Merate: Michele, 54 anni da 7 malato di Parkinson chiede un aiuto alle istituzioni e ai volontari. ''Non siamo persone di serie B''

Prima un tremore alla mano sinistra, poi una difficoltà nel muovere i passi. Così gli esami e gli accertamenti fino al verdetto: principio di Parkinson.

Da sette anni Michele (nome di fantasia per tutelare la sua riservatezza, ndr), lotta contro questa malattia neurodegenerativa che ha sconvolto la sua vita e quella dell'anziana mamma con cui vive a Merate. Difficoltà nel movimento e nel parlare che pian piano vanno peggiorando, necessità di assistenza per mangiare, lavarsi e vestirsi e per spostarsi verso i centri di cura o comunque dove serve l'auto dato che ha dovuto rinunciare anche a quella.


Michele, 54 anni, combatte contro il Parkinson tutti i giorni, assieme alla sua mamma e a qualche amico che gli sta vicino e lo aiuta nelle piccole e grandi cose, come Angelo ("di nome e di fatto, dice la mamma), ma si sente solo e abbandonato dalle istituzioni e, ora, anche oggetto dell'ignoranza e della cattiveria delle persone.


"Quando è morto mio padre, cui ero molto legato, sono peggiorato tantissimo" ha raccontato, seduto, con le difficoltà che la malattia comporta, sul divano di casa "ho sempre cercato di combattere contro il parkinson e di essere più forte. Mi sveglio ogni giorno e mi impegno per questo, per avere una vita normale. Ma non è facile".


Michele vive al primo piano di un palazzo con la mamma. Fino a quando era in grado di guidare la macchina, la sua autonomia era più ampia. Adesso che ha dovuto abbandonarla si sente ancora più compresso e limitato e quindi per gli spostamenti deve appoggiarsi a qualche amico o volontario...se ce ne fossero. Da qui il suo appello.


"Noi parkinsoniani non siamo malati di serie B. Abbiamo bisogno di essere seguiti e di strutture che possano aiutarci nella mobilità come palestre, piscine, luoghi di aggregazione dove trovarci e stare assieme e avere un po' di socialità. Ma non c'è niente di tutto questo né a Merate né dintorni".


Ogni giorno Michele deve assumere decine di pastiglie, ogni ora c'è una terapia da seguire. E' un lungo elenco quello che la mamma mostra su un foglio assieme a una cesta colma di scatole di medicinali. "Subito dopo la terapia sto un poco meglio e riesco anche a spostarmi con una certa autonomia ma poi l'effetto passa e non immaginate quali sofferenze...".

Ed è in questo spazio temporale di "benessere" che gli occhi di qualche vicino si sono posati su Michele, riversando su di lui il sospetto di una finta "disabilità" tanto da aleggiare la "minaccia" di una segnalazione alla commissione preposta che ha concesso a un famigliare i benefici della Legge 104 per l'assistenza. "Quando riesco a muovermi in autonomia è perchè ho assunto la terapia, non sto truffando nessuno. Preferirei stare bene senza medicinali, senza Parkinson e senza che un mio famigliare debba prendere dei permessi per aiutarmi. Questa cattiveria gratuita mi fa molto male, ancora più del dolore che già patisco".

 

Michele lancia dunque due appelli: uno alle istituzioni perchè si prendano maggiormente a cuore la causa dei malati di parkinson che, giovani come lui, hanno davanti un cammino ancora molto lungo che, pur fra tanti ostacoli, può avere comunque una buona qualità di vita.

E un altro a qualche persona di buona volontà che, con un po' di tempo a disposizione, lo possa aiutare accompagnandolo fuori casa per commissioni o visite o semplicemente per un po' di compagnia all'esterno delle mura domestiche.


Se qualcuno fosse disponibile può scrivere lasciando i recapiti a redazione@merateonline.it e sarà nostra premura metterlo in contatto con Michele.

S.V.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.