Sartirana: la cerimonia in memoria dei militi italiani deportati. Fra' Massimo: ''L'uomo non impara. Siate artefici di unione''


Si è aperta con un pensiero alla guerra in Ucraina, ai giovani che hanno dovuto imbracciare le armi per lasciare le loro famiglie, alle case distrutte, al rumore delle bombe tornato a squarciare la Pace, la serata organizzata a Sartirana, ormai da tredici anni a questa parte, per onorare i militari italiani che "traditi dalla monarchia e dai vertici militari e deportati in Germania dopo l'8 settembre 1943, pur privati dei benefici della Convenzione di Ginevra, rifiutarono di collaborare con i nazifascisti e risposero NO alle richieste d'arruolamento, scegliendo in massa, con dignità e coraggio: il lager con dolore alla libertà con disonore".

Il diacono Davide Canepa, padre Massimo e fra' Franco

 

Organizzata da Gianluigi Bonalume e supportata dagli insostituibili alpini, la cerimonia è iniziata con la santa Messa celebrata dal nuovo frate guardiano del convento di Sabbioncello, padre Massimo Tedoldi, assieme al confratello fra' Franco e al diacono Davide Canepa.






"Cercare la Pace sembra impossibile, ma nulla è impossibile a Dio" ha detto il celebrante "L'uomo non ha imparato, siamo senza memoria ma voi che siete qui credete che la memoria possa far germogliare delle primavere nuove. Vi invito ad andare a casa e essere artefici di comunione. Noi siamo chiamati ad unire e non a separare".





 

Al termine della funzione i partecipanti si sono spostati sul sagrato della chiesetta e, davanti alla lapide con i nomi dei caduti, è stato loro reso omaggio.

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Le note dell'Inno d'Italia e della marcia del Piave offerte dalla banda sociale hanno chiuso, con emozione e suggestione, la cerimonia.

 

S.V.
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