Prima erano contro, ora Draghi lo accarezzano mentre rilanciano lo slogan, Dio, Patria, Famiglia
Enrico Magni
L’insediamento del Parlamento avverrà il 13 ottobre, sarà possibile vedere come staranno comodi larghi e ben distanziati i nuovi parlamentari nelle rispettive sedi del Senato e della Camera, se non ci saranno più errori di conteggio per le nomine. Alcuni sono stati sostituiti com’è successo per Umberto Bossi. Ci sono già stati vincitori e vittime, cambi di posti ancora prima di aprire le porte del Parlamento: non è un bel segnale di avvio.
Un giornalista locale, che si ritiene ben strutturato, è meravigliato dello spostamento a destra del territorio lecchese. Bastava prendere in considerazione le votazioni amministrative di giugno di quest’anno e dell’anno scorso per accorgersi della realtà esistente. Le numerose liste civiche, con denominazioni anche bizzarre, preannunciavano quello che è accaduto. Il territorio lecchese non è mai stato di centrosinistra sin nella prima Repubblica. Il rosso in Valsassina non è mai comparso e in Brianza il daltonismo non è mai stato colorato. A Valmadrera nell’ultima tornata amministrativa ha vinto il centrosinistra perché il centrodestra si è presentato diviso, stessa cosa per Oggiono, la stessa dinamica capovolta accadde per Cassago Brianza, che da rossa è diventata grigia. Inoltre va sottolineato che il 36% del lecchese non è andato a votare, più o meno è la stessa percentuale astensionistica delle amministrative. E’ solo un promemoria. Sono trent’anni che c’è un governo regionale di centrodestra.
Nulla di nuovo sotto il sole e il cielo stellato, solo il Pd locale, molto miope, tutta la sinistra, i movimenti e il neo raggruppamento di centro, che pensa di aver ottenuto un ottimo risultato, dovranno rimettersi in viaggio. Una cosa è scontata, non porta a nulla guardare dove si posiziona il pelo nel naso.
Nel calderone astensionistico ci sono anche voti di sinistra e di centrosinistra, ma non solo. I delusi, gli ingannati, i traditi, i malinconici, gli afflitti, gli incompresi, gli ultimi, gli oppressi…la lista del pianto è lunga e interminabile o continueranno a stare nel deserto, va bene, è più facile lamentarsi, gridare al fantasma onnipotente di essere stato abbandonato, oppure dovranno prendere sulle spalle il sacco delle contraddizioni, della complessità e mettersi in viaggio alla ricerca individuale e collettiva di un futuro emancipante.
La società stratificata, fluida non corrisponde più a quella della modernità e postmodernità e alle ideologie anche del progresso intese in chiave post novecento. E’ scontato, quasi ovvio che, quando la destra si propone come garanzia, sicurezza, i ceti medio bassi, gli oppressi votino a destra. E’ più facile ascoltare la voce della rassicurazione, di chi dice che c’è un nemico potenziale (immigrati, gli Ztl…) che farsi qualche domanda su chi si è e su che cosa si voglia fare. Ma anche questo non è una cosa nuova sotto i cieli di ottobre.
Forse è il tempo di depositare La chiave a stelle di Primo Levi. C’è un tempo di semina e di raccolta, c’è un tempo di attesa e di riflessione. Ma non serve andare nel deserto per mettersi alla prova. Ora siamo in attesa. Risultato: non c’è un deputato eletto nella circoscrizione lecchese, prima abbondavano.
Dr. Enrico Magni