Calco: al CAI Gildo Airoldi e Giovanni Capra raccontano la scalata della Nord dell'Eiger
-"Come mai anche voi sulla parete?"
-"Elle, sapete com’è, una volta o l’altra bisognava pur venire a vederla questa maledetta parete"
-"Cosa ne direste di legarci tutti insieme?"
-"Per noi va bene, faremo una cordata unica"
Questo fu il dialogo rispettivamente tra Pierlorenzo Acquistapace e Andrea Mellano, due dei sei ragazzi che nell'agosto del 1962 realizzarono una delle più grandi imprese dell'alpinismo italiano, scalare per la prima volta la parete Nord dell'Eiger (montagna svizzera delle Alpi bernesi la cui vetta tocca i 3.967 metri). Tra coloro che presero parte alla scalata ci fu anche l'olgiatese Gildo Airoldi, che nella sera del 7 ottobre è stato invitato dal CAI di Calco per raccontare la sua esperienza a 60 anni dall'ascesa leggendaria. Il compito di narrare le gesta dei sei è toccato a Giovanni Capra, autore del libro "Due cordate per una parete" in cui narra con precisione ed entusiasmo quei lunghi giorni di agosto.
Da sinistra Giovanni Capra, Gildo Airoldi, in piedi il presidente del CAI Calco Walter Corno, don Emanuele Colombo
Prima di ripercorrere l'avventura alpinistica, don Emanuele Colombo di Olgiate Molgora ha preso parola per riflettere sulla montagna ed il significato più profondo che si cela dietro di essa. "In passato si credeva che per trovare Dio servisse raggiungere le vette delle montagne più alte. Negli anni ci si è spinti fino allo spazio, ma senza traccia di Dio. È capitato invece che persone isolate in carceri chissà dove abbiano scoperto nel profondo l'esistenza di Dio. La montagna dunque non è nulla di speciale, non è né buona né cattiva. Sta a noi affrontarla al meglio, con l'attrezzatura giusta tra cui il cervello, andando a percorrere un viaggio spirituale in cui, magari senza trovare Dio, conosceremo noi stessi".
Ha poi preso la parola Giovanni Capra, che ha ripercorso le tappe principali alla scoperta dell'alpinismo e della corsa alla conquista delle vette europee, tra cui il famigerato Eiger. Dagli anni Trenta molti furono i tentativi di espugnare la salita, impervia sia per la sua folle verticalità, per la roccia altamente friabile e per le innumerevoli scariche che dalla vetta colpivano tutto il versante. Ogni tentativo portava ad un fallimento o addirittura alla morte.
I primi ad uscire vittoriosi dalla straziante lotta contro la Nord furono nel '38 i tedeschi Vörg e Heckmair e gli austriaci Harrer e Kasparek, che vennero successivamente ricevuti da Hitler, divenendo eroi della Germania e protagonisti della propaganda nazista. Si giunse poi all'11 agosto del 1962, in cui, per pura coincidenza, due cordate italiane decisero di attaccare la parete ed intraprendere la scalata: Armando Aste (di Rovereto, scomparso nel 2017), Franco Solina (di Brescia) e Pierlorenzo Acquistapace (di Mandello del Lario) per la prima e Romano Perego (calchese originario di Pagnano, scomparso nel 2019), Andrea Mellano (di Torino) e il giovanissimo Gildo Airoldi.
I primi ad uscire vittoriosi dalla straziante lotta contro la Nord furono nel '38 i tedeschi Vörg e Heckmair e gli austriaci Harrer e Kasparek, che vennero successivamente ricevuti da Hitler, divenendo eroi della Germania e protagonisti della propaganda nazista. Si giunse poi all'11 agosto del 1962, in cui, per pura coincidenza, due cordate italiane decisero di attaccare la parete ed intraprendere la scalata: Armando Aste (di Rovereto, scomparso nel 2017), Franco Solina (di Brescia) e Pierlorenzo Acquistapace (di Mandello del Lario) per la prima e Romano Perego (calchese originario di Pagnano, scomparso nel 2019), Andrea Mellano (di Torino) e il giovanissimo Gildo Airoldi.
Emozionato dai ricordi di quei giorni e degli amici che lo hanno accompaganto nell'avventura, Gildo ha raccontato come Andrea Mellano fu il primo a proporre l'impresa, avendo già programmato in modo metodico ogni aspetto della salita. Senza troppi ripensamenti e con coraggio anche Gildo e Romano si convinsero di potercela fare. I tre prepararono attrezzatura di ogni tipo, dal tecnico a creazioni domestiche, che potessero conferire maggiore protezione e sicurezza, tra cui delle radioline rudimentali con cui poter comunicare negli istanti più complicati. Diverse furono le accortezze prese nella salita, tra cui il dover rinunciare a scalare di pomeriggio a causa del sole che, battendo contro la parete Nord, generava cascate di roccia. Prima della metà del percorso Gildo avvistò al di sopra di lui l'altra cordata italiana, che aveva attaccato la montagna da un lato differente e che con grande stupore propose di unire le forze per affrontare con maggiori energie la Nord.
Fu così che, dopo cinque giorni terribilmente faticosi e pieni di imprevisti, i sei giovani riuscirono, il 16 di agosto, a raggiungere l'agognata vetta. "L’amicizia che ci ha legati sulla Nord dell’Eiger è stata più forte di tutti gli ostacoli incontrati. Ogni duro momento è stato cancellato da quegli attimi splendidi, in cui eravamo assieme e finalmente spensierati" sono state le parole di Gildo Airoldi, in lacrime per la gioia di raccontare l'impresa e la nostaglia dei suoi vecchi compagni di cordata.
M.Pen.