Lomagna: il campione paraolimpico Riva testimonia che ''lo sport è amore e libertà''

"Lo sport è parte fondamentale delle nostre vite, che sia vissuto attivamente o da spettatore. E' un grande contenitore di valori giusti riguardo la morale ed il rapporto con l'altro, che sono anche a capo del nostro Gruppo Sportivo Oratorio" sono state la parole di don Andrea Restelli nell'introdurre la serata di venerdì 23 settembre. Per conludere la prima giornata di festa di inizio oratorio, il sacerdote ed il GSO hanno deciso di invitare l'ex atleta di pallacanestro in carrozzina ed allenatore Daniele Riva, per poter avere una testimonianza di sport, con un'attenzione particolare alla fede, all'inclusione ed alle difficoltà della vita.

Daniele Riva e don Andrea Restelli

Il legame tra Daniele Riva e la pallacanestro è sempre stato forte, anche dopo l'incidente che nel '97, all'età di venticinque anni, lo costrinse su una sedie a rotelle. Una "sfortuna fortunata" la ritiene Riva perchè vicino al luogo della disgrazia vi era situato l'Ospedale Niguarda, dove fu portanto d'urgenza. Dopo l'operazione andata a buon fine era cominciato una riabilitazione sperimentale con un percorso di terapia sportiva. "In quel momento - ha spiegato - ho cercato di capire che piani avesse Dio per me, miracolato dalla morte e con una possiblità di rinascita". La forte motivazione personale e la possibiltà di poter tornare ad essere autonomo, grazie anche ad allenamenti che lo hanno aiutato a ristabilirsi, lo hanno spinto nuovamente a buttarsi nello sport che tanto amava, la pallacanestro. Venuto a conoscenza dell'esistenza della Briantea84, ha così iniziato la sua carriera da cestista in carrozzina, trascorrendo dapprima otto anni nella società di Cantù, vincendo tre coppe europee di cui una da capitano-allenatore ed una coppa Italia. E' poi passato a Seregno, dove ha vissuto una scalata dalla serie B alla A2, fino a raggiungere la serie A. Dopo una sosta a Bergamo, è giunto a Varese, agguantando il terzo post nel ranking italiano ed il tredicesimo a livello internazionale. Nella sua carriera da atleta ha però sempre riscontrato grandi problemi nel basket in carrozzina in Italia a livello logistico e di staff, scarso quantitativamente e non del tutto preparato. E' così che dopo l'esperienza a Varese Riva ha deciso di tornare in Briantea84 nelle nuove vesti di allenatore, portando con sè l'esperienza raccolta sul campo e la sua filosofia di squadra che consiste nel lasciar spazio ai giovani, facendoli crescere con programmi ben organizzati, tra allenamenti, palestra e partite. "L'allenatore è una figura di puro sostegno, che deve preparare i ragazzi fisicamente e mentalmente al campionato, partendo però da quello che viene considerato ultimo. La squadra non gira attorno al più forte, ma diventa davvero unita e vincente quando gioca esaltando anche le caratteristiche del più debole. Quando tutti i giocatori saranno decisivi, allora ecco che l'allenatore ha compiuto il suo lavoro".

 

Riguardo il mondo dello sport paraolimpico, Riva ha esaltato quanto questo sia ricco di categorie anche nelle singole discipline. Ciò dà la possibilità a tutti di poter gareggiare e mostrare i risultati dei porpri sforzi negli anni. "Il voler forzatamente spingere con il concetto di inclusione, ha però fatto si che si siano unite olimpiadi e paraolimpiadi nel medesimo periodo. Una decisione che non mi è del tutto piaciuta, in quanto va a ridimensionare gli sport paraolimpici, considerati fratelli minori. In questo modo si andranno a togliere numerose gare e nazionalità, togliendo il bello delle paraolipiadi, ovvero la grande diversità" ha dichiarato Riva. "Non si deve considerare uno sport diverso dall'altro solo perchè ci sono degli atleti disabili o meno, ma nemmeno si devono considerare alla pari. Il bello dello sport è la sua libertà di espressione nel divertimento, nel gesto tecnico e nel buon agonismo". Riva ha dunque testimoniato come lo sport non divide ma unisce le differenze. Differenze che esistono e non si possono cancellare, come il doversi spostare con l'aiuto di una carrozzina o di una protesi, ma che non devono mai in ogni caso oscurare la persona. "E' per questo motivo che mi ritengo fortunato di essere circondato da una famiglia ed amici che, prima di pensare alla carrozzina ed alle mie esigenze, vedono la persona che sono" ha spiegato Riva.

 

A conclusione dell'incontro, don Andrea ha espresso i suoi più profondi ringraziamenti per aver portato la sua testimonianza davanti ai giovani atleti dell'oratorio di Lomagna ed ai loro genitori, a cui Riva ha lasciato un ultimo messaggio: "Non togliete mai la libertà ai vostri figli di fare più esperienze con lo sport. Devono decidere da sè quale sarà la loro strada perchè lo sport è amore e libertà".

M.Pen.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.