Brivio: la Torre del Castello ospita 'Medfest' con la conferenza del musicologo A. Rusconi
Il centro del mondo ai tempi del vescovo Ambrogio era ancora il Mediterraneo con tutto quel che significa in rapporti e influenze culturali oltre che politiche e commerciali.
L'attenzione è stata rivolto agli inni e i canti che Ambrogio ha introdotto ispirato a una tradizione orientale consolidata ormai da almeno secoli. «Quella di Ambrogio - ha detto Rusconi - è una poesia altissima che andrebbe studiata nelle scuole, che dovrebbe essere spiegata dai preti nelle chiese e fatta cantare al posto di quelle cose che si cantano adesso. All'epoca di Ambrogio, chi sentiva quei canti provava una forte emozione. Lo stesso sant'Agostino provava una commozione fortissima per come erano cantati all'unisono tutti assieme». E lo stesso sant'Ambrogio, rispondendo ad alcune critiche, diceva d'aver abbindolato il popolo «perché i miei canti hanno creato un incantesimo».
Si tratta di canti che permettono di comunicare profondità teologiche in maniera semplice. E, cantati da tutti, fanno «diventar maestri quelli che a malapena potevano essere discepoli.
C'è un momento particolare nella storia del vescovato di Ambrogio ed è la celebre "battaglia della basiliche con gli ariani" del 386, quando i seguaci di quel filone religioso già bollato come eretico ma aveva appoggi ai vertici dell'impero chiesero di poter utilizzare per i per riti una basilica milanese. Richiesta al quale Ambrogio si oppose con tutte le forze facendo occupare le chiese. Leggenda vuole che i canti fossero stati scritti proprio in quei giorni tumultuosi.
In realtà, il processo è molto più lungo. Come testimonia un canto risalente addirittura al II secolo - ed è il più antico dei canti cristiani conosciuti - eseguito dal coro San Giorgio e che tra le sue peculiarità ha la cosiddetta antifona, vale a dire un dialogo tra cori. Era un canto che eseguivano le allora piccole comunità cristiane d'Oriente. «Perché la liturgia - ha chiosato Rusconi - è sempre stata cantata. Solo nella nostra epoca, sfortunatamente, si celebra la messa parlata. Allora era inimmaginabile.
Il musicologo Angelo Rusconi
Ed è proprio in quell'Oriente che affonda la tradizione musicale ambrosiana, quell'Oriente dove la consuetudine del canto come forma di "propaganda religiosa" era particolarmente radicata. Come successe ad Antiochia in una "guerra di canti" - da qui il titolo della conferenza - ancora tra cristiani "regolari" e ariani. I quali ariani andavano di notte cantando per le strade i brani che rispecchiavano il loro credo. I cristiani risposero con loro cori e canti. Notti particolarmente movimentate per la città siriana all'epoca di grande importanza. Finché la "guerra" degenerò, dai canti si passò alle mani, ci scappò il morto e l'imperatore mise fine alla tenzone.
La vera novità del canto ambrosiano è stata dunque quella di usare gli inni come propaganda teologica ed è stata l'eredità che Ambrogio ha lasciato alla Chiesa milanese.
Il Medfest prosegue fino al 20 settembre.
Informazioni e prenotazioni su www.medfestlombardia.com