Merate: studenti del Viganò a Lampedusa per commemorare la strage dell'ottobre 2013

 


Cinque giorni nel tratto di mare diventato, in passato e purtroppo ancora oggi, la tomba per migliaia di esseri umani. Un viaggio di conoscenza, scoperta, approfondimento ma anche di presa di coscienza dei drammi umani che si consumano a poche miglia di distanza dalle più belle spiagge d'Italia.

 

Marco Trezzi, Alessandro Magni, Chiara Ghezzi e la professoressa Maria Paola Ghezzi. Sotto davanti alla porta d'Europa

 

 


Tre studenti dell'istituto Viganò di Merate, accompagnati dalla professoressa Maria Paola Ghezzi, hanno vissuto una esperienza davvero unica, che si porteranno nel cuore a vita.

 

Hanno infatti alla giornata della memoria e dell'accoglienza che si celebra il 3 ottobre, ricorrenza dell'ecatombe del 2013 quando il naufragio di un barcone provocò la morte di 368 persone, tra cui 83 donne e 9 bambini.
Chiara, Marco e Alessandro rispettivamente di 5^A, 5^G e 5^C sono stati scelti per il merito scolastico (credito più alto, condotta eccellente, first certificate) per prendere parte a questa esperienza che ha visto confluire a Lampedusa studenti da tutta Italia ed Europa, partecipanti ad un concorso.

Laboratori, testimonianze, momenti formativi, una tavola rotonda hanno caratterizzato questi giorni per palare di accoglienza, ospitalità, povertà, speranza.

Il presidente della Camera Roberto Fico

 

Tra i momenti certamente più toccanti gli incontri con alcuni sopravvissuti che in quelle braccia che li hanno raccolti dalle acque mentre stavano per annegare hanno trovato dei secondi padri che li hanno fatti rinascere. Nei racconti dei pescatori che quella notte si trovavano davanti alla costa di Lampedusa, sono riecheggiate le urla di terrore di chi era in balia delle acque senza un appiglio cui aggrapparsi. E poi qualche aneddoto: come quello della donna che pareva morta, già adagiata in uno dei sacchi delle onoranze funebri e poi salvata per un rigurgito che ha messo in allerta i soccorritori. O quel giovane ricoperto di gasolio, estratto dalle acque del mare e che dopo qualche anno è tornato dai suoi salvatori con in braccio un pargoletto di pochi mesi, suo figlio.
Storie di dolore, di morte ma anche di salvezza e di rinascita che hanno segnato i ragazzi e che, probabilmente, sono state una delle lezioni di umanità più vere e più concrete che la scuola gli ha lasciato.
S.V.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.