Merate, subappalto Ardenghi: Panzeri ammette l’affinità di 2° grado ma, dice, l'atto è regolare. E Castelli batte in ritirata

Uno dei soci di una ditta subappaltatrice dei lavori di viale Verdi è un parente del sindaco di Merate. "Risulta mio affine di secondo grado" è stato costretto a ammettere il primo cittadino. Alla luce di un articolo uscito su Merateonline, il gruppo di minoranza consiliare aveva depositato lo scorso 29 luglio un'interrogazione al riguardo (CLICCA QUI per il testo integrale). A distanza di un mese e mezzo, durante il Consiglio comunale del 12 settembre, è arrivata la conferma delle indiscrezioni. Panzeri ha tuttavia tenuto a ribadire in tutte le salse che la procedura di affidamento si è svolta secondo i crismi di Legge.

Il sindaco Massimo Panzeri

È stato ricordato che la gara per l'esecuzione del progetto complessivo di viale Verdi è stata gestita dalla Stazione Unica Appaltante della Provincia di Lecco. Il bando consentiva il subappalto e sia l'aggiudicataria sia le due aziende subappaltatrici hanno dimostrato di possedere i requisiti previsti dalla legislazione. Tutto regolare, dunque, come sancito dal sindaco. Perciò "il RUP (Responsabile Unico del Procedimento) ha autorizzato con proprie determinazioni i due subappalti nel pieno rispetto delle normative" ha affermato Panzeri.

La minoranza chiedeva anche se il Comune in passato abbia aderito alla Carta di Pisa, un documento imperniato sui principî di legalità, trasparenza e anticorruzione. Il sindaco ha risposto in verso negativo, ma allo stesso tempo ha rivendicato la sottoscrizione da parte dell'Ente del Protocollo d'intesa per la tutela della legalità e l'approvazione di un Piano Anticorruzione, entrambi rispettati per l'affidamento in questione. In ogni caso, ha aggiunto il sindaco, il subappalto sarebbe in linea anche con la Carta di Pisa per cui "l'incompatibilità sussisterebbe allorquando nel procedimento di formazione della decisione si andasse a influenzare l'imparzialità l'indipendenza della procedura di appalto. Quindi, come precisato nella Carta di Pisa, l'amministratore dovrebbe astenersi da qualsiasi deliberazione, votazione o altro atto nel procedimento di formazione della decisione" ha detto Panzeri.

La tesi riportata con forza dal primo cittadino è che l'atto sia di natura tecnica, che non coinvolge le decisioni della parte politica dell'amministrazione locale. Puro fatto gestionale. Il sindaco ha chiuso l'intervento con una nemmeno tanto velata minaccia alla minoranza di portare la vicenda in tribunale qualora si fosse insistito su dei supposti sottintesi relativi alla vicenda. "Vi chiedo invece che cosa si intenda, o peggio sottintenda, per interesse. Se per interesse si intende che i lavori vengano ben eseguiti allora sì, è mio interesse. Se invece il sottinteso è altro, visto che nella Carta di Pisa si parla di lotta alla corruzione e addirittura di antimafia, vi pregherei di dettagliarlo meglio e più direttamente. Nel qual caso temo che l'argomento non si fermi a quest'aula" ha sostenuto il primo cittadino.

 

Aldo Castelli

Non aveva di che preoccuparsi Panzeri. La replica del capogruppo di minoranza Aldo Castelli non si è contraddistinta per mordacità. "L'interrogazione nasce dal desiderio e dalla necessità di avere più chiari quali sono i rapporti. Va tutto bene, però è importante sapere che comunque c'è un rapporto, che la Carta di Pisa non è stata adottata e che ci sono altri strumenti che tutelano l'atteggiamento dell'amministrazione e anche della minoranza" ha dichiarato il consigliere Castelli. Sull'ultima parte dell'intervento del sindaco, Castelli ha ribattuto: "Non c'è nessun sottinteso, ma solo la necessità di sapere bene come stanno le cose. Questo è stato detto, noi siamo soddisfatti e la chiudiamo qua. Non abbiamo ragione di ipotizzare cose strane o di altra natura, però abbiamo ragione di chiedere e sapere esattamente come sono andate le cose".

M.P.
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