Pagnano: la gipsoteca di Mozzanica. Alla scoperta dei modelli in gesso dello scultore

Le gipsoteche – dal greco gypsos (gesso) e teca (deposito, raccolta); raccolta di gessi – in Italia non sono molte. La più nota è forse quella di Antonio Canova a Treviso, ma anche a Merate, più precisamente nella frazione Pagnano, ce n’è una. Si tratta della gipsoteca dello scultore meratese Giuseppe Mozzanica, situata nel cuore della fondazione a lui intitolata nel 2007.


Il modello in gesso della statua di San Nicolò di Lecco
Nel corso del fine settimana del 24 e 25 settembre, nell’ambito della 20ª edizione di “Ville aperte Brianza”, ha spalancato le sue porte ai visitatori, che guidati da dalla famiglia dell’artista e da un’esperta di ABCittà – cooperativa sociale con cui la fondazione collabora dal 2008 per la gestione delle attività culturali – hanno potuto ammirare le opere sia scultoree che pittoriche dell’artista nato a Pagnano, nella vecchia cascina La Roncaglia, nel 1892.


L’interno della gipsoteca
La fondazione, situata in via Vicolo chiuso 5, e nata allo scopo di raccogliere e preservare il patrimonio artistico di Mozzanica, si propone come un percorso che racconta le tappe di vita dello scultore. La prima ala, “La pinacoteca”, raccoglie la produzione pittorica che ha caratterizzato gli ultimi anni di vita dello scultore, nato da famiglia contadina e avvicinatosi all’arte nei primi decenni della sua vita, quando frequentò la scuola festiva di Merate Brianza, successivamente la scuola di plastica del Castello Sforzesco di Milano e infine l’Accademia di Belle Arti di Brera, dal cui corso speciale di scultura uscì – nel 1923 – dichiarato meritevole del primo premio con massima lode.


Il figlio maggiore di Giuseppe Mozzanica, Dario, con il ritratto che il padre gli fece da giovane e una scultura che lo ritrae da bambino
Tra le opere raccolte nell’ingresso della pinacoteca ci sono anche un autoritratto di Mozzanica e i ritratti che realizzò della moglie e dei tre figli: Dario, Angela e Ivo. Le altre sale raccolgono invece le nature morte, caratterizzate da grande luminosità e colori accesi. Proseguendo, è possibile imbattersi anche nella sala con i quadri di paesaggi cari a Mozzanica: la collina di Montevecchia, Lecco (dove visse la maggior parte dei suoi anni e dove ebbe il suo laboratorio), la Liguria e la Sardegna.


La collina di Montevecchia
Prima di proseguire verso la gipsoteca, i visitatori possono ammirare i bronzi e i marmi disposti nel cortile della fondazione, corpi maschili realizzati con estremo realismo. Nella seconda ala invece, “La sala della tecnica e gli strumenti”, sono raccolti gli attrezzi di Mozzanica e l’ingegnoso marchingegno sulla quale posava il modello in gesso e il blocco in marmo da scolpire, per farli rotare contemporaneamente. Solo superata la seconda ala e “Il giardino dei bronzi” è possibile giungere alla gipsoteca, che Mozzanica fece costruire e inaugurò nel 1959. Lo scopo di questa sala era quello di contenere tutti i modelli in gesso che realizzò nel corso degli anni, modelli a lui indispensabili per poter poi dar vita all’equivalente in marmo, in bronzo o in terracotta. I modelli in gesso infatti, che potevano essere frutto di calchi eseguiti precedentemente, erano il punto di partenza per le sue sculture. Poterli conservare gli consentiva di poter riprodurre più volte la stessa opera. 

Galleria fotografica (vedi tutte le 32 immagini)


Camminando per la gipsoteca i visitatori possono scontrarsi con copie in gesso di sculture in marmo  o bronzo che hanno ammirato poco prima, e possono addirittura trovare gli equivalenti in gesso di opere piuttosto note, come la statua di San Nicolò che spunta sul lago di Lecco. Ma non solo, oltre alle opere che ritraggono la moglie e i figli, sono presenti anche alcuni modelli delle sue produzioni destinate ai cimiteri del lecchese e monumenti ai caduti. 
La Fondazione Giuseppe Mozzanica, fortemente voluta dai figli e dalla famiglia dello scultore, insieme alla gipsoteca si pone come un importante tassello nel panorama artistico meratese, e una piccola oasi di “arte” da preservare con cura e allo stesso tempo da continuare a divulgare.
E.Ma.
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