Mandic, dr. Costanzi: in Chirurgia risorse giovani e dotazione tecnologica sofisticata

Da quasi tre anni all'ospedale di Merate alla guida della Chirurgia Generale, il dottor Andrea Costanzi in realtà ha potuto occuparsi del suo reparto in maniera "tradizionale" da pochi mesi, perché tempo di iniziare il 2020 e lo spettro del Coronavirus ha cambiato forma e faccia al presidio interrompendo per un lungo periodo le attività elettive. Ci sono state urgenze chirurgiche nei pazienti Covid che hanno aperto nuovi scenari (già documentate nel 2020 https://www.merateonline.it/articolo.php?idd=99500). Nel frattempo ci sono stati molti cambiamenti.

Il dottor Andrea Costanzi

"Dal mio arrivo sono stati assunti 5 nuovi chirurghi, la squadra, considerando anche i due specializzandi dell'Università di Milano, è molto giovane e ha bisogno di crescere prendendo coscienza di risorse e obiettivi. Non siamo ancora tornati al livello di attività pre-Covid ma ci stiamo impegnando per rispondere al meglio alle esigenze dei nostri pazienti. La nostra attività ambulatoriale è in continua espansione e abbiamo incrementato anche le sedute operatorie in Anestesia Locale per ridurre i tempi di attesa di alcuni tra i 470 pazienti che abbiamo in lista."

Il reparto polichirurgico, in condivisione con ortopedia e ginecologia, si trova strutturato per accogliere e fornire il massimo dell'assistenza e della cura a pazienti oncologici o affetti da patologie benigne.

"La grande tradizione del mio predecessore dr. Carzaniga è anche la mia vocazione, per la chirurgia oncologica, in particolare del colon-retto e dello stomaco. In questi mesi di ripresa abbiamo anche operato pazienti con neoplasie della coda del pancreas (quelle della testa del pancreas sono ormai centralizzate in ospedali ad alto volume). Inoltre il dr. Simone Olmetti, arrivato dall'Ospedale di Busto Arsizio, è uno specialista della chirurgia della tiroide, anche per i tumori maligni."

Un supporto importante è arrivato anche dall'Asst che ha acquistato un anno fa la nuova dotazione tecnologica per la sala operatoria di Chirurgia Generale, la colonna laparoscopica 4K che, grazie a potenti ingrandimenti, aiuta i chirurghi "immergendoli" nei tessuti e negli organi sui quali intervenire con uno schermo a 55 pollici che associa anche la funzione 3D. Inoltre un sensore per coloranti quali il Verde di Indocianina, consente di verificare la vitalità dei tessuti nel corso degli interventi di asportazione viscerale.

"Oggi abbiamo una dotazione tecnologica di avanguardia che ci consente di eseguire non solo interventi per patologia maligna ma anche tutta la chirurgia funzionale che nella tradizione meratese ha sempre trovato spazio: patologie del giunto esofago-gastrico come acalasia, reflusso gastro-esofageo e ernia iatale e soprattutto la correzione di tutti i tipi di ernie delle parete addominale che beneficiano in particolare della visione 3D senza dimenticare le patologie benigne del colon retto come malattie infiammatorie intestinali e diverticoli. Inoltre abbiamo acquisito una mini-telecamera da 5 mm per gli interventi laparoscopici pediatrici, come le appendicectomie in urgenza nei bambini con età superiore ai 5 anni. Ma la tecnologia non basta. I nostri sono spesso pazienti anziani con molte comorbidità e vorremmo dedicarci in particolar modo all'acquisizione di metodologie di pre-abilitazione all'intervento chirurgico per pazienti fragili, una sorta di allenamento alla maratona che affrontano in sala operatoria."

Uno degli obiettivi del primario, peraltro dichiarati il giorno della sua presentazione ufficiale, è quello di sviluppare e potenziare l'ambulatorio per il trattamento delle patologie legate all'obesità. Si tratta infatti dell'unico centro accreditato dalla Società italiana di Chirurgia dell'Obesità (SICOB) in provincia di Lecco. L'ambulatorio del lunedì vede la presenza di un team di specialisti (dietista, endocrinologo, nutrizionista, pneumologo, psicologo, anestesista) che una volta preso in carico il paziente, ne studiano il quadro clinico per arrivare a una decisione collegiale sull'intervento da svolgere. Il 25 marzo scorso, presso l'Auditorium Giusi Spezzaferri del Comune di Merate il Dr Costanzi ha presieduto un convegno di presentazione di "Un team multidisciplinare per la Chirurgia Bariatrica Mini-Invasiva" in cui è intervenuto anche il presidente della SICOB.

