricolore indossata, Scorzelli ha spiegato che, una volta visto il post, non ha ritenuto di doverlo rimuovere in quanto non lo ha inquadrato né lesivo né offensivo della sua reputazione. "La parola utilizzata è di uso comune ormai e in quel contesto non era riferita alla persona, a Panzeri, ma al comportamento dissennato e sconsiderato tenuto in quel momento. Il vicesindaco il giorno prima aveva fatto un appello alla popolazione a rispettare il DPCM e quindi la presenza del sindaco aveva irritato. Quindi quel post non è una offesa personale al sindaco ma alla giunta e al comportamento dissennato. Noi in quel periodo cominciavamo a mettere i morti nei sacchi...".
Terminate le domande, il giudice ha aggiornato il processo al 17 febbraio 2023 alle ore 8.30 per la discussione.