San Rocco è una trappola pericolosa, se non si bonifica almeno lo si metta  in sicurezza

L’attesa è stata lunga: cinque anni per acquisire in comodato lo specchio d’acqua – da decenni ridotto in uno stato pietoso – e quattro mesi per assegnare un lavoretto da due giorni. Risultato? Il classico topolino. Che marca ancora una volta l’assoluta necessità di assegnare deleghe sulla base della competenza, non della fedeltà o, peggio, della subalternità.



Lo sfalcio delle erbe allo stagno di San Rocco è durato due giorni. Ne sono state asportate – non è chiaro se con o senza radici – una metà, l’altra sta ancora nella parte più a ovest dove, tra l’altro entra il piccolo immissario la Roggia Ruschetta, emissario del lago di Sartirana, che però incontra montagne di terra, disperdendosi così in mille rivoli.



Il minuscolo fazzoletto di terra, ottenuto dopo mesi estenuanti di trattativa circa il concambio è già sommerso da rovi, un taglio – come chiunque ha un giardino, sa bene – non basta di certo.

Insomma, nulla. Però, c’è un però, a rendere ancor più desolante questa situazione: l’acqua dello stagno ha una profondità di 30-40 centimetri, dopodiché c’è uno stato melmoso stimato tra 1.30 e 1.70 metri. Uno degli addetti ha raccontato di essere scivolato dentro rischiando di sprofondare nel fango se il collega non l’avesse aiutato a uscirne.
Ora che l’acqua si vede e il sentiero attorno è percorribile potrebbero tornare i pescatori, anche ragazzini. Che se scivolassero in acqua rischierebbero davvero grosso.




Dall’assessore Fabio Tamandi ci si aspetta un intervento rapidissimo di messa in sicurezza del bacino, nell’attesa di un piano di prefattibilità con relativo stanziamento per asportare il fango dalla conca artificiale. Ma il piano non c’è, l’incarico ancora non è stato assegnato, e, quindi, prima dell’estate prossima no si vedrà nulla.




E’ bene che i panificatori continuino a fare i panificatori, semmai proprio volendo occuparsi della cosa pubblica, assumendo incarichi più coerenti con la propria attività, tipo l’assessorato al commercio, ruolo che l’attuale responsabile del dicastero ha evidentemente appaltato (o gli è stato scippato) da un gruppo di commercianti stessi.



Coloro che si stanno organizzando, almeno una direttrice chiara l’hanno: selezionare solo personale competente che abbia militato nel Fronte della Gioventù o in Avanguardia operaia, poco importa. E assegnare incarichi solo in base alle accertate competenze. Di ignoranza al governo, la città non ne può davvero più.
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