 

Si tratta di operazioni complesse, che richiedono una preparazione scrupolosa e che per essere definite di successo, quando il grado di obesità dichiarato è particolarmente critico, devono arrivare alla perdita di metà dei chilogrammi in eccesso. Sabato 25 giugno il dr. Costanzi presenterà alcuni interventi eseguiti al Mandic al congresso nazionale della SICOB a Cagliari.

Dal 2020 si è intensificata anche l'attività scientifica del gruppo diretto dal Dr Costanzi , che ha portato alla pubblicazione di 40 articoli scientifici internazionali che posizionano il Mandic nel mappamondo della ricerca chirurgica. "Abbiamo partecipato a numerosi studi non solo in ambito oncologico ma anche in relazione al Covid, uno dei quali presentato in un prestigioso convegno a St Gallen, in Svizzera. La mia presenza all'interno dell'AIMS Academy a Niguarda ci vede protagonisti tra i gruppi di ricerca sul tumore del retto e sulla malattia diverticolare a cui partecipano anche il Policlinico di Milano, l'Humanitas e soprattutto gli amici chirurghi degli ospedali di Desio, Faenza, Ravenna, Varese e Verona. Inoltre finalmente i miei collaboratori hanno ricominciato a presentare il nostro lavoro ai congressi internazionali e il dr. Andrea Locatelli è appena rientrato da Cracovia dove ha presentato i nostri video interventi in alta definizione alla Società Europea di Chirurgia Endoscopica di Cracovia."

Con un'altra guerra, diversa dal Covid ma allo stesso modo dolorosa e terribile, il dottor Andrea Costanzi ha avuto a che fare da giovane chirurgo.

Al terzo anno di specializzazione in chirurgia d'urgenza, decide che la terra dove esercitare la sua professione, ma forse sarebbe meglio dire la sua missione, di medico sarebbe stata l'Africa, l'Uganda in particolare e così tramite la Fondazione AVSI (ente non governativo che si occupa di progetti di sviluppo e cooperazione) attiva i primi contatti e il suo progetto di vita prende corpo. "L'Africa era il motivo per cui avevo studiato medicina e in quel momento pensavo idealmente che l'esperienza sarebbe durata tutta la vita. Del resto avevo scelto chirurgia perchè un amico mi aveva detto che serviva questa figura in quel continente" ha raccontato seduto dietro la scrivania del suo studio al terzo piano del Mandic, con gli occhi se non lucidi di certo illuminati dal ricordo di quegli anni. In Africa Costanzi ci va con la moglie e si stabilisce in una cittadina come Merate, Kitgum 10mila abitanti circa, al confine con il Sudan, un posto sperduto nella savana, affascinante come tutti i posti selvaggi e "nascosti" ma pericoloso e insidioso al tempo stesso. Qui, però, il chirurgo "alla bisogna" (e cioè quasi sempre) si trova a dover fare un po' di tutto in base alle necessità, alle carenze della struttura dove lavora e alle risorse sulle quali può contare.

L'ospedale missionario di Saint Joseph dove presta servizio deve provvedere sia all'intervento ordinario che a quello straordinario e più drammatico dovuto alle conseguenze della guerra che, in quegli anni, imperversa senza sosta.

 

"C'era lo scontro tra il governo e i guerriglieri del Lord Resistance Army che rapivano i bambini per farli diventare a loro volta dei combattenti. Erano tempi drammatici. Quella gente che aveva vissuto in pace e fondava la sua sussistenza sull'agricoltura si era trovata a dover fuggire dal conflitto e ad affrontare le conseguenze di scontri a sangue anche nelle città. Abbiamo vissuto davvero la guerra in prima persona. Mi trovavo sul tavolo operatorio bambini che erano scappati dalle milizie ed erano stati feriti e che avevano bisogno di essere curati. Ma non c'erano solo le ferite del corpo. Ho visto bambini soldato di 8 anni che venivano costretti ad uccidere i loro genitori. Una notte ci sono stati degli scontri violentissimi e cruenti proprio dove vivevo con mia moglie. Si sentivano fischiare le granate e l'esplosione dei colpi fuori dall'alloggio. Allora ci siamo nascosti nell'unico angolo della casa che non aveva finestre e siamo stati lì rannicchiati, aspettando che terminasse nella speranza di uscirne vivi". Ma quegli anni sono stati anche profondi e occasione di amicizie che poi sono durate nel tempo come quella con Agnes, ex ragazza soldato, che, una volta diventata avvocato, si batte ora per i diritti della sua gente.

Dopo 3 anni, la notizia dell'arrivo del primo figlio porta il dottor Costanzi e la moglie a decidere di rientrare in patria. Un pezzo di cuore resta in Africa con gli amici Ugandesi, anche attraverso il sostegno a distanza di un bambino con la Fondazione AVSI, ma "non si può vivere di nostalgia e il desiderio di vivere il mio lavoro come la missione di quegli anni l'ho rimesso in gioco nella quotidianità. La mia Africa oggi è qui".

 

